2020   Documento del cgie su emergenza covid-19

Emigrazione & Immigrazione

Di

Il CGIE ha redatto un documento sulla situazione venutasi a creare a seguito del diffondersi della pandemia da Covid-19 sia in Italia sia negli altri paesi sulla specifica condizione che riguarda e riguarderà gli italiani all’estero.

Di seguito un riepilogo dei punti centrali delle diverse proposte scaturite. 

Contesto 

In riferimento alle questioni che riguardano gli italiani nel mondo in questa fase di emergenza della pandemia di Covid-19 è opportuno tenere presente, in via prioritaria, alcune questioni:

  • a seguito della pandemia in Italia si prospetta una consistente caduta del Pil (con stime variabili tra il -6 e il -10%, se in questa prima settimana di aprile superiamo il picco di contagio e dunque se l’emergenza può rientrare nell’arco dei prossimi due mesi); altrimenti la situazione potrebbe essere ancora peggiore. Tutti i paesi, a partire da quelli europei, ma anche gli USA, stanno andando incontro rapidamente ad una crisi imprevista quanto profonda. Le misure prese finora dal governo italiano sono quelle di sostenere in questa fase emergenziale

– anche se con misure probabilmente ancora insufficienti – tutte le persone; disoccupati, lavoratori e imprese.

  • non sappiamo se l’ammontare finanziario delle misure messe in campo sia sufficiente a tamponare le conseguenze della pandemia; è molto probabile che strada facendo se ne aggiungano di altre. Parimenti, non è chiaro quale sarà l’esito di tali misure sul piano del debito pubblico e l’effetto che esso produrrà sulla sostenibilità e l’equilibrio finanziario del paese, se non vengono risolti i nodi delle relazioni comunitarie, (patto di stabilità, per ora sospeso, ecc.) e se si riusciranno a varare strumenti di finanziamento comunitari, Euro-bond, Corona-bond.
  • è molto probabile che il contrasto tra alcuni paesi centrali (capitanati da Olanda e Germania) e paesi mediterranei (Spagna, Grecia, Portogallo, Italia, a cui si è aggiunta la Francia) proseguirà fino al momento in cui non sarà chiaro a tutti che la pandemia è in grado di mettere in discussione l’intero edificio comunitario. Speriamo che la soluzione sia quella auspicata dai paesi mediterranei, ma questo non è affatto scontato. Soluzioni mediane (uso del Mes anche con vincoli ridotti) potrebbero costituire un elemento di grave nocumento al superamento della crisi economica, una volta sconfitta la diffusione del coronavirus.
  • in questo contesto altamente instabile ed incerto e nel pieno della diffusione del contagio, è probabile che, per quanto concerne le politiche per gli italiani all’estero, si registrino ritardi e/o nell’erogazione dei servizi e delle risorse, sia per evidenti necessità di salvaguardare la vita degli operatori, sia per le misure di distanziamento sociale che vengono via via assunte nei diversi paesi. Ciò è da monitorare con attenzione.
  • il complesso delle proposte e dell’azione sviluppata dal Cgie in questi ultimi anni rischia di arenarsi di fronte a una situazione di dimensioni epocali, in cui gli interlocutori istituzionali saranno stressati dalla necessità di risolvere innanzitutto le gravissime emergenze interne sia sul fronte sanitario che su quello economico-sociale.

Come affrontare l’emergenza 

In questa crescente difficoltà di interlocuzione istituzionale secondo i canali tradizionali, il Cgie è chiamato ad assumere una funzione di attento monitoraggio e di raccordo tra le collettività emigrate che può durare diversi mesi. Una azione che è da intendersi a supporto delle istituzioni nell’affrontare le emergenze che si porranno, in modo da trovare insieme le migliori strade per garantire i diritti di cittadinanza basilari dei connazionali all’estero, pure in un contesto di oggettiva e crescente responsabilità dei diversi paesi in cui essi sono residenti.

Una rete di comunicazione/informazione interna ed esterna al Cgie, che attivi le potenzialità di raccordo con le collettività rappresentate dai Comites, dalle associazioni, dalle strutture di servizio (Patronati, Enti gestori, Camere di Commercio, media e social network ecc.) nel seguire lo sviluppo degli eventi a livello locale e nell’indicare vie di possibile soluzione delle situazioni di estrema emergenza, in accordo con il Maeci e altri Ministeri, con le Regioni e altre istanze istituzionali del nostro paese, può costituire uno dei fronti di impegno in questa delicatissima fase.

