di Marco Castelli
La ripresa dell’attività giudiziaria nei palazzi di giustizia siciliani sembra avvenire in ordine sparso. Dopo la paralisi pressoché totale dovuta alla fase 1 del periodo di emergenza Covid, la rimessa in moto di ciascun Tribunale sarebbe oggi decisa autonomamente dal rispettivo Presidente, a seconda della situazione di ogni territorio e di quanto discusso con il relativo Ordine degli avvocati, con l’autorità sanitaria locale e con la Regione. Non mancano situazioni in cui due tribunali siti a pochi chilometri l’uno dall’altro vedano la riapertura in modalità differenti. L’attività penale del Tribunale di Palermo, ad esempio, avrebbe ripreso già da qualche giorno, mentre ad Agrigento, Termini Imerese e non solo si parla di fine luglio. Il Tribunale di Sciacca pare avviarsi verso la modalità esclusivamente telematica, quello di Agrigento riprenderebbe a breve a gestire le separazioni giudiziali mentre in quello di Catania, sempre in merito alle separazioni, se ne riparlerebbe il 2 settembre.
In una situazione così complessa e a tratti incerta, l’attività degli avvocati rischia di subire importanti conseguenze. Proprio stamattina era previsto un flash mob dei legali davanti al Tribunale di Agrigento, finalizzato a sensibilizzare le Istituzioni e l’opinione pubblica su una giustizia sospesa che rischia di lasciare i cittadini privi delle risposte di cui hanno bisogno. Secondo gli avvocati della Città della Valle dei Templi la paralisi finirebbe solo il prossimo settembre; in assenza di risposte adeguate ed immediate si avrebbero ripercussioni sull’intero comparto giustizia.
I detenuti del carcere Pagliarelli di Palermo che devono colloquiare con i propri avvocati possono adesso farlo. La direzione del carcere, però, ha stabilito specifiche regole: non solo vanno indossati guanti e mascherine ma l’ingresso è consentito solo a due avvocati per volta. Questo starebbe causando, per i legali, estenuanti attese all’esterno, sotto il sole cocente, nonostante nella prenotazione (obbligatoria) sia specificato giorno e orario. I tempi non sembrano essere stati affatto rispettati e gli avvocati, giovani o anziani che siano, hanno dovuto attendere fuori, in attesa di essere chiamati. Vista la situazione, la durata di alcuni colloqui è stata ridotta al minimo indispensabile per favorire lo smaltimento della fila; nonostante questo gli avvocati lamentano tempi insostenibili.