L’Equitazione può e deve ripartire

Sport & Motori

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La richiesta al Ministro per le Politiche giovanili e lo Sport e al Capo dell’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri veicolate dalla Consulta Italiana Equitazione.

Il 50% dei centri rischia di chiudere.

L’Equitazione è uno sport individuale, si svolge all’aria aperta, in spazi ampi; gli ambienti chiusi possono essere interdetti all’uso e muniti di detergenti idonei e debitamente igienizzati. Gli allenamenti possono svolgersi facilmente in assenza di pubblico o accompagnatori e le entrate degli utenti possono essere contingentate e concesso l’accesso solo ad atleti protetti da guanti e mascherine: grazie alle peculiarità che rendono l’Equitazione uno tra i primi sport per conformità rispetto ai canoni imposti, la Consulta Italiana Equitazione ha protocollato una lettera al Ministro per le Politiche giovanili e lo Sport ed al Capo dell’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri veicolate dalla Consulta Italiana Equitazione con il sostegno del mondo dello sport rappresentato da vari soggetti tra cui ASI, Ente di promozione sportiva.

L’Equitazione può ripartire. L’Equitazione deve essere una delle prime discipline a ripartire.

 Il mondo della politica viene dunque invitato a porre particolare attenzione alle caratteristiche che fanno dell’Equitazione uno sport che può rientrare nel novero dei primi a ripartire, fornendo tra l’altro il mancato impegno fisico all’aria aperta alla popolazione reduce da una dura quarantena ed il dovuto supporto alle attività e terapie rivolte a persone fragili o diversamente abili, bruscamente interrotte a causa del Covid -19: infatti l’impiego del cavallo in ambito sociale si è dimostrato negli ultimi anni di primaria importanza nel ruolo di sostegno delle realtà più a rischio della popolazione, oggi più che mai sensibili in quanto gravate dal peso della forzata quarantena. L’attività equestre deve poter tornare a fornire rapidamente il dovuto supporto anche alle terapie rivolte a persone diversamente abili, bruscamente interrotte, garantendo così il suo rilevante ruolo sociale e terapeutico, ad esempio a favore dei numerosi praticanti affetti da varie forme di autismo.

 La Consulta Italiana Equitazione delinea quindi un quadro di duplice aspetto: ottimistico, dunque, sulle possibilità di ripresa delle attività a breve termine grazie alle peculiarità dello sport stesso ma fortemente pessimistico sulle condizioni di disagio dei centri ippici con cavalli fermi dal lavoro, ma bisognosi di cure e ridotti in alcuni casi all’emergenza alimentare. Consentire con priorità le attività equestri all’aperto permetterebbe inoltre di attenuare quella che abbiamo già da tempo definito un’emergenza nell’emergenza e cioè il protrarsi delle spese, ormai non più sostenibili, per l’alimentazione dei cavalli inattivi. Tale circostanza, con il protrarsi dell’inibizione alle attività equestri, comporterà la chiusura definitiva di una altissima percentuale di centri ippici, ad oggi stimata intorno al 50%.

Il grido d’aiuto lanciato dal mondo dell’Equitazione, raccolto e trasmesso dalla portavoce della Consulta, Chiara Minelli, attende ora le risposte politiche che gli restituiscano la dignità del ruolo sociale, oltre che sportivo, che gli appartiene.

 

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