Essendo chiaro che nella generalità dei casi, la condizione degli italiani all’estero è legata alle misure che ogni paese intenderà auspicabilmente varare, si possono tuttavia presentare casi specifici in cui il nostro paese è chiamato a fornire aiuto e risposte dirette. Si tratta di situazioni di particolare emergenza che vanno precisate rispetto a casistica e ad utenza e contenute nei numeri. Va cioè definito un range di possibili azioni che sono giustificate e alla portata delle nostre istituzioni.

Si può trattare, in particolare, di questioni legate a situazioni di particolare delicatezza che possono riguardare fasce di popolazione non coperte dai sistemi di welfare locali o di paesi particolarmente svantaggiati ove non esiste un sistema sanitario universale, quindi di anziani, malati, o persone che a causa della crisi economica che segue il diffondersi dell’epidemia risultino completamente sguarniti di risorse proprie e non rientrino nelle misure di sostegno sociale e assistenziale locale.

Anche parte della cosiddetta “nuova emigrazione” (in condizione di lavoro temporaneo o sommerso, lavoro nero, ecc.) nello specifico in alcune filiere particolarmente aggredite dalle misure di distanziamento sociale (gastronomia, turismo, piccolo commercio, ecc.) e che si trova in condizioni di mancata registrazione della propria presenza presso le autorità locali, può rientrare in questa casistica poiché, per intenderci, la loro condizione è assimilabile a quella degli immigrati irregolari presenti nel nostro paese.

Potrebbe trattarsi di decine di migliaia di lavoratori italiani di più recente emigrazione diffusi in Europa e in altri paesi.

Rispetto a tali ultime fasce di popolazione all’estero l’intervento prioritario è tuttavia di natura eminentemente politica: si tratta di sostenere un’azione decisa del Governo italiano verso la UE e i governi degli altri paesi di residenza dei nostri connazionali, affinché le misure messe in campo per assicurare la sussistenza delle persone vengano allargate anche a tali fasce di lavoratori, a prescindere dalla registrazione di residenza o dal loro inserimento ufficiale dei locali sistemi di welfare.

Ciò dovrebbe essere immediatamente acquisibile a livello di paesi UE, poiché la “libera circolazione” delle forze lavoro in Europa non riguarda solo lavoro legalmente contrattualizzato, ma anche lavoro sommerso o nero. Di ciò sono consapevoli tutti gli stati membri che, su tale fenomeno, hanno in parte realizzato talvolta condizioni di contenimento dei prezzi interni. Le responsabilità della presenza di lavoro sommerso o nero non sono semplicemente individuali, ma purtroppo “di sistema”. Non sono riconducibili esclusivamente ai paesi di partenza, ma anche, ai paesi di arrivo. Trattandosi anche di una condizione che riguarda molte componenti nazionali della nuova emigrazione in Europa, il richiamo del Governo Italiano dovrebbe essere quello di sollecitare gli stati membri e direttamente la UE, con apposite misure, a farsi carico per tutto il periodo dell’emergenza di tali situazioni.

Ciò vale anche per i paesi terzi, rispetto ai quali va dispiegata una forte azione diplomatica in direzione dei medesimi obiettivi, in una prospettiva di reciprocità.

E’ bene aver chiaro che su tali fronti di emergenza “di massa” non vi sono alternative realistiche praticabili, sia perché la chiusura delle frontiere che si sussegue da paese a paese, non consentirà, se non in casi sporadici, il ritorno di questi connazionali in Italia, sia perché, allo stesso tempo, le misure di contenimento dell’epidemia, sconsigliano pratiche massicce di rientro, in considerazione dei rischi di contagio di ritorno che potrebbero verificarsi con consistenti spostamenti di persone.

A questo proposito si richiama il fatto che il 26 marzo 2020 la nostra Ministra dell’agricoltura, Teresa Bellanova, e il nostro Ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, hanno proposto una misura di regolarizzazione degli immigrati stranieri presenti sul territorio italiano, sia perché, ove non censiti, rischiano di alimentare il contagio, e anche perché se le centinaia di migliaia di lavoratori immigrati (in nero) se ne vanno, la filiera agricola e alimentare potrebbe saltare, come anche quella dell’assistenza familiare che si regge in gran parte sulle badanti.

