Parte il confronto sugli Stati Generali dell’Economia

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Le tensioni tra Conte e i dem, che chiedono maggiore collegialità, restano. Serve però un confronto spedito per elaborare i progetti necessari ad accedere ai fondi messi a disposizione dall’Europa. E la maggioranza si divide anche sul coinvolgimento del centrodestra

Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri

Le tensioni tra Pd e palazzo Chigi ancora restano, ma sugli Stati generali da lunedì partirà il confronto sui tempi e sulle modalità per arrivare al ‘Recovery plan’, considerato la vera ‘sfida’ da entrambe le ‘parti’ perche’ occorrerà rendere chiaro come l’Italia intenda rispondere alle richieste dell’Europa. Perché i soldi che arriveranno dalla Ue un po’ alla volta, dovranno essere ‘giustificati’. Ovvero accompagnati da tempi certe, scadenze da rispettare e soprattutto progetti dettagliati.

 

Proprio per questo motivo Franceschini, Gualtieri e tutto lo stato maggiore del Pd (lunedì nella direzione dem si farà il punto sulla situazione politica e si comincerà ad affrontare anche il dossier sulle regionali e la possibilità, in salita, di stringere accordi più stringenti con M5s) si aspettano che gli Stati generali dell’Economia siano semplicemente una ‘cornice’. Dentro la quale stabilire alcuni capitoli da approfondire con una fase d’ascolto – tra cui innovazione, digitalizzazione, sviluppo sostenibile, investimenti pubblici, semplificazione della burocrazia – per preparare un percorso che si concluderà solo a settembre.

Il piano nazionale di Riforme

Un percorso che è destinato ad intrecciarsi con il Pnr, il piano nazionale di Riforme che verrà presentato sempre in settimana e che, al contrario degli anni scorsi, conterrà solo linee d’azione, delineerà obiettivi, orizzonti senza però entrare nel dettaglio dei progetti.

Da qui l’invito dei maggiorenti del Pd ad evitare fughe in avanti. Il premier Conte sta lavorando ai vari dossier, dal tema della semplificazione alle infrastrutture (avvalendosi anche del contributo della task force di Colao che ha consegnato la relazione finale), probabilmente già lunedì sera inizierà un confronto nella maggioranza con i capi delegazione, punta ad un piano dettagliato. E a procedere speditamente, per rispondere alle sollecitazioni della Ue e delle varie categorie in sofferenza.

Sarà un documento scritto con l’obiettivo di arrivare ad “una sintesi” e già mercoledì – al Senato è prevista l’informativa prima del Consiglio europeo – dovrebbe prefigurare i contorni del ‘piano di Rinascita’. Sempre a metà settimana, ma probabilmente giovedì, ci sarà l’avvio dei tavoli. Non è ancora chiaro quali saranno gli ‘ospiti’ invitati nè il timing degli appuntamenti che comunque dovrebbero essere spalmati in più incontri. Ma se per Conte gli Stati generali potrebbero concentrarsi in alcuni giorni, per il Pd sono necessarie almeno tre settimane con il ‘traguardo’ da tagliare a settembre.

Il difficile confronto con le opposizioni

Il presidente del Consiglio Conte è d’accordo che gli Stati generali sono l’avvio di un percorso, non certo la fine ma – secondo quanto riferiscono fonti della maggioranza – non intende farsi dettare l’agenda o condizionare sulle tappe. Il pressing del Pd (e sotto traccia anche quello del Movimento 5 stelle) è fissare un cronoprogramma, con idee ed una linea chiara. Con i dem che insistono sulla necessità di coinvolgere il Parlamento e anche le opposizioni.

Sia Zingaretti che Renzi sono del parere che a questo ‘treno’ occorrerebbe ‘agganciare’ soprattutto Berlusconi che con la sua strategia delle ‘porte aperte’ al governo (senza sostenerlo) da settimane risponde agli appelli ad instaurare un clima di concordia. Ma è dal fronte M5s che si frena sulla necessità di ‘allargare’ il perimetro, sia per la distanza che c’è da tempo tra forzisti e pentastellati, sia perché il timore è che dietro le quinte si vogliano creare le condizioni di un esecutivo di larghe intese alla ripresa dei lavori parlamentari. Timore che, stando sempre a fonti della maggioranza, avrebbe lo stesso premier, anche se oggi lo stesso Conte al ‘Corriere’ ha spiegato di non essere affatto preoccupato di una caduta dell’esecutivo.

