Il coronavirus e la politica italiana  

Politica

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Là dove non è riuscita la contesa politica, ha provveduto il “Coronavirus”. Di fronte alla probabilità di una più ampia diffusione del contagio di una patologia che è allo studio della virologia mondiale, i nostri politici hanno annullato le diatribe di partito ed hanno assunto una responsabile, pur se sofferta, presa di posizione univoca.

 Nel tentativo di “contenimento” dell’epidemia, che sembra inarrestabile, s’è badato a estendere i “confini” delle regioni più colpite da questo virus del quale si tenta di conoscere le caratteristiche e le correlate possibilità di contrastarne, se non annullarne, gli effetti. Il tutto in tempi relativamente contenuti.

Non è stata la “paura” a fare assumere posizioni rilevanti, ma la necessità di tutelare la salute pubblica in tutte le sue manifestazioni. Anche i politici hanno ben capito che la via da seguire non poteva essere che univoca. Già evidenziando che successivi provvedimenti potrebbero essere presi nel corso delle prossime settimane. La politica nazionale resta in “panchina” a fronte di un’impellente necessità di trovare una via che ostacoli il contagio.

 Nel frattempo, a livello mondiale, è studiata la struttura del virus che tanta preoccupazione ha destato in Italia e nel mondo. S’è capito che, questa volta, le polemiche non sarebbero servite. Il “Coronavirus” non conosce confini e condizioni sociali. Bisogna frenarne la diffusione e trovare il mezzo per eliminarne la replicazione e il rischio di possibili mutazioni. Questa volta, la politica italiana ha fornito prova di coerenza e di ciò desideriamo prendere atto.

Giorgio Brignola

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