Il 31° Congresso Nazionale del Partito Liberale

Politica

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di Stefano De Luca

ROMA – Abbiamo celebrato un Congresso Nazionale in cui tutto alla vigilia sembrava remare contro. Il Segretario, dopo sette anni nella carica, pur avendo prima confermato la sua ricandidatura, ha abbandonato il partito a pochi giorni dal Congresso. Il terrorismo sulla pericolosità del contagio per l’epidemia di corona virus, amplificato a dismisura dal pericolante Presidente Conte per ritardare la crisi già annunciata ed inevitabile del suo Governo,  ha spaventato molti, inducendoli a chiedere un rinvio del Congresso poco prima della sua celebrazione, quando tutto era stato predisposto e pagato, ma soprattutto, anche ove fosse stato opportuno,  senza tener conto che nessuno avrebbe avuto il potere di deliberarne validamente il differimento, dal momento che si trattava di una decisione di competenza del  Consiglio Nazionale, che lo aveva convocato. A dispetto delle circostanze, la passione politica dei liberali, ancora una volta, ha avuto un ruolo determinante. sia pure con qualche assenza e dovendo registrare una insufficiente partecipazione delle rappresentanze di altre forze politiche, che, in considerazione del clima di incertezza sanitaria, non erano state sollecitate a presenziare, tuttavia i delegati in grande maggioranza hanno deciso di non sottrarsi al principale appuntamento statutario del Partito.

Il dibattito è stato ampio, partecipato e di elevato livello, tanto da indurre, come altre volte nel passato, a constatare che, nonostante la modestia della forza numerica del PLI, la qualità di una assise liberale è sempre di gran lunga superiore a quelle di altri soggetti politici, anche di dimensioni molto superiori. Si sono potute ascoltare appassionate ed approfondite analisi politiche, anziché assistere al solito lancio di anatemi o alla ripetizione di semplici slogan, come avviene da parte di quasi tutti i partiti oggi rappresentati in Parlamento. La conferma di tale diversità è apparsa chiara in particolare per la presenza, attiva e ricca di proposte stimolanti, da parte di un consistente numero di giovani, in rappresentanza della GLI, che, come è stata una costante nel passato della storia liberale italiana, sono attratti dal PLI per il forte richiamo identitario di uno dei pochissimi soggetti politici che ancora si caratterizzano sotto il profilo culturale e non per settarie e sovente superficiali contrapposizioni di piazza. Per il mondo liberale contano una visione strategica ed un progetto ideale coerente, laddove gli altri soggetti politici spesso finiscono con l’identificarsi soltanto nei rispettivi leader.

Ancora una volta i liberali si sono trovati concordi nel respingere la semplicistica e spesso artificiosa contrapposizione tra destra e sinistra, identificandosi nelle coalizioni che se ne fanno interpreti. Di tale posizionamento pienamente autonomo rispetto alle due coalizioni che attualmente si scontrano nel Paese, si trova un chiaro riferimento nella mozione “Rivoluzione Liberale”, vincitrice del Congresso con l’ottanta per cento dei consensi. Il PLI si definisce formazione di centro, perché, pur saldamente ancorato a valori storici e culturali con radici che vengono da lontano, nonché ad una continuità di pensiero, che sin dall’Illuminismo si pone a difesa della libertà, proprio per le condizioni sempre mutevoli in cui tale impegno si manifesta ogni giorno, è proteso verso il progresso e pronto a comprendere e  interpretare il nuovo che emerge dalla società e dai progressi della scienza, per coniugare la crescita di ogni singolo individuo liberamente diseguale con l’ansia della partecipazione entusiasta al progresso, che si manifesta in forme spesso imprevedibili e velocissime.

La crisi della politica italiana, che trae origine da un quarto di secolo di antipolitica e giustizialismo, ha finito col mettere in discussione anche i principi basilari della democrazia liberale presenti nella nostra Carta Costituzionale, oltre ad aver dato luogo all’occupazione del Parlamento e del Governo da parte di forze illiberali, con forte caratterizzazione antipolitica, populista, qualunquista, sovranista con tratti evidenti di tendenze autoritarie. Di fronte ad un pericolo effettivo per la democrazia e per la libertà, i liberali hanno vissuto questo loro appuntamento statutario come una sorta di richiamo alle armi, ovviamente, come si conviene in politica, quelle della dialettica e del confronto colto e consapevole. Hanno quindi sentito la necessità di tornare in campo a pieno titolo, con tutta la forza del proprio pensiero e della capacità di elaborare una proposta politica innovatrice e persino rivoluzionaria, per puntare in primo luogo sul futuro delle giovani generazioni, attraverso un progetto formativo moderno ed adeguato. Inoltre hanno sottolineato la urgenza di una rinnovata sensibilità  verso la valorizzandone del territorio, la difesa quindi delle straordinarie qualità naturalistiche e le connesse opportunità economiche, decidendo di voler imprimere una svolta ambientalista, che possa produrre nuova occupazione, insieme alla difesa del territorio e dell’ambiente, cominciando  dal disinquinamento di quello marino, dalla riforestazione delle aree montane ed affrontando con determinazione il tema del trattamento dei rifiuti  liberandoci dalla vergogna della terra dei fuochi e delle discariche a cielo aperto, ormai sature, attraverso la  realizzazione di termovalorizzatori di ultima generazione  con tecnologie in grado di innescare un processo virtuoso di economia circolare. Altra urgenza emersa dal dibattito congressuale è stata quella di valorizzare la grande tradizione culturale, archeologia, artistica dell’Italia, insieme alla sua genialità inventiva per restituirle quel ruolo che le compete nel contesto mondiale e per assicurare un contributo originale alla stimolante avventura del progresso nel ventunesimo secolo.

La nuova dirigenza eletta, con l’innesto di energie nuove, principalmente giovanili, è impegnata in questa importante sfida al servizio del liberalismo, di cui ha l’obbligo di rendersi interprete per un Paese che possiede ancora grandi energie e risorse intellettuali da valorizzare. Insomma, come sempre per gli appuntamenti liberali più importanti, nonostante le condizioni iniziali non positive, è stato un bel Congresso, che per la nuova dirigenza eletta, costituisce un ulteriore motivo di stimolo per il grande lavoro da fare nell’interesse del Paese.

Stefano De Luca, il Presidente

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