Ocse, e’ il piu’ grande calo di sempre

Economia & Finanza

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 GOLDMAN VEDE UN CROLLO DEL PIL ITALIANO, MA POI RIMBALZERA’ 

L’allarme dell’Ocse, con il super-indice, che offre una possibile interpretazione delle evoluzioni per il futuro, che segnala il piu’ importante calo mensile mai registrato in gran parte delle grandi economie. Un allarme anche da Bankitalia, secondo cui la sospensione dell’attivita’ economica “incidera’ significativamente” sulla capacita’ delle famiglie europee di fare fronte autonomamente alle proprie esigenze economiche nelle settimane a venire. Intanto, Goldman Sachs vede quest’anno il Pil europeo perdere il 9%, quello italiano l’11,6%: per il nostro paese si stima un rimbalzo nel 2021 a +7,9%. 

L’Ocse riporta cali che definisce “da record” sul suo superindice previsionale economico, a riflesso della pandemia da coronavirus. Ma riguardo a movimenti che a prima vista potrebbero apparire perfino modesti, con un comunicato, la stessa organizzazione parigina avverte innanzitutto come il protrarsi delle misure di “lockdown” rende molto più incerte le capacità dell’indice di pronosticare l’evolversi futuro. Sopattutto precisa che la portata dei movimenti del Composite leading indicators (Clis) non va presa come un riferimento della contrazione economica ma come un segnale dell’orientamento negativo preso dall’attività. Proprio su questo secondo l’Ocse la dinamica di indebolimento attuale indicata dai Clis appare maggiore di quella che si verificò con la crisi del 2008.

Il superindce relativo all’area Ocse ha registrato un calo di 0,80 punti percentuali a marzo (da 99,6 punti a 98,8). Il Clis relativo all’Italia è calato di 1,37 punti. Il calo più forte però, meno 1,93 punti, ha riguardato la Germania, seguita dalla Gran Bretagna, con meno 1,84 punti. Il sperindice relativo agli Usa ha segano un calo di 0,59 punti percentuali. Quello sul Giappone ha segnato meno 0,49 punti. Ma la flessione che più di tutte suscita dubbi sulla capacità di questo indicatore di cogliere pienamente la portata dei danni già causati dalla pandemia è quella relativa alla Cina: solo meno 0,30 punti a marzo, anche se aveva già accusato un meno 0,33 punti a febbraio. Più pesante infine il calo sulla Russia: meno 1,59 punti. 

“La diffusa sospensione dell’attivita’ economica causata dalle misure di contenimento adottate pressoche’ ovunque nel mondo incidera’ significativamente sulla capacita’ delle famiglie europee di fare fronte autonomamente alle proprie esigenze economiche nelle settimane a venire”. L’allarme e’ contenuto in un articolo curato da 3 ricercatori della Banca d’Italia, secondo cui le misure di lockdown “hanno profonde ricadute sulle opportunita’ lavorative e la capacita’ reddituale di larga parte della popolazione e il loro prolungarsi acuirebbe situazioni di disagio economico preesistenti e ne creerebbe potenzialmente di nuove”. 

La quota di popolazione che vive in famiglie a rischio di poverta’ (reddito insufficiente) o finanziariamente povere (ricchezza finanziaria insufficiente), scrivono i tre ricercatori, varia considerevolmente tra i diversi Paesi europei. Mentre la quota di popolazione in poverta’ di reddito e’ compresa tra il 15 e il 30 per cento, la diffusione della poverta’ finanziaria varia in misura molto piu’ marcata, interessando tra il 15 e l’80 per cento delle popolazioni nazionali. In Italia e in Spagna, i paesi europei al momento piu’ colpiti dal contagio, poco piu’ del 40 per cento della popolazione e’ finanziariamente povera. In Francia e in Germania, dove pure sono state adottate misure fortemente restrittive, e’ finanziariamente povero rispettivamente circa il 40 e il 33 per cento della popolazione. Le famiglie con risorse economiche insufficienti, inoltre, traggono il loro reddito da fonti diversamente esposte alle misure di contenimento. Ad esempio, i redditi da trasferimenti, come le pensioni, sono senz’altro isolati dalle ricadute occupazionali. Per contro, i lavoratori autonomi sono presumibilmente piu’ esposti di quelli alle dipendenze perche’ difficilmente hanno accesso a strumenti assicurativi contro la mancanza di lavoro. E tra i lavoratori dipendenti e’ immaginabile che quelli con contratti a termine fatichino di piu’ a raggiungere i requisiti minimi per l’accesso ai sussidi di disoccupazione. Allo stesso modo, si puo’ ritenere che nell’immediato, a parita’ di risorse economiche, le pressioni finanziarie siano maggiori per le famiglie che non possiedono l’abitazione di residenza. In Spagna un quinto della popolazione vive in famiglie finanziariamente povere il cui principale percettore trae il suo reddito da impieghi piu’ a rischio (lavoro dipendente a tempo determinato, autonomo) o e’ prevalentemente senza lavoro. In Italia e in Francia la quota e’ pari al 17 e al 14 per cento, e scende a un decimo in Germania. 