In verità il Pd non prevede al momento alcun ‘piano B’ ma sulla necessita’ di preparare bene “il processo” del rilancio economico e sul fatto che questo debba terminare solo a settembre non arretra. Fonti parlamentari dem respingono la tesi che Zingaretti voglia rallentare o che venerdì sia arrivato un attacco politico al presidente del Consiglio. “Bisogna capire come spendere 172 miliardi, non sono possibili approssimazioni o errori”, il ‘refrain’.

Un quadro ancora instabile

Del resto il quadro è ancora instabile e, considerata la difficoltà tutta italiani di valersi dei fondi strutturali della Ue, c’è semplicemente – questo il ragionamento – il bisogno di un cronoprogramma preciso.

Gualtieri e Conte mantengono un contatto costante anche in questi giorni, le ‘ruggini’ dello scontro nell’ultima riunione dei capi delegazione è servito a chiarire le posizioni di entrambi.

I molti nodi sul tavolo

Altro nodo che andrà sciolto, per esempio, è il capitolo sulla riforma fiscale, sbandierato a più riprese dal Movimento 5 stelle e sottolineato anche dal premier nell’ultima conferenza stampa. Ma chi dovrebbe portare avanti il lavoro già accennato in epoca pre-coronavirus si trova ora a far fronte ad altri problemi, come l’erogazione della Cassa integrazione, la questione del blocco dei licenziamenti, le crisi aziendali, i prestiti che le banche devono erogare alle imprese. Insomma è possibile tornare a parlare di ‘progressività’ ma non in tempi brevi, considerato che l’emergenza economica deve ancora raggiungere i ‘picchi’ previsti e il quadro non è affatto stabile.

Per ora la necessità è affrontare l’emergenza economica, oltre che quella sanitaria. Il tema dell’abbassamento delle tasse dovrebbe arrivare sul tavolo solo quando la ripresa sarà evidente e sarà chiara la compatibilità di una riforma con l’esigenza di salvaguardare le finanze dello Stato. Non prima della prossima legge di bilancio, quindi.

In ogni modo il primo passaggio del confronto sugli Stati generali sarà ‘intrecciare’ il piano di Conte con l’impegno istituzionale del Pnr. La ‘missione’ che attende i rosso-gialli è quella di presentarsi al prossimo Consiglio europeo con un’immagine di compattezza anche perche’ per ora non c’è ancora nulla di definito riguardo agli aiuti promessi dalla Commissione presieduta dalla Von der Leyen. Con la prospettiva che l’Italia, per venire incontro tra l’altro alle esigenze di comuni e regioni, vari un altro scostamento di bilancio.

Mes o non Mes?

L’unico punto fermo è il Mes, ma è un dossier scottante. Il Pd punta a far sì che sia il Parlamento a pronunciarsi, il premier prende tempo, la priorità è definire il quadro del ‘Recovery fund’. Sul Mes si sta formando un vero e proprio ‘asse’ che, prendendo spunto dall’atteggiamento da tenere in Europa, può allargarsi anche a logiche più ampie. Zingaretti ha già avuto modo di apprezzare la mano tesa di Berlusconi che ha risposto presente agli appelli del Capo dello Stato. E Renzi è dello stesso parere.

Sullo sfondo c’è il tema della legge elettorale con il Pd che alla direzione potrebbe rilanciare la necessità di accelerare sul proporzionale con soglia di sbarramento al 5%. Un amo per il Cavaliere, ma su questo fronte occorrerà superare le ‘resistenze’ di Italia viva che frena.

Intanto in settimana dovrebbero essere sciolti altri nodi. Sulla data delle elezioni, per esempio (la Camera dovrà dare il via libera al dl). Sulla situazione ex Ilva, con l’incontro con i sindacati. E probabilmente sulla riforma del Csm, sul dossier Alitalia e quello su Autostrade, con l’ipotesi della revoca sempre più lontana, anche per le possibili conseguenze penali che potrebbe causare. 

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