Raffaele Cantone è il nuovo capo della procura di Perugia, il Csm si spacca

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© Agf – Raffaele Cantone

 

AGI – Raffaele Cantone è il nuovo capo della procura di Perugia, ma il plenum del Csm si è spaccato sulla nomina alla guida dell’ufficio giudiziario che è titolare, tra le altre, dell’inchiesta sul caso Palamara. Dodici i voti a favore di Cantone, 8 quelli espressi a sostegno dell’altro candidato, il procuratore aggiunto di Salerno Luca Masini, quattro gli astenuti.

Cantone, ex presidente dell’Anac, fino ad oggi magistrato al Massimario della Cassazione, andrà a ricoprire il posto lasciato vacante un anno fa da Luigi De Ficchy.

Di Matteo contrario alla nomina

Negativa la reazione del togato indipendente del Csm, Nino Di Matteo: “Ritengo che non sia opportuno che Cantone vada a dirigere proprio quella procura che è competente su ipotesi di reato commesse dai colleghi che lavorano negli uffici di Roma e che possono investire procedimenti che a vario titolo riguardano i rapporti tra magistrati e politici vicini o appartenenti alla stessa compagine politica decisiva per la nomina all’Anac”. L’ufficio giudiziario umbro è quello competente su eventuali inchieste riguardanti magistrati del distretto di Roma, e, quindi, è titolare dell’indagine sul caso Palamara.

Chi ha votato a favore

A favore di Cantone hanno votato i togati di Area e i componenti laici, mentre per Masini si sono espressi i gruppi di MI, Autonomia&Indipendenza e il togato indipendente Nino Di Matteo. Le 4 astensioni sono quelle del primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone e dei 3 togati del gruppo di Unicost.

Cantone, in magistratura dal 1991, ha trascorso lunghi anni in servizio alla procura di Napoli, dove ha condotto indagini rilevantissime contro la camorra e il clan dei Casalesi, e per questo da anni vive sotto scorta.

Nel 2007 è passato all’ufficio del Massimario della Cassazione, dove è rientrato nello scorso ottobre dopo i 5 anni trascorsi fuori ruolo, dall’aprile 2014, per l’incarico di presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione

Il presidente della Quinta Commissione Mario Suriano (Area), relatore della pratica a favore della nomina di Cantone, ha osservato che “è vero che si fa il nome di Cantone per tutto, ma lo si fa perché dà totale garanzia di autonomia e indipendenza. Capisco le criticità ma occorre applicare il testo unico e con la sua nomina lo stiamo facendo”.

Anche il laico Alessio Lanzi (FI), ha sottolineato che “i fatti ci dicono che Cantone è un gigante. Nulla è stato detto sui suoi eventuali demeriti. Solo formalismi, burocratismi, interpretazioni suggestive che hanno cercato di screditarlo per questo ruolo. Oggi servono personaggi forti credibili e reali, al di là di cavilli e formalismi, perché i cittadini vogliono risposte chiare che diano fiducia”.

Mentre il laico eletto in quota M5s, Alberto Maria Benedetti, ha ricordato che “non si può ridurre la nomina all’Anac ad una nomina politica”. “Questa volta – ha detto poi in plenum il laico della Lega Stefano Cavanna – non mi asterrò ma voterò per la proposta a favore del dottor Cantone sulla base di un giudizio di prevalenza in base all’idoneità. Ribadisco, però, che sul fuori ruolo serve una complessiva rimeditazione a partire dal legislatore, ma non si può tollerare che il magistrato che rientri da un incarico fuori ruolo venga per ciò solo considerato un proscritto”.

Proprio il lungo periodo fuori ruolo di Cantone (se fosse entrata già in vigore la riforma a cui il Governo sta lavorando l’ex presidente Anac non sarebbe potuto essere nominato alla guida della procura umbra, poiché la proposta è quella di vietare per 2 anni la possibilità di accedere a direttivi dopo un rientro in ruolo), è stata al centro delle riflessioni di chi ha invece sostenuto la candidatura di Masini.

“Serve una serie riflessione sulla diversa natura degli incarichi fuori ruolo, soprattutto in questo particolare momento storico; una riflessione comune sulle prospettive di riforma indipendente da chat, da nomi e cognomi, perché è un problema più ampio che riguarda la magistratura tutta e i criteri di valutazione degli incarichi” ha rilevato la togata di MI Loredana Miccichè.

Mentre il togato di A&I Piercamillo Davigo, relatore della pratica per la nomina di Masini, ha affermato che “qui non stiamo discutendo della professionalità di Cantone e di Masini, che è indiscutibile, ma di chi ha più titoli. Quello che fa infuriare i magistrati sono le scorciatoie. Non si passa direttamente da un incarico fuori ruolo a un incarico direttivo. Il dottor Cantone ha tutti i meriti del mondo ma appena rientrato in ruolo ha presentato 3 domande per dirigere tre diversi uffici”. 

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