Sulla base di questa auspicabile misura si può sostenere un principio generalizzabile e proponibile in ambito comunitario e ai singoli paesi su base di reciprocità: persone e lavoratori migranti, ovunque essi si trovino, debbono godere delle misure di sostegno varate dai singoli stati, analogamente ai cittadini autoctoni e, salvo le norme già in vigore, a prescindere dalla loro condizione di lavoratori contrattualizzati o di lavoratori irregolari.

Siccome si sta parlando complessivamente di grandi numeri, sia in Europa che negli altri paesi, questa costituisce l’unica e decisiva possibilità di contrastare gli effetti economici e sociali della crisi.

Sulla base dell’evidenza di tali situazioni che riguardano non uno ma pressoché tutti i contesti nazionali, a livello comunitario è da richiedere il varo di una Direttiva EU da inviare a tutti i paesi. Giova ricordare, a questo proposito, che sul passaporto dei cittadini UE è scritto a chiare lettere “Unione Europea” seguita dalla Repubblica di pertinenza.

Un’altra questione di fondamentale importanza a breve termine, è relativa alla specifica situazione di alcuni paesi particolarmente deboli sul piano dei locali sistemi sanitari: in questi casi, l’Italia dovrebbe assumere iniziative presso la UE e l’ONU per varare operazioni straordinarie di cooperazione e di sostegno, analogamente a ciò che sta accadendo da noi, contribuendo anche direttamente all’invio di farmaci, presidi sanitari, competenze.

In questo ambito alcune situazioni possono risultare esplosive verso nostre consistenti collettività presenti in America Latina, in Africa e nell’est asiatico.

Ma vanno anche immediatamente accolta la richiesta di sospensione di ogni conflitto armato emessa dal Segretario generale dell’ONU António Guterres e la proposta di moratoria sulle sanzioni internazionali fatta dall’Alto rappresentante per i diritti umani dell’ONU (UNHCR), Michelle Bachelet.

Sospensione dei conflitti armati e moratoria delle sanzioni su cibo e farmaci costituiscono di per sé misure straordinarie in grado, da sole, di salvare centinaia di migliaia di vite umane e di dare un contributo decisivo alla lotta alla pandemia.

Proposte di natura politica generale 

a)– E’ necessario monitorare e denunciare eventuali inaccettabili situazioni di discriminazione su base etnica che dovessero prodursi nella cura delle persone e coinvolgere nostri connazionali all’estero.

b)- E’ necessario adoperarsi perché sia introdotto in tutti i paesi in cui sono presenti nostri concittadini, così come in Italia per gli immigrati irregolari, un reddito universale di sopravvivenza, in una prospettiva di piena reciprocità, per tutta la durata della crisi.

c)- E’ necessario sostenere la proposta di moratoria sulle sanzioni internazionali fatta dall’Alto Rappresentante per i Diritti Umani dell’ONU (UNHCR), Michelle Bachelet.

d)- E’ necessario sostenere la proposta dell’ONU di immediata cessazione di tutti i conflitti armati nel mondo.

e)- E’ necessario attrezzarsi per interventi umanitari nei paesi che saranno coinvolti dalla pandemia nelle prossime settimane a partire dai paesi più fragili. L’Italia ha ricevuto importanti aiuti da diversi paesi. Questo aiuto va reso agli altri, nella prospettiva di mutuo aiuto e cooperazione internazionale. Le collettività italiane all’estero vanno attivate e coinvolte in queste auspicabili azioni di cooperazione.

f)- E’ necessaria la massima collaborazione tra i singoli paesi nella trasmissione e condivisione dei dati relativi a Covid-19 e ai possibili farmaci e ricerca di vaccini che possano attenuarla o sconfiggerla. Farmaci e vaccini sono un patrimonio comune dell’umanità. Su di essi non possono essere ammesse speculazioni.

Interventi specifici immediati richiesti al Governo italiano per gli italiani all’estero e indicazioni alle comunità emigrate. 

