Stiamo diventando ridicoli con #andràtuttobene. Pensiamo  a cosa dobbiamo fare piuttosto

Politica

Di

Pierfranco Bruni – scrittore

Ci manca il senso della conoscenza del peggio. Non conviene averla. ci basta l’illusione o la speranza. Bisogna cominciare a convivere con il peggio. Il peggio bisogna viverlo per capire il meglio. È una questione antica. Platone ci aveva consigliato di capire il peggio considerandolo tale. Non ci vedo nulla di “positivo” nella ormai conformista frase #Iorestoacasa e tanto meno in #Andràtuttobene. Frasi banali senza alcun senso e retorica in piena burrasca. Non abbiamo o non vogliamo prendere atto della cognizione del peggio. Gli italiani sono (siamo) così  leggeri nel lanciare slogan che sembrano aver perso gli orizzonti e la capacità di una riflessione lungimirante e profonda.

La riflessione sullo stato della situazione. Chi ci solleverà da questa terrificante tragica errabonta  commedia di morte? Il fatto di restare a casa? Il fatto che chi ci illudiamo che vediamo rosa o celeste il firmamento? Non si può più restare a casa. I motivi sono tanti. Lo si ripete da troppo tempo senza ancora avere la misura dello spazio nel quale il nostro esistere si muove.

Non si tratta più di un fatto soltanto fisico. Il restare a casa significa fermare la vita di un popolo perché non si sono trovate alternative altre.

Platone: “All’uomo non conviene considerare, riguardo a se stesso e riguardo ad altre cose, se non ciò che è l’ottimo e l’eccellente; e inevitabilmente dovrebbe conoscere anche il peggio, giacché la conoscenza del meglio e del peggio è la medesima”.

Una civiltà “civile” può sottomettersi a questa imposizione impostazione disordinata politicamente e scientificamente? La politica è morta. La scienza lavora a più non posso ed è ancora in una fase sperimentale. Non ad una avanguardia sperimentale. Anche Dante e Fausto Coppi sembra che siano morti di malaria. Anche Federico Tozzi è morto di spagnola. Ma oggi lo spazio e il tempo ci hanno portato a considerarci immortali con l’aiuto fondamentale della scienza. Dante ritornando da Venezia si ammalò di malaria, si dice, e morì in esilio a Ravenna. Si era nel 1321.

Non basta restare a casa dopo mesi che si ripete la stessa frase. È banale. Però si continua a restare in casa. Giusto. Faremo i conti alla fine se ci saremo. Poi perché si ripete che andrà bene? Non andrà bene. Non va bene. Perché la tragedia è ovunque. Dalla sanità al crollo spaventoso delle economie. Non potrà andar bene perché non saremo gli stessi. Saremo peggiori. Non migliori. Io non leggo nulla che possa farmi pensare che andrà bene. Andrà diversamente. Già il fatto che ci dicono che bisogna convivere con il terrore della malattia e con la condivisione della morte mi fa comprendere che bene che andrà sarà l’illusione nel tremore della caducità.

Allora.
Cerchiamo di essere seri. Posso anche non uscire di casa, io potrei restare chiuso nel mio studio a vita durante. Io vivo di esilio. Alla mia età poi… Sono un egoista fottuto! Io sto bene a casa, figuratevi, figuriamoci. Ma che andrà bene no. Non andrà bene in ogni ambito. Andrà sempre peggio. È un errore avanzare con questa idea perché non abbiamo il coraggio di vivere la realtà e di osservare ciò che accade e ciò che è accaduto. 

Fine del discorso. Non ci sveglieremo una mattina e qualcuno potrà dirci: abbiamo avuto soltanto un cattivo sogno. Un incubo.  Io intanto continuo a svegliarmi alle 4 del mattino per preparare il primo caffè della giornata. Poi tutto il resto sarà una disperazione lenta. Siamo eredi non della civiltà intesa come “bellezza” del progresso. No. Siamo eredi della barbarie se non riusciremo ad avere la consapevolezza del peggio.

La conoscenza del peggio è fatta di vita sospesa. Il pessimismo da qui nasce. Il mondo pessimo direbbe, anzi ha detto, Manlio Sgalambro.  Tra l’altro dovremmo sospendere il pensare, le idee, il senso… Bisogna sempre attraversare il bosco!

redazione@corrierenazionale.net

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