Coronavirus. Crisi economica senza precedenti. Allarme dell’istat

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Una crisi senza precedenti. E’ l’allarme lanciato dall’Istat. La chiusura parziale o totale delle ultime settimane coinvolgerebbe il 34% dell’attivita’ produttiva e 27,1% del valore aggiunto. Se le misure restrittive fossero estese anche ai mesi di maggio e giugno, la riduzione dei consumi sarebbe del 9,9%. La limitazione delle attivita’ produttive fino alla fine di aprile determinerebbe invece, su base annua, una riduzione dei consumi finali pari al 4,1%. 

La chiusura parziale o totale di un elevato numero di attività produttive “è in grado di generare uno shock rilevante e diffuso sull’intero sistema produttivo”. Infatti, oltre agli effetti diretti connessi alla sospensione dell’attività nei settori coinvolti nei provvedimenti, il sistema produttivo subirebbe anche gli effetti indiretti legati alle relazioni intersettoriali. A stimarlo è l’Istat in un focus sugli effetti della pandemia da Coronavirus contenuto nella Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana. Secondo i dati di Contabilità nazionale del 2017 riferiti alle attività economiche e inclusive della componente dell’economia non osservata, la limitazione delle attività produttive coinvolgerebbe il 34% della produzione e il 27,1% del valore aggiunto. Dal punto di vista degli effetti economici, “la chiusura delle attività produttive e i cambiamenti intervenuti in molte attività a seguito del progressivo aggravamento dell’emergenza sanitaria determinano forti preoccupazioni sull’impatto complessivo della crisi.

 L’Istat, nel suo rapporto mensile sull’economia, sottolinea che al momento della rilevazione risultano sospese le attività di 2,2 milioni di imprese (il 49% del totale, il 65% nel caso delle imprese esportatrici), con un’occupazione di 7,4 milioni di addetti (44,3%) di cui 4,9 milioni di dipendenti (il 42,1%). “Il lockdown delle attività produttive ha quindi amplificato le preoccupazioni e i disagi derivanti dall’emergenza sanitaria, generando un crollo della fiducia di consumatori e imprese”, spiega l’istituto di statistica. 

 La chiusura delle attivita’ potrebbe generare una riduzione dei consumi nel nostro Paese tra il 4,1% su base annua e il 9,9%. La stessa riduzione dei consumi determinerebbe una contrazione del valore aggiunto tra l’1,9% e il 4,5%. “Allo scopo di misurare i possibili effetti economici della crisi, – si legge – l’analisi strutturale che segue propone una simulazione della contrazione dei consumi legato alle attivita’ economiche oggetto di chiusura ovvero di fatto limitate dalla riduzione dei comportamenti sociali quali turismo, carburanti e servizi di trasporto terrestri. Si propongono due scenari, il primo in cui la chiusura delle attivita’ riguarderebbe solo i mesi di marzo e aprile; l’altro in cui la chiusura si estenderebbe fino a giugno. Nel primo caso la riduzione dei consumi sarebbe pari al 4,1% su base annua mentre nel secondo al 9,9%. La riduzione dei consumi determinerebbe una contrazione del valore aggiunto dell’1,9% nel primo scenario e del 4,5% nel secondo”. 

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