Le fasi di questa emergenza sono almeno tre. Quella iniziale, principalmente sanitaria; quella dei rimpatri e quella del sostegno ai singoli e alle famiglie italiane all’estero; quella della ricostruzione con cui ci confronteremo nelle prossime settimane e mesi, e che durerà, presumibilmente, per molti anni. Nell’ambito della funzione di orientamento, proposte e sollecitazione di specifiche misure che il Cgie per legge assolve, si ritengono prioritari i seguenti punti: 

g)- Aumentare in modo consistente i fondi per assistenza diretta e indiretta gestiti dai Consolati e/o dai Comitati di assistenza locali nelle diverse circoscrizioni consolari per far fronte alle emergenze sul fronte sanitario (nei paesi in cui non esiste un sistema sanitario nazionale) e, sul fronte socio-economico per le persone non inserite nei locali sistemi di welfare, almeno fino a che non vengano introdotte misure di assistenza e sostegno sociale universali. Vi sono da rimodulare priorità e griglie di definizione dell’utenza di tali fondi. (MAECI)

h)- Avviare al più presto l’interlocuzione con UE e Stati terzi per l’attivazione di un reddito di sopravvivenza per tutte le persone escluse da altre misure di welfare presenti. (MAECI e Min. Rapporti Europei)

i)- Garantire l’erogazione dei fondi e la continuità nelle attività (nelle condizioni che saranno definite nei singoli stati) ad Enti gestori e Scuole italiane all’estero per evitare la chiusura di queste strutture e mantenere l’occupazione di docenti e collaboratori. Verificare e incentivare la possibilità di erogazione dei corsi on line. (avviare interlocuzione tra MAECI e Ministero dell’Istruzione)

l)- Raccolta fondi solidarietà: 1), convogliare alle rappresentanze regionali della Protezione Civile eventuali fondi di solidarietà raccolti all’estero. 2), sollecitare raccolta di fondi di solidarietà per le comunità all’estero, convogliandole sui singoli Comites per il loro uso locale da aggiungere ai fondi di assistenza diretta e indiretta.

m)- Rientri dall’estero: Il Maeci ha già definito una griglia di priorità per i rientri: turisti; persone temporaneamente all’estero; residenti stanziali all’estero.

In generale sono da sconsigliare rientri di massa dall’estero se non in casi di particolare urgenza. Per quanto riguarda i soggetti temporaneamente all’estero che non dispongano di risorse adeguate per la loro sussistenza, anche per la progressiva situazione di chiusura delle frontiere, vi è da far riferimento alle misure indicate ai p.ti a) e b).

n)- Rafforzamento servizi della rete consolare: Pur garantendo i servizi basilari, appare evidente che a causa delle restrizioni imposte nei diversi paesi, nonché per la tutela degli operatori dei consolati, la rete consolare appare ancora più sotto stress di quanto non fosse già prima dell’epidemia. A questo proposito, oltre alla richiesta di garantire l’azione delle singole strutture e agenzie MAECI all’estero, appare irrimandabile la sottoscrizione della Convenzione Maeci/Patronati, che da sola consentirebbe un grande contributo alla ottimizzazione, in un frangente così complesso, dell’erogazione dei servizi previsti per legge. Le sinergie già attivate per la risoluzione dei problemi relativi ai lavoratori frontalieri, come anche quelle relative alla erogazione delle pensioni all’estero (proroga della scadenza della campagna esistenza in vita e della campagna Red – INPS) mostrano come tale collaborazione sia già particolarmente produttiva anche in altri ulteriori ambiti dell’emergenza.

o)- Misure a favore di PMI, professionisti e Sistema Italia nel mondo: la inevitabile crisi economico-sociale che corre parallela alla pandemia e che si accentuerà nei prossimi mesi implica una specifica attenzione al mondo imprenditoriale italiano all’estero e al suo  sostegno: c’è assoluto bisogno di fare concretamente sistema in un contesto che sarà molto diverso. Va potenziata proprio in questo frangente la funzione di promozione e diffusione del made in Italy rappresentato dalle collettività italiane nel mondo. Intanto evitando la destrutturazione di questo tessuto rappresentato dalle istituzioni presenti (con conseguente parallelo aumento di disoccupazione), ma soprattutto inserendo a pieno titolo in, questo circuito, le rappresentanze di servizio e sociali (CCIIAA, Associazioni, Patronati, ecc.) nella consapevolezza che uno degli sbocchi importanti delle nostre produzioni e della loro penetrazione commerciale all’estero è costituito dalla presenza di emigrati e oriundi nel mondo. La crisi di domanda, può essere parzialmente attenuata dalla salvaguardia di tali presidi e delle reti già esistenti. A questo proposito, si chiede che nell’ambito del recentissimo Decreto Cura Italia vengano recuperati interventi finalizzati a tali ambiti, in particolare per le misure che prevedono co-finanziamenti. (Vedi: Titolo V – Ulteriori disposizioni – Capo I – Ulteriori misure per fronteggiare l’emergenza derivante dalla diffusione del Covid-19) 

Art. 72 – (Misure per l’internazionalizzazione del sistema Paese)

  1. Nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è istituito il fondo da ripartire denominato “Fondo per la promozione integrata”, con una dotazione iniziale di 150 milioni di euro per l’anno 2020, volto alla realizzazione delle seguenti iniziative:
  2. realizzazione di una campagna straordinaria di comunicazione volta a sostenere le esportazioni italiane e l’internazionalizzazione del sistema economico nazionale nel settore agroalimentare e negli altri settori colpiti dall’emergenza derivante dalla diffusione del Covid-19, anche avvalendosi di ICE-Agenzia italiana per l’internazionalizzazione delle imprese e per l’attrazione degli investimenti; 
  1. potenziamento delle attività di promozione del sistema Paese realizzate, anche mediante la rete all’estero, dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e da ICE- Agenzia italiana per l’internazionalizzazione delle imprese e per l’attrazione degli investimenti;) 

Allo stesso tempo si richiede che l’azione della DGSP del Maeci compendi finalmente l’inserimento a tutti gli effetti delle rappresentanze degli italiani all’estero nelle definizioni e nell’attuazione degli interventi, nell’imminenza della programmazione operativa della stessa DGSP relativa al Decreto “Cura Italia” e anche a quella del prossimo Decreto atteso per l’inizio del mese di Aprile 2020.

Soltanto dalla Lombardia sono parecchie migliaia le persone che svolgono la propria attività lavorativa all’estero.

Va anche posto all’ordine del giorno, quali politiche occupazionali possono essere attivate per il reintegro di queste persone nel tessuto produttivo del paese nel momento in cui l’emergenza sanitaria sia superata (Interlocuzione con Min. Lavoro).

p)- Va sollecitata l’azione di Comites, Associazioni, Patronati ed altre rappresentanze specifiche del mondo degli italiani all’estero alla raccolta e invio di informazioni riguardanti specifici casi di emergenza che si presentino nei diversi paesi/località. Questa azione di monitoraggio, raccolta e trasmissione di informazioni è da intendersi a sostegno di quanto già viene fatto a livello istituzionale (Maeci/ Unità di Crisi della Farnesina) e finalizzata ad acquisire e a rappresentare situazioni che potrebbero sfuggire alla ricognizione istituzionale (ricordiamo che stiamo parlando di 6/7 milioni di persone diffuse ai quattro angoli del pianeta).

L’azione di informazione può anche coinvolgere il vasto mondo della Stampa italiana all’estero, delle radio e televisioni etniche e i socialnetwork, riorientando, in questo frangente, parte dell’attività dei singoli organi di stampa e di Rai Italia.

Allo stesso tempo è importante che il Cgie possa continuare a seguire direttamente con una piena cognizione dei fatti, ciò che accade e coinvolge le nostre comunità emigrate. Resta fermo che il Cgie, come punto di raccolta di tali informazioni le debba rappresentare, come già avviene, alla citata Unità di Crisi del Maeci e, ove trattarsi di questioni di più ampia e successiva prospettiva relativa alla crisi socio-economica, può e deve ricondurre tali informazioni e situazioni e proposte a tutte le istituzioni dello Stato (altri Ministeri, Regioni, Anci, Upi ecc.) e al Governo nel suo insieme.

Questa azione di raccolta e diffusione di informazioni a capo del Cgie, che peraltro viene già portata avanti autonomamente da diverse associazioni e reti associative, potrebbe anche essere supportata con l’utilizzo mirato all’emergenza di una parte dei fondi disponibili per l’anno in corso, che presumibilmente rischiano di non essere altrimenti utilizzate. In questo senso sono indispensabili eventuali deroghe al loro utilizzo in questa fase emergenziale, caratterizzata da altrettante deroghe e sospensioni a tutti i livelli.

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