Con calma, senza fretta, la commissione Ue vi dira’ se potete vivere

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Complimenti per la sensibilità di Bruxelles

 

I ligi ̶C̶o̶m̶m̶i̶s̶s̶a̶r̶i̶ ̶L̶i̶q̶u̶i̶d̶a̶t̶o̶r̶i̶ Ministri della Repubblica, Conte e Gualtieri, hanno provveduto ad inviare la supplica per poter fare più deficit per 7,5 miliardi di euro (tutti soldi nostri) a causa del Coronavirus, in modo da far finta di tentare qualcosa per arginare l’epidemia ed i danni economici che ne deriveranno. Naturalmente si tratta ancora di una cifra simbolica perchè bisognerebbe preparare almeno 4 o 6 volte questo denaro, per essere efficaci.

L’Unione, da bravo Sovrano che esercita il proprio Potere Assoluto, si prende il tempo che vuole per rispondere. Del resto la situazione non è grave. Vediamo la notizia riportata dall’ANSA:

“La Commissione Ue ha ricevuto la lettera del ministro dell’Economia italiano, che informa la Commissione dell’avvio del processo legislativo del pacchetto di misure per l’economia. La Commissione risponderà nel momento appropriato.”

Con tutta calma, senza fretta Maestà, mangi pure la sua brioches, in fondo cosa c’è in ballo, se non la vita, reale ed economica, di qualche milione di sudditi italiani. Perchè sudditi siamo, se fossimo altro, a Roma, le cose andrebbero diversamente. 

Dopo aver negato le mascherine e le altre forniture mediche, dopo aver comunque messo in approvazione il MES, dopo questo, ammetto di pensare che ce lo meritiamo, perchè ancora in televisione nei palazzi, anche , mi dispiace, all’opposizione, c’è gente che invoca l’intervento europeo. Complimenti per la grande sensibilità politica che ci permette di vedere la realtà oppressiva dell’Unione, a cui nulla interessa dei suoi sudditi, SOPRATTUTTO se italiani.

Quanto sono vere le parole del poeta Gioachino Belli, pur avendo quasi due secoli:

C’era una vorta un Re cche ddar palazzo

mannò ffora a li popoli st’editto:

Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo,

sori vassalli bbugiaroni, e zzitto.

Io fo ddritto lo storto e storto er ddritto:

pòzzo vénneve a ttutti a un tant’er mazzo:

Io, si vve fo impiccà nun ve strapazzo,

ché la vita e la robba Io ve l’affitto.

Chi abbita a sto monno senza er titolo

o dde Papa, o dde Re, o dd’Imperatore,

quello nun pò avé mmai vosce in capitolo!”.

Co st’editto annò er Boja per ccuriero,

interroganno tutti in zur tenore;

e arisposeno tutti: “È vvero, è vvero!

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