La terapia per salvare l’Italia

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La“terapia” sanitaria dimostrerà la sua potenziale validità non prima del prossimo anno. IL “malato”, però, potrebbe “spirare” prima. Questa è la situazione che si percepisce in Italia. La crisi economica, antica e reiterata, con questa Pandemia, ci ha messo a terra. Ma non solo. Mentre il sistema bancario nazionale è sempre tutelato, accedere al credito resta un problema. Per parecchi piccoli imprenditori si è fatto impossibile. La macchina economica nazionale s’è inceppata. Intanto, tirare avanti, è un’impresa che metta a dura prova anche il più diligente degli imprenditori e non solo. La burocrazia nazionale non concorre, certamente, a migliorare il quadro sociale del Bel Paese. Tantomeno, quello finanziario.

Il tutto, tra l’altro, ipotecando il futuro di un’intera Generazione di lavoratori e senza garantire una serena vecchiaia a quella che è destinata a uscire della realtà produttiva. Ma non basta. Tra accise, addizionali locali e nazionali, pur se dilazionate, il rischio di recessione resta. Purtroppo, non esiste una “cura” sicura per frenare il depauperamento delle risorse nazionali.

 L’Italia è uno dei Paesi UE con una macchina dello Stato a ingente costo e a basso rendimento. Una terapia, poi mai sperimentata, poteva essere quella del federalismo fiscale. Da noi, invece, si è fatto un passo indietro e il Covid-19 ha contribuito non poco. Ci sono, così, degli obblighi che restano in primo piano ed è molto più facile concentrarsi sul “mucchio” che mettere a “fuoco” le speculazioni di pochi. Insomma, chi rischia sono sempre i più “deboli”. Ma non è ancora finita.

La “terapia” per salvare l’Italia resta, di conseguenza, ancora da sperimentare nel concreto. Intanto, l’anno procede con segnali inquietanti sia a livello interno, che internazionale. La Penisola, come il resto del mondo, resta in attesa del vaccino per sconfiggere questo Coronavirus. Poi, sarà la volta della nostra dolente economia.

Giorgio Brignola

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