La diversa esposizione a rischi di reddito delle famiglie finanziariamente povere nei paesi europei al momento piu’ colpiti dal contagio e’ pero’ compensata dal diverso grado di vulnerabilita’ connesso con l’ottenimento di servizi abitativi. In Germania e in Francia un quarto della popolazione e’ finanziariamente povera e vive in una casa in affitto. In Italia e’ in questa condizione poco meno di un quinto della popolazione e in Spagna poco piu’ di un decimo. Le famiglie vulnerabili dispongono poi potenzialmente di molteplici fonti di reddito. Ad esempio, se oltre al reddito da lavoro autonomo del maggior percettore la famiglia dispone di un reddito da lavoro dipendente a tempo indeterminato o da pensione la caduta del reddito familiare che potrebbe derivare dalle ripercussioni delle misure di contenimento e’ minore di quella che si registrerebbe se anche l’altro percettore ottenesse il proprio reddito da lavoro autonomo. In Francia, Germania e Spagna oltre un decimo del reddito familiare delle famiglie finanziariamente povere il cui principale percettore ha un reddito non a rischio proviene da attivita’ particolarmente esposte alle misure di contenimento (il 15 in Francia, il 13 in Germania, l’11 per cento in Spagna). In Italia la quota e’ pari a un ventesimo. Allo stesso tempo, in Francia e in Germania il 90 e l’85 per cento del reddito familiare dei nuclei finanziariamente poveri il cui principale percettore e’ esposto alle ricadute delle misure di contenimento deriva da attivita’, sue o di altri membri, altrettanto esposte a tali ricadute. In Italia e in Spagna la quota e’ molto piu’ bassa, pari al 70 e al 67 per cento, rispettivamente.

Goldman Sachs prevede una contrazione del Pil italiano dell’11,6% quest’anno, la peggiore tra i Paesi dell’Eurozona, a causa dell’impatto del Covid-19. Per la Spagna la prognosi e’ di -9,7%, per la Germania di -8,9% e per la Francia di -7,4%. Per il 2021 le stime puntano a un rimbalzo del Pil della Penisola a +7,9%, crescita che sarebbe tuttavia inferiore rispetto a Germania e Spagna (+8,5% entrambe), mentre la Francia registrerebbe +6,4%. Per l’Eurozona GS si attende una flessione del Pil del 9% nel 2020, seguita da +7,8%. ‘Ci aspettiamo una forte contrazione della crescita europea a causa del coronavirus’, indicano gli economisti di Gs, precisando che le incertezze sulle stime sono comunque molto alte dato l’inedito tipo e la magnitudo dell’impatto. A incidere sull’evoluzione saranno oltre alle dimensioni del calo dell’attivita’ anche la durata delle misure di confinamento e la velocita’ del successivo rimbalzo. Nello scenario ‘migliore’, in cui il rimbalzo e’ piu’ rapido del previsto e il calo di attivita’ piu’ contenuto, il Pil dell’Eurozona potrebbe contrarsi ‘solo’ del 6%. Nello scenario peggiore, con perdite di attivita’ maggiori del previsto, un lockdown piu’ lungo e un rimbalzo piu’ lento, il Pil della zona euro potrebbe registrare un tracollo pari a -16% nel 2020, cioe’ 3 volte e mezzo peggiore del -4,5% registrato nel 2009. 

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