Il Recovery Fund visto dai Paesi “frugali”

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Questi Stati, considerati i più ‘rigoristi’, vogliono abbassare l’ammontare totale del fondo e, in particolare, gli aiuti a fondo perduto. Si oppongono poi a una massiccia raccolta di soldi sul mercato e all’introduzione di nuove tasse.  

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 I Paesi membri dell’Unione europea sono divisi sul Recovery Fund, il fondo per la ripresa messo sul piatto dalla Commissione per aiutare gli Stati alle prese con la crisi economica innescata dalla pandemia di coronavirus.

Nel programma, che deve ottenere il sostegno di ogni capitale europea, i fondi sarebbero raccolti sui mercati direttamente dalla Commissione europea tramite obbligazioni garantite dal bilancio comunitario e verrebbero resi disponibili ai Paesi più bisognosi sotto forma anche di sussidi, e solo di non prestiti.

Next Generation EU

La proposta, denominata ‘Next Generation Eù, prevede infatti lo stanziamento di 750 miliardi di euro, di cui 500 miliardi a fondo perduto e 250 sotto forma di prestiti a condizioni favorevoli. Il fronte dei contrari vede in prima linea i cosiddetti Paesi ‘frugali’ (Paesi Bassi, Austria, Danimarca e Svezia), fin dall’inizio scettici rispetto alla proposta di Bruxelles.

Questi Stati, considerati i più ‘rigoristi’, vogliono abbassare l’ammontare totale del fondo e, in particolare, gli aiuti a fondo perduto. Si oppongono poi a una massiccia raccolta di soldi sul mercato e all’introduzione di nuove tasse. Danimarca, Paesi Bassi e Svezia hanno ottenuto una riduzione dei loro contributi al bilancio 2014-2020 rispettivamente di 130 milioni di euro, di 695 milioni e di 185 milioni di euro. Tali ‘sconti’ non verrebbero necessariamente trasferiti al prossimo bilancio, che deve ancora essere finalizzato.

Gli orientamenti politici

Ecco schematicamente gli orientamenti politici dei quattro Paesi e le relative posizioni sul Recovery Fund.

Paesi Bassi

Premier Mark Rutte. Liberal conservatore. Maggioranza: liberali conservatori, Cristiano democratici, liberali di sinistra, (più altri piccoli partiti). L’Olanda ha ribadito più volte la richiesta di ricorrere ai soli prestiti e non alle sovvenzioni. E ha chiesto che l’uso delle risorse sia “condizionato all’effettiva attuazione delle riforme strutturali”.

Austria

Premier Sebastian Kurz. Cristiano-democratico. Maggioranza: Cristiano-democratici e Verdi. Il Cancelliere Kurz ha espresso più volte il suo scetticismo sul piano: “Vogliamo mostrare solidarietà agli Stati particolarmente colpiti dalla crisi – e’ la premessa – ma riteniamo che il giusto mezzo siano i prestiti, non le sovvenzioni”.

Danimarca

Premier Mette Frederiksen. Socialista. Maggioranza: socialista. (Appoggio esterno degli altri partiti di sinistra, il Blocco Rosso). Il mandato negoziale del governo danese ha indicato che la priorità assoluta nei prossimi colloqui sul piano sara’ quella di mantenere lo sconto sul bilancio e che le altre preoccupazioni erano “secondarie”.

Svezia

Premier Stefan Lofven. Socialista. Maggioranza: socialista e Verdi (ma è governo di minoranza). La ministra degli Esteri Anne Linde ha di recente ribadito che la posizione della Svezia è la stessa espressa dal premier Lofven al consiglio Europeo del 23 aprile: “Non diciamo no, ma vogliamo garanzie sui prestiti”, ha detto in quell’occasione. E ancora: “Abbiamo presentato una serie di requisiti per il fondo. Ad esempio, dovrà riguardare i prestiti, con rigide modalità di rimborso”. 

 

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