Le aziende non possono più funzionare come prima

Attualità & Cronaca

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A cura di Pietro Martani, fondatore e Amministratore Delegato di Copernico. 

Siamo a un punto di svolta. Sono bastati questi ultimi mesi per metterci di fronte all’evidenza che le aziende non possono più funzionare come prima. È vero, siamo nel pieno di una crisi inaspettata, ma la storia ci ha insegnato che dalle crisi nascono anche le migliori opportunità. Per creare le condizioni perché questo avvenga, è necessario ripensare ai modelli organizzativi e rendere rilevanti processi e strategie che fino a questo momento, forse, erano stati marginali, come, per esempio, la digitalizzazione o il ripensamento della struttura aziendale.Lo smart working sembra quindi diventata una modalità necessaria per gestire una fase 2 molto complicata, dove il distanziamento sociale è ancora imprescindibile.

Lavorare con questa modalità piace: secondo un recente sondaggio di Nomisma il 56% di chi oggi la sta applicando vorrebbe continuare a farlo anche post crisi e, infatti, il 32% delle società intervistate dichiarano che continueranno a lavorare parzialmente in smart working anche dopo la fase di isolamento. Quel cambiamento che da anni promuoviamo e sosteniamo è, quindi, finalmente arrivato. Ma non basta. Dobbiamo provare a fare un ulteriore passo per far ripartire quelle attività imprenditoriali che hanno pesantemente subito gli effetti del lockdown.

La principale caratteristica di questa crisi è la velocità con cui è esplosa e gli economisti concordano nel dire che sarà anche la più profonda degli ultimi novant’anni. Le imprese non possono essere lasciate sole ad affrontare questo momento. Gli interventi dello Stato volti a regolarizzare lo smart working o a generare liquidità sono stati importanti e indubbiamente utili. Ma alle aziende serve di più. Le imprese devono essere sostenute e essere messe in condizione di continuare a produrre, di ottimizzare le risorse che hanno a disposizione, di ripensare all’organizzazione del business, se necessario, e di tornare ad essere competitive in uno scenario che è completamente stravolto. Solo così potranno riprendere l’operatività in modo sano e sostenere l’occupazione.

Quello su cui dobbiamo focalizzarci è rispondere alle esigenze di flessibilità e scalabilità delle imprese. Dobbiamo cercare di mettere a disposizione tempo e risorse specializzate per sollevare le aziende dalle attività di gestione e permettere loro di concentrarsi sui piani di sviluppo. E lo possiamo fare creando organizzazioni a rete in cui le aziende, soprattutto quelle più piccole e con meno risorse, trovino partner fidati con cui collaborare. D’ora in poi, non si potrà prescindere dallo sviluppare processi efficienti, bisognerà puntare su innovazione, formazione, creazione di competenze solide e di contesti stimolanti che aiutano a lavorare meglio.
Ecco perché stiamo lavorando alla creazione di servizi a valore aggiunto che vanno proprio in questa direzione.

Le nostre imprese avranno a disposizione una piattaforma che le aiuterà come gruppo omogeneo d’acquisto e nella “messa in rete” per supportare rapidamente le svariate esigenze del business attraverso partner qualificati.Dove i processi decisionali sono incerti e lenti sarà più difficile la ripresa, chi invece saprà cogliere le potenzialità del momento e saprà scegliere gli strumenti, le strategie e i partner giusti, ne uscirà più forte. John F. Kennedy diceva: “The Chinese use two brush strokes to write the word ‘crisis.’ One brush stroke stands for danger; the other for opportunity. In a crisis, be aware of the danger, but recognize the opportunity.”

Ecco noi dobbiamo focalizzarci su quella pennellata che rispecchia l’opportunità, perché i tempi di rottura sono i tempi del cambiamento costruttivo, sono quelli che permettono di immaginare un futuro migliore e di costruirlo. Come? Facendo rete, ma soprattutto restando uniti. http://www.coperni.co (abstract)

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