Il Governo tentenna ed enuncia continuamente proclami, ma le chiacchiere stanno a zero

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di Raffaele Vairo

Finalmente gli Stati Generali si sono conclusi. O no? Il Presidente del Consiglio ha intenzione di aprire un’appendice. Vuole incontrare i rappresentanti delle opposizioni e, infine, quelli della maggioranza. Discorsi infiniti, mentre la crisi galoppa. Così continuando, finiremo in un profondo burrone dal quale sarà molto difficile risalire. Lasceremo ai nostri figli una montagna di debiti con un sistema politico malato, incapace di portare il Paese fuori dal tunnel nel quale li abbiamo precipitati. Si, proprio noi, la nostra generazione che si è rivelata incapace ed egoista, priva di scrupoli nei confronti delle future generazioni che, poi, non sono altro che i nostri figli e nipoti.

Se vuole evitare catastrofi il Governo si deve dare una mossa. Non è più tempo di chiacchiere. Occorre cogliere tutte le opportunità che l’Europa ci offre anche grazie all’impegno di Gentiloni e Sassoli. Personalità del calibro di Ignazio Visco hanno indicato le aree dove è necessario intervenire: il lavoro, la semplificazione, le imprese, l’innovazione, la giustizia, la scuola e la sanità, per indicare solo alcune. Le risorse economiche ci sono o, almeno, ci sono state promesse dall’Europa che, però, pone alcune condizioni. Chiede che si intervenga con precisi progetti da realizzare con procedure trasparenti, superando dogmi e ideologie che blocchino scelte e operatività. Su questa linea è anche il PD, nel cui interno si stanno manifestando malumori nei confronti del segretario Zingaretti, accusato di essere troppo morbido con i Pentastellati che manifestano le stesse riserve della Lega di Salvini. Anzi, a ben giudicare, sembra che Di Maio e compagni non abbiano mai desistito dalle idee sovraniste salviniane che sono ritenute (beninteso, dai Pentastellati) le linee guida a cui costringono il Governo. Con il risultato di un pericoloso blocco dell’azione del Governo al quale è urgente e necessario porre rimedio. Il PD assuma l’iniziativa di spronare il Governo ad operare per l’attuazione delle riforme che vengono, invano, da tempo promesse. Non abbia timore della crisi che potrebbero provocare incautamente i dogmatici del Movimento 5 Stelle, i quali se ne assumerebbero tutta la responsabilità. Ma soprattutto non possiamo aver paura di elezioni che, vivaddio, sono sempre espressione di democrazia. I malumori all’interno del PD stanno crescendo tanto che non mancano prese di posizione molto critiche nei confronti della direzione del partito la cui incisività è considerata piuttosto debole. Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, parte da una constatazione: “quest’anno avremo un crollo del pil, tra il 9 e il 13 per cento, e rischiamo di perdere tra 1,2 e 2 milioni di posti di lavoro”. Donde la necessità di accelerare le riforme di cui si parla da tempo. Senza costrutto. Solo proclami. Il PD sta perdendo la sua identità di partito dei lavoratori e dei diritti. Mostra subordinazione rispetto ai 5 Stelle, sembra che abbia rinunciato all’impegno di varare una legge che riconosca lo ius culturae e di cancellare i cosiddetti decreti sicurezza di salviniana memoria che, però, sono tanto amati da Di Maio e soci. Insomma, sembra la continuazione della politica del Governo Giallo-Verde realizzata con l’avallo del PD. Ma il futuro del partito democratico non può essere quello di un’alleanza strategica con i 5 Stelle che sono campioni del declino morale e della decrescita industriale del Paese