Pronti per la ripartenza ma solo dopo i follow up per tutti

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Scienziati e politica permettendo, la ripresa del calcio ci sarà ma a scaglioni. A ricominciare sarà la serie A ma con una regola ben precisa: la squadra intera, tecnici, giocatori e addetti ai lavori, dovrà organizzarsi in ritiri chiusi così come avviene in occasione dei ritiri estivi.

Sicché dopo il diniego di Rezza che aveva manifestato il suo diniego sulla ripresa agonistica, il cosiddetto protocollo di garanzia, che prossimamente sarà definito, verrà passato al governo, nelle persone del Ministro dello Sport Spadafora e in quello della Salute Speranza. Palla a loro, dunque.

A decidere la ripartenza sarà l’Esecutivo, ovvero l’organismo dal quale è partita la FIGC in occasione della sua seconda riunione della commissione medica dove ha partecipato Walter Riccardi, membro dell’OMS nonché consigliere del Ministro Speranza. “Sarà fondamentale in questa fase – ha affermato Riccardi – mettere in atto le migliori procedure esecutive volte a riprendere l’attività agonistica non appena il Paese tornerà a ripartire. Noi stiamo lavorando senza fretta e senza fermarci un momento così da farci trovare pronti non appena il Governo ci darà il via”.

Il 23 di aprile, intanto, si riunirà la Federcalcio e la linea appare abbastanza scontata: tra fretta e scetticismo, vuole a tutti i costi terminare la stagione anche arrivando all’ultimo minuto possibile.

La guarigione dei due calciatori della Juve, Rugani e Matuidi, possono essere dei segnali positivi in tal senso in attesa di un segnale del Presidente del Consiglio Conte con la consapevolezza che non tutte le squadre possono permettersi un ritiro con hotel e campo adiacente. Ma la guarigione dei due giocatori è solo una speranza, non una certezza volta alla ripresa agonistica.

Per rispondere alla domanda di sicurezza assoluta dall’Aic e rimediare alle obiezioni etiche sui tamponi a calciatori, tecnici e addetti vari per i mancati esami a medici ed infermieri – scrive la Gazzetta del Mezzogiorno – una ipotesi proposta dalla FIGC è quella di far ripartire il calcio con uno screening, un follow up insomma, da effettuarsi prima del ritiro, inizialmente con la serie A, poi con la B ed infine con la C. L’ipotesi degli alberghi-ritiro proposta dalla commissione era già circolata qualche giorno fa, ma non sembra essere di gradimento all’Aic che però ha preso atto della riduzione degli ingaggi da parte del Parma che, di comune accordo coi calciatori, ha deciso per un taglio degli stipendi. Un segnale ulteriore di speranza del calcio il cui obiettivo è quello di tornare in tornare in campo.  

E’ giusto tornare a giocare ma solo se le cose cambieranno, però. Ogni giorno ci sono dai 500 ai 600 morti e migliaia di infettati e, dunque, in questo momento non ci sono le condizioni per riprendere, si dovrà cercare di farlo, sì, ma in totale sicurezza e non follemente come fu per Atalanta Valencia. Lasciamo che a parlare siano i comitati scientifici e non i presidenti o i giornalisti.

 

Massimo Longo

 

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