“Solo il lavoro rende liberi”

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Quando la municipalità napoletana scolpisce sui manifesti predisposti per la celebrazione del primo maggio, festa dei lavoratori le parole “Solo il lavoro rende liberi” fa scattare lo sconcerto della Comunità Ebraica di Napoli, e a far dichiarare alla sua presidente Lydia Schapirer, che “ritiene offensivo per la memoria delle vittime della Shoah e per gli Ebrei la scelta di quell’espressione odiosa e considera l’episodio un esempio pericoloso di come la conoscenza corretta di quel che è stato abbia sempre meno spazio presso certe amministrazioni, evidentemente più avvezze alla banalizzazione degli eventi storici che alla corretta percezione del loro reale significato”.

La scritta campeggiava all’ingresso del campo di concentramento e sterminio di Auschwitz. Non è stata sufficiente la successiva correzione del Comune, che ha cambiato l’ignobile frase con “solo il lavoro rende la dignità”. È stato e resta per la comunità ebraica, non solo napoletana, un uso tanto disinvolto delle parole, “che rivela superficialità, insensibilità e ignoranza inaccettabili da parte di una rappresentanza istituzionale”. Il Sindaco De Magistri, per altro, si fa notare, non ha mai nascosto la sua avversione per Israele e il totale appoggio alla controparte palestinese (come quando fu conferita la cittadinanza onoraria al presidente dell’Anp Abu Mazen).

E ultime, in ordine di tempo vanno annoverate le polemiche scoppiate nel novembre scorso, quando venne nominata assessore alla Cultura Eleonora De Majo che nel 2015 paragonò il sionismo al nazismo, e nel gennaio scorso quando la Comunità Ebraica decise di non presenziare alla cerimonia organizzata dal Comune in occasione della giornata della Memoria. 

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