In questo paese non abbiamo mai avuto una Ceka, una Gestapo né una Stasi.” Così recita la sentenza dell’Alta Corte di Giustizia del Regno Unito nel condannare il comportamento della polizia nei confronti dell’autore di alcuni tweet non allineati alla dittatura del politically correct. Che ha denunciato a sua volta le azioni della polizia nei suoi confronti – addirittura un’ispezione sul suo posto di lavoro – e ha ottenuto ragione. Una vittoria della libertà di parola di cui c’era un estremo bisogno. Da Rt.com.

Di Jonathan Arnott

Dopo che pesanti iniziative della polizia hanno colpito un ex ufficiale per alcuni tweet che si limitavano a esprimere la sua opinione nel dibattito transgender, l’Alta Corte britannica ha dato torto alla polizia – una rara vittoria per la libertà di parola nel Regno Unito.

Harry Miller non è un criminale. È stato un ufficiale di polizia lui stesso. Così, quando la polizia di Humberside, nel Nord dell’Inghilterra, ha contattato i dirigenti della sua compagnia e ha segnalato un “episodio di odio” in riferimento ai suoi presunti ” tweet transfobici “, ha reagito. 

Harry Miller, 54 anni, è stato minacciato di essere perseguito dalla polizia di Humberside nel Nord dell’Inghilterra se avesse continuato a twittare, e gli agenti di polizia hanno effettuato un’ispezione sul suo luogo di lavoro nel gennaio dello scorso anno. Ci si aspetterebbe che un’azione della polizia di questo genere – una cosa che potrebbe avere un’influenza sul lavoro e sulle possibilità di sostentamento di una persona – avvenga solo quando sono in gioco gravi reati penali. E invece, tra le molte, molte persone che avevano letto i suoi tweet, le reazioni della polizia si sono basate su una singola lamentela.

Ha ricevuto un “rapporto di reato” che paradossalmente definisce la categoria dei suoi tweet come non criminale. Secondo le Linee guida operative della polizia sull’odio, un episodio di odio dovrebbe infatti essere registrato “indipendentemente dal fatto che ci siano prove per identificare l’elemento di odio “. L’idea stessa di un “episodio di odio” senza alcun reale odio e di un “reato non criminale” sembrerebbe ridicola, se tutto ciò non facesse parte del modo in cui le attività di polizia nel Regno Unito sono andate così fuori strada. Se il tutto sembra assurdamente orwelliano, è un sollievo che anche l’Alta Corte abbia ritenuto grottesco il trattamento subito da Harry Miller.

Nella sua sentenza odierna, il giudice Julian Knowles ha dichiarato: ” L’effetto della polizia che si presenta sul luogo di lavoro di [Harry Miller] a causa delle sue opinioni politiche non deve essere sottovalutato. Farlo significherebbe sottovalutare una libertà democratica fondamentale. In questo paese non abbiamo mai avuto una Ceka, una Gestapo né una Stasi. Non abbiamo mai vissuto in una società orwelliana.

Quante volte, mi chiedo, le persone nella situazione di Harry Miller si sono semplicemente adeguate e hanno accettato un trattamento di polizia pesante a causa di commenti simili, che erano semplicemente libere opinioni? Come possiamo fidarci delle statistiche ufficiali sul reato di odio quando non sappiamo quanti “episodi di odio” non contengano alcun odio, che penseresti dovrebbe esserne una componente chiave?

Harry Miller ha avuto la lungimiranza e la determinazione sufficienti a portare la polizia di Humberside in tribunale. La sua opinione – che il sesso biologico non può essere cambiato, ma che non vuole interferire con i diritti di altri a fare quello che desiderano – non è certo una delle cose più controverse che si siano mai sentite su Internet.

Ha espresso le sue opinioni con un misto di arguzia, sarcasmo e ironia, senza mai prendere di mira nessuno. La pesante azione di polizia, che includeva minacce che avrebbe potuto essere perseguito se avesse continuato a esprimersi allo stesso modo, ha stravolto ciò che si suppone debba essere la polizia. Abbiamo molti veri crimini nel Regno Unito, che la polizia non riesce a risolvere, eppure si distolgono risorse verso qualcosa che non lo è: il Giudice ha anche commentato che non vi era il “minimo rischio” che Miller avrebbe commesso un reato continuando a twittare.

Non c’era alcun reato. Non c’è mai stata alcuna prospettiva di reato, in questo caso. La Corte ha avuto assolutamente ragione nel descrivere il potenziale “effetto raggelante” delle azioni della polizia. Oggi c’è stata una rara vittoria della libertà di parola contro il politicamente corretto, ma una vittoria quanto mai necessaria. Dobbiamo celebrare questo piccolo passo nella giusta direzione, anche se senza dubbio l’assalto alla libertà di parola non è finito.