Fase 3: il rilancio della nostra economia e gli interventi europei

Economia & Finanza

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La Banca centrale europea rilancia gli acquisti di debito per l’emergenza economica dovuta alla pandemia da coronavirus.

L’orizzonte temporale in cui la Bce condurrà gli acquisti di titoli per l’emergenza pandemica ‘sarà esteso almeno fino a fine giugno 2021’ dall’attuale scadenza di dicembre di dicembre 2020.

Per il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri alcune banche sono state ‘più rapide’ a erogare subito i prestiti garantiti previste dalle misure del Governo, mentre altre “hanno avuto malfunzionamenti” anche ‘colpevoli’ che vanno risolti.

La moratoria sui prestiti bancari decisa dal Governo, afferma Gualtieri, è ‘stata un successo’ e ha raggiunto quota 260 miliardi di euro.

“In un contesto di incertezza e fragilità, diventa fondamentale ricostruire un sistema sanitario fondato sulla centralità della persona e non sull’interesse economico. Il suo smantellamento ha creato le condizioni per un impoverimento sociale”. 
Il Recovery fund “sarà senza dubbio votato e approvato” dai Paesi membri dell’Unione europea, nonostante alcune capitali stiano esprimendo dubbi e contrarietà, dichiara il commissario all’economia, Paolo Gentiloni. “Alcuni dettagli saranno cambiati e negoziati, ma il cuore della proposta sarà approvato”, precisando che “è possibile che l’accordo al Consiglio europeo arrivi a luglio. Il primo luglio comincerà la presidenza semestrale tedesca dell’Ue, e anche questo aiuterà”.
Gentiloni quindi sottolinea che “se la Commissione europea, per la prima volta nella sua storia, mette in campo risorse per centinaia di miliardi, credo che abbia anche il dovere di assicurare una coerenza fra queste risorse senza precedenti e un impatto sulla competitività e sulla qualità della vita nei nostri Paesi. Per questo la transizione verde dovrà essere un elemento fondamentale dei Piani nazionali di ripresa”. 
Per il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, “non cogliere l’occasione del Mes sarebbe delittuoso. Sono 37 miliardi dell’Europa disponibili subito, senza condizioni e a zero interessi. Potrebbero finanziare un gigantesco piano di investimenti in sanita’, il ministro Speranza sta lavorando a una proposta da 20 miliardi: ospedali moderni, pronti soccorso, strutture per le cure intermedie, Rsa”.
Per Rossi così “potremmo creare centinaia di migliaia di posti di lavoro evitando che la crisi sociale ci sommerga”.
Dopo l’emergenza da coronavirus, sostiene Bonaccini, “mi auguro che piu’ nessuno metta in discussione il bisogno del Paese di una sanita’ pubblica e universalistica perche’ il virus che non ha guardato al portafoglio”, così il presidente della Regione Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini: “C’e’ una grandissima opportunita’ per il piu’ grande investimento in Italia mai visto dal Dopoguerra. E a fronte di questo ci faremo trovare pronti”.
“Il sì al Mes? E’ l’esempio delle cose che dovremmo e si potrebbero fare in fretta: miliardi a tassi molto vantaggiosi per costruire ospedali, portare la sanità sul territorio, assumere personale, investire nelle nuove tecnologie”. Così Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio. “Tutto l’insieme di investimenti insomma che proprio il Covid ci ha mostrato essere fondamentali. La protezione delle persone passa per una buona sanità e questa è la buona occasione per tras formare i bisogni in concretezza. Noi per anni abbiamo parlato di una sanità che si avvicina ai territori – afferma zingaretti – non bisogna tornare indietro. Investire sulla sanità è anche una possibilità di sviluppo del nostro pil”.
“Il Mes non lo decide la Regione Veneto, lo decide il Governo italiano se lo vuole accettare”. Cosi’ il presidente Luca Zaia. “Io esprimo le mie considerazioni quando vedo i vincoli che ci sono. È un problema del Governo, se decide di portarsi i soldi a casa vuol dire che avra’ deciso che sono un affare. Non spetta a me decidere sul Mes”.
Per il presidente della regione Molise, Donato Toma, “una delle cose che abbiamo imparato da questa pandemia è che occorre rimodulare i nostri stili di vita e riequilibrare quel rapporto uomo-ambiente alterato da comportamenti scorretti che hanno ferito la natura e compromesso gravemente l’ecosistema e la biodiversità”.
“Si è parlato molto, in tempo di Covid-19 del fatto che questa crisi porterà a rivalutare le aree interne, luoghi salubri, poco antropizzati, incontaminati, e le risorse che questi territori possono mettere in campo. Si tratta, però, di chiarire l’equivoco che ha fin qui caratterizzato l’elemento spaziale nella governance dei territori, nel senso che tali aree sono rimaste pressoché vergini perché escluse dalle direttrici di sviluppo e, dunque, isolate. La pandemia – osserva Toma – ci ha insegnato che l’isolamento del territorio, la bassa densità demografica possono essere una carta da giocare”.

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