“Il calcio litiga e non pensa alla salute. Un disonore per l’Italia”, dice Malagò

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Per il Presidente del Coni “è tempo che il calcio capisca che non esistono atleti di serie A e atleti di serie B”

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© Maria Laura Antonelli/Agf – Giovanni Malagò

“È tempo che qualcuno rientri da Marte. Io ho disperatamente fatto presente quello che sta accadendo in Italia e in molte parti del pianeta: la salute prima di tutto, anche del calcio”Giovanni Malagò, il capo dello sport italiano nella sua qualità di Presidente del Coni, dice chiaramente in un’intervista a la Repubblica che lo spettacolo di litigio offerto al Paese dal mondo del calcio in questi giorni di emergenza e paura è stato indecoroso e aggiunge: “Non fa onore all’Italia” ed  “è tempo che il calcio capisca che non esistono atleti di serie A e atleti di serie B”. “Essere più popolari e guadagnare di più – sottolinea Malagò – non dà ai calciatori più diritti rispetto a chi si è magari allenato molto più di loro per ottenere un pass olimpico. È una questione di rispetto”.

Che il virus stia creando problemi enormi a tutto lo sport è sotto gli occhi di tutti, “ma lo slittamento di un turno in tempi ravvicinati mi sembra l’unico modo per garantire al cento per cento la regolarità del campionato” dice aggiungendo anche la notizia che “la prossima settimana la Juventus non avrà la Champions League” mentre “l’Inter avrà a disposizione tre giorni per recuperare le energie prima dell’Europa League”. Poi chiosa: “C’è chi muore, chi si ammala e chi sta provando ad arginare questa emergenza planetaria: direi che è tempo di smetterla con le beghe da cortile. Nel rispetto dei ruoli, mi auguro che la scelta migliore venga presa con ampia convergenza e condivisione”.

Quindi, circa il rinvio (“Parola che non dovrà più essere usata”), il Presidente del Coni conclude: “La decisione finale spetta solo alla Lega di A, non al Coni e neppure al governo, ed è giusto così. Però è il governo a dover decidere le eventuali misure di sicurezza e sanitarie, la chiusura o l’apertura degli impianti, chi può andare allo stadio e chi no. Oppure, se non può andarci nessuno”.

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