La giustizia sospesa

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di Avv. Giuseppina Chiarello

Presidente Nazionale de Le Avvocate Italiane

Caro Lettore,

in questi lunghi lunghissimi mesi in cui l’Italia si è fermata, si è fermata la Giustizia.

Come se all’improvviso il contenzioso di tutti i giorni, le vittime, i reati, fossero solo una finzione.

All’improvviso le urgenze di un lavoratore nel vedere riconosciuto il suo diritto alla reintegra, o il diritto allo sfratto o il diritto al divorzio o il diritto al risarcimento per le vittime di reato, fossero puro disquisire giuridico senza importanza.

Tutto il mondo giudiziario si è allungato in battaglie di principio su processo virtuale si o no, su valore dei numerosi e stancanti DPCM, sulla costituzionalità o meno del provvedimenti del governo: tutte questioni certamente di grande spessore giuridico, ma che non risolvono il problema contingente del lavoratore o del separato o della vittima di reato.

E chi  scrive è un avvocato che, di solito, è pungolato dalle questioni di diritto puro, che naviga in acque sicure se deve affrontare cavilli giuridici e filosofeggiare  sulla semantica.

Ma la filosofia del diritto e dei principi, se nutre lo spirito non nutre il corpo.

E la vera emergenza è quella.

E alla emergenza Covid si aggiunge l’emergenza di una giustizia  omessa, soppressa.

Al sacrificio del distanziamento, delle relazioni sociali, della dignità stessa sconfessata dall’obbligo di esibire la spesa alimentare a giustificazione delle uscite centellinate,  si è consumato anche il sacrificio della richiesta di riconoscimento di diritti e pretese secondo un processo di ragionevole durata.

E si è chiesto alla unica categoria che opera nel mondo giudiziario senza garanzie economiche, l’avvocatura, di sospendersi a tempo indefinito, di umiliarsi a richiedere somme esigue di sostegno, a organizzare un futuro di cui non si vede l’alba, a mantenere un decoro che è impossibile sostenere.

Noi Avvocati siamo andati al fronte di questa guerra come tutti, ma più di tutti lasciati sulle prime linee di difesa, senza armi, gallette e borraccia, senza medicine e istruzioni. Siamo il nulla assieme a tutti quei milioni di ricorrenti, opponenti, separandi, vittime, imputati, indagati.

E intanto uno stuolo immenso di esperti, capi, rappresentanti si corteggiano e si confrontano su temi di nessuna importanza, o forse di grande importanza se, man mano che la nebbia dirada appaiono sempre più leggibili: cambiare le regole di gioco e di ingaggio, cambiare le categorie e le forze. Non esigere più una giustizia giusta, ma una giustizia di stato, dove la rappresentanza legale è un orpello se non è la rappresentanza legale dello studio influente. Privilegiare le questioni che riguardano la massa sociale, dando sempre meno valore al diritto del singolo. Omologare, senza eccezioni.

Milioni di diritti individuali saranno lasciati morire per stanchezza di chi li aveva rivendicati, migliaia di avvocati cederanno reinventandosi in altre professioni.

Il Covid 19 non sarà stata quindi solo una pandemia, sarà stata la grande opportunità per far cedere lo spirito di un popolo sotto la mannaia della fame.

Grazie Italia.

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