Covid-19 nella Terra dei fuochi, don Patriciello: “Peccato mortale non aiutare”

Campania

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Nelle zone campane tristemente conosciute per l’emergenza ambientale, la pandemia ha portato ancora più povertà. L’assenza di lavoro, spesso in nero, genera fame ed è necessario uno sforzo di tutti per assistere i più bisognosi. L’intervista a don Maurizio Patriciello

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Tristemente ribattezzata “Terra dei Fuochi”. Dimenticata, da tempo. Lì dove l’evasione fiscale ha prodotto disastri ambientali, malattia, morte. Perché gli scarti di ciò che viene prodotto illegalmente vanno nascosti. Sotterrati. Bruciati. Con essi, se ne va anche la salute di migliaia di persone. Non la speranza, come sottolinea nell’intervista a VaticanNews don Maurizio Patriciello, parroco di San Paolo Apostolo a Caivano, in provincia di Napoli e simbolo della lotta ambientale in queste terre. Lo raggiungiamo telefonicamente, in questi giorni di emergenza la sua comunità è impegnata ad assistere chi non ce la fa. Molti, moltissimi. Perché a Caivano ed in altri Comuni il lavoro nero raggiunge percentuali importanti, ed ora la fine della produzione porta con sé sacrifici, rinunce, fame. La pandemia genera più di un’emergenza: quella sanitaria, ma anche quella economica. Lo spettro di una crisi sociale non è difficile da intravedere. “Ci spendiamo al massimo, ogni giorno, perché questo siamo chiamati a fare. Lo dice il Vangelo”, ripete nel corso dell’intervista don Maurizio. Il quale parte da un punto preciso: gli errori del passato.

“L’emergenza per il coronavirus è arrivata all’improvviso, come quando ti lanciano un sasso in testa, ma qui l’emergenza va avanti da anni”. La periferia, quella dove vivere vuol dire lottare. “I miei parrocchiani sono eroi, sono dei santi, non è facile resistere qui, ma – spiega don Maurizio Patriciello – c’è tanta solidarietà”. Gli errori del passato, dicevamo. Quelli che hanno lasciato spazio alla camorra, che “qui ci sguazza”, rendendo interi quartieri “dei ghetti dove è difficilissimo resistere”. La resistenza di sempre che ora si abbina ad una nuova resistenza, quella da un nemico invisibile. “I poveri – evidenzia – sono quelli che pagano sempre il prezzo più alto”.

Il lavoro nero

“La maggior parte dei miei parrocchiani vive in modo onesto, ma lavora in nero”. Don Maurizio fa un’analisi molto lucida della situazione: “Tutto dipende dalle commesse, se aumentano lavori di più, se diminuiscono di meno. Ora che non ci sono, stai a casa. Da un giorno all’altro”. Ne sono bastati venti, di giorni, per portare le famiglie alla fame. “I pochissimi risparmi – spiega – sono esauriti, ed ora queste persone non ce la fanno più. Gli adulti possono anche arrangiarsi, ma quando un padre, una madre non hanno nulla da dare ai loro figli come si fa? Come? Davanti ai bambini tutti noi dobbiamo fare qualcosa, altrimenti è un peccato. Un peccato mortale”.

Ascolta l’intervista a don Maurizio Patriciello

La solidarietà della Chiesa

Le forme di aiuto si moltiplicano, la creatività non manca. “Telefono, WhatsApp, internet: facciamo di tutto per aiutare il prossimo”, ci dice don Maurizio. Lo fa con un tono di voce più calmo, quasi fosse il minimo che si possa fare. “Il rosario con le casse, così che arrivi nelle case e – aggiunge – la Santa Messa in streaming”. La voce cambia quando invece pensa a chi fa “discorsi sociologici, analisi quando – dice – ora è il momento di spendersi, di dare tutto per chi non ce la fa! Poi faremo quei discorsi, ogni cosa a sua tempo”. La sua parrocchia fornisce generi alimentari alle famiglie più in difficoltà, lo fa saldando i conti della spesa. “Siamo in contatto con i negozianti, le persone vanno ad una ad una a fare la spesa, poi noi saldiamo. Facciamo tutto, tutto ciò che è nelle nostre possibilità. In emergenza si fa così”.

“La carità ha le ali”

Misericordia e carità dinanzi ad una doppia emergenza. Don Maurizio lo spiega bene: “Dobbiamo fare in modo che le persone non escano di casa, ma anche che la fame non faccia vittime”. Sicurezza dinanzi alla pandemia, solidarietà per chi fatica ad avere qualcosa da mettere a tavola. “Questo è il momento in cui ognuno è chiamato a dimostrare se davvero vuole bene a Gesù o no”.

Le parole del Papa 

“Non c’è una parola del Papa in cui non mi sono ritrovato in questi giorni”, afferma il parroco di Caivano, ricordando in particolare l’omelia di Santa Marta dello scorso 28 marzo, quando Francesco ha criticato un certo clericalismo che porta a delegare l’assistenza ai poveri al Governo. “Nel Vangelo i comandamenti sono due: ama Dio ed il tuo prossimo. Non uno, ma tutti e due”. Amare il prossimo vuol dire fare il possibile per chi in questo momento non ce la fa. “Il discorso della fame è sopportabile quand’è personale, ma con i bambini! Come si fa? Davanti a queste situazioni non siamo giustificati: pian piano – afferma – arriverà il Governo, ma ora chi ha ricevuto di più deve dare di più”.

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