Donazione dalla Polizia penitenziaria per l’ospedale Papa Giovanni

Lombardia

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Solidarietà dalla Casa circondariale di Bergamo per l’ospedale Papa Giovanni XXIII. Il personale del Corpo di Polizia penitenziaria e funzioni centrali si è autotassato per dare un sostegno concreto in questo periodo di difficoltà.

«È così che l’istituzione carcere ha voluto mostrare la propria vicinanza a tutto il personale medico, infermieristico e paramedico che opera tanto nell’istituto penitenziario, quanto nei reparti ospedalieri dell’Asst (Azienda socio sanitaria territoriale, ndr) Papa Giovanni XXIII», ha scritto la direttrice della casa circondariale, Teresa Mazzotta, nella lettera con cui ha accompagnato la donazione di 2.325 euro.

«Il dramma sanitario che ha colpito Bergamo e l’intera provincia – prosegue la lettera – ha reso necessario che la direzione del carcere rivedesse la propria organizzazione anche rispetto alla prevenzione e alla cura della salute del personale penitenziario e della popolazione detenuta». La direttrice della Casa circondariale aggiunge che «il lavoro di rete e congiunto, svolto da tutto lo staff sanitario dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, è meritevole del più ampio apprezzamento».

«La direzione e il comandante di reparto e il personale penitenziario tutto, con la donazione compiuta in favore dell’Asst Papa Giovanni XXIII, desiderano esprimere un sincero ringraziamento e dare un piccolo contributo al personale medico, paramedico e infermieristico della città di Bergamo, che ha combattuto in prima linea nell’epicentro di massimo contagio con l’unico obiettivo di salvare delle vite umane», conclude la lettera.

La direttrice generale dell’Asst Maria Beatrice Stasi ha voluto esprimere il ringraziamento personale e a nome di tutti i professionisti del Papa Giovanni: «Questo gesto è un segno tangibile della vicinanza fra le nostre due istituzioni, impegnate a tutelare i cittadini in questa pandemia. La collaborazione è stata massima e ha finora consentito di garantire la sicurezza per operatori e detenuti anche in carcere, grazie alla disponibilità e alla professionalità di tutti».

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