Passaggi di Dogana, libri per “viaggiare” ai tempi del Coronavirus

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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A causa dell’emergenza legata al Coronavirus siamo chiusi in casa. Ma la voglia di viaggiare non si arresta mai. Abbiamo bisogno di viaggiare per poter conoscere nuovi posti, culture e modi di vivere. Attraverso essi ci è permesso di conoscere noi stessi.

In questo periodo delicato che stiamo vivendo la nostra curiosità e la voglia di esplorare e metterci in gioco non deve fermarsi. La possiamo coltivare tramite le letture di viaggio. Esse hanno il potere di trasportarci in altri “luoghi”, reali o immaginari, alla scoperta di un “altrove” capace di farci vedere e vivere nuovi orizzonti. La casa editrice Giulio Perrone ci aiuta a perseguire questo obiettivo tramite la sua collana editoriale Passaggi di Dogana.

Passaggi di Dogana è dedicata alle città dal fascino intramontabile da new York a Cuba, passando per Stoccolma sino a giungere a Napoli e Genova.  Sono città che sono state oggetto di ispirazione di molteplici artisti, scrittori, musicisti. I libri della collana Passaggi di Dogana saranno in grado di farvi viaggiare con la mente per entrare in empatia con gli artisti che hanno vissuto o visitato città meravigliose in grado di emozionare, ispirare e rimanere indelebili nei propri ricordi e nelle proprie opere artistiche.

Potete scoprire l’intera collana editoriale della Giulio Perrone Editore al seguente indirizzo web:

https://www.giulioperroneditore.com/product-category/passaggi-di-dogana/

In questa esclusiva intervista la direttrice editoriale della collana Passaggi di dogana di Giulio Perrone Editore, Mariacarmela Leto ci svela com’è nato questa creativo progetto e ci fa riflettere sull’importanza e il valore del viaggio anche in questo periodo delicato.

Com’è nata l’idea di creare Passaggi di Dogana, collana dedicata alle città raccontate attraverso la vita e le opere di scrittori, musicisti e artisti?

Potrei rispondere con Roland Barthes: “Amo le città e amo i segni”. Passaggi di dogana ha coniugato questo duplice amore e si è messa alla ricerca delle miriadi di segni, di simboli, di parole disseminate ad ogni angolo di qualunque città del mondo. Quei segni, quei simboli e quelle parole che scrittori, artisti e personaggi letterari avevano rinvenuto e creato prima di noi.

Come deve essere una città per diventare fonte di ispirazione per un artista, scrittore e musicista secondo lei?

Ogni spazio, urbano o non urbano, può essere di per sé significante. È la coscienza di chi lo percepisce – e soprattutto il racconto che ne deriva – a renderlo effettivamente dotato di senso che è spesso specifico e irripetibile.

Le città acquisiscono valore, bellezza e significato grazie alle persone che le popolano? Lei che ne pensa?

Le città sono in un rapporto dialogico con gli uomini che le abitano e le attraversano. E come in ogni rapporto biunivoco si può ricevere e dare. Acquisire e perdere. Nel caso di “Passaggi di dogana” questo mutuo scambio è lampante, visto che ci presenta spesso connubi indissolubili, Dublino e Joyce, Borges e Buenos Aires, Genova e De André solo per citarne alcuni.

Questa collana ha la peculiarità di far viaggiare il lettore, soprattutto in questo periodo delicato. Qual è il suo concetto di viaggio?

Esiste una differenza sostanziale tra viaggiatore e turista. Il turista si appaga di una cartina. Il viaggiatore invece ha un itinerario orizzontale – geografico nel senso stretto e solo idealmente predefinito – ma soprattutto verticale alla ricerca di un’immagine del mondo che si espande oltre quella stessa cartina. Borges nell’Epilogo de “L’artefice” racconta che: “Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, di isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto“. Un viaggio, un viaggio vero, ovunque lo si compia, ci avvicina un po’ di più a noi stessi.

Quanto secondo lei la lettura di un libro aiuti a “viaggiare”?

Enormemente. Con i libri siamo andati dove in realtà non siamo ancora stati, dove forse non andremo mai. Nei libri la metafora del viaggio trova la sua applicazione più profonda.

Per lei è più importante il viaggio o la meta?

La meta spesso è solo un pretesto per mettersi in viaggio.

C’è una città della collana Passaggi di Dogana alla quale è più affezionata e perché?

Lisbona. Perché è lì che si è parlato per la prima volta del progetto della casa editrice, quindici anni fa. E perché aver avuto su di noi lo sguardo generoso di Antonio Tabucchi è stata la promessa di un viaggio meraviglioso.

Qualche anticipazione sui titoli della collana che pubblicherete nei prossimi mesi….

A Maggio usciranno “A Praga con Franz Kafka” di Giuseppe Lupo e “A Roma con Alberto Sordi” per festeggiare i cento anni dalla nascita di questo grande attore.

Mariangela Cutrone

 

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