‘Ndrangheta a Verona, indagato per peculato l’ex sindaco Flavio Tosi

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Il politico ex Lega e fondatore di Fare!: “Non ne so nulla, ne uscirò totalmente estraneo”

 

 Flavio Tosi

Tra i 26 indagati dalla Dda di Venezia per infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Veronese compare anche l’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi. Nei confronti del politico, ex Lega e poi fuoriuscito per fondare Fare!, viene ipotizzato il reato di peculato in concorso. Secondo quanto confermato da fonti vicine alle indagini, il coinvolgimento di Tosi riguarderebbe una presunta distrazione di denaro portata a termine con l’aiuto dell’ex presidente dell’Ami, la municipalizzata dei rifiuti veronese.

“Non ne so nulla, ne uscirò totalmente estraneo, come in tutte le altre occasioni”, ha commentato Tosi. “Da sindaco sono sempre stato rigorosissimo nel mio mandato tanto da non avere utilizzato per molti anni autisti e veicoli a carico del Comune pur avendone diritto, facendo risparmiare alle casse pubbliche decine di migliaia di euro, pagando di tasca mia anche quando non ne sarei stato tenuto, quindi la presente indagine nei miei riguardi (che mi risulta rivolta a tutt’altri aspetti e che anche stavolta apprendo dai mass media) mi fa francamente sorridere”.

Ancora l’ex sindaco: “Nel 2006 da Assessore Regionale subii addirittura una perquisizione domiciliare, salvo poi essere totalmente prosciolto: il magistrato di turno mi querelò per la mia replica piuttosto forte, il che mi costò migliaia di euro per aver proclamato e difeso la mia innocenza. Lo stesso copione si è ripetuto altre volte nel tempo, da ultimo nel 2014, ed il sottoscritto ne è uscito totalmente estraneo, tanto per cambiare. Pertanto ho moderato i toni della presente risposta, per evitare di essere querelato da qualche collega di Palamara, per il rispetto che provo nei confronti della Magistratura e dei tanti togati realmente indipendenti, ma certamente non di tutti. Non aggiungo altro: le querele da parte di magistrati risentiti dalle mie dichiarazioni mi sono costate abbastanza”.

“Sapevamo che la ‘ndrangheta era presente a Verona ma mai avremmo pensato che il radicamento delle cosche fosse tale da poter costituirne una locale autonoma e indipendente, come emerge dalle indagini della Dia di Venezia e delle Squadre Mobili di Verona e Venezia”, dichiara Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputata M5s.

“Preoccupano, in particolare, i possibili collegamenti con la politica locale, in particolare con l’importante azienda del Comune di Verona, l’Amia, e con l’ex sindaco Tosi, che risulta indagato. Notizie inquietanti, che dimostrano la presenza ormai innegabile della criminalità organizzata anche in Veneto. Già Verona ha subito uno choc dalle indagini relative al caso di Domenico Multari, il boss che vantava una lunga fila di imprenditori e non veronesi fuori casa per la richiesta di favori. Grazie a magistrati e forze dell’ordine per aver portato a segno una operazione che consente di mettere in sicurezza i settori economici più fragili e più esposti al ricatto mafioso e la stessa Pubblica amministrazione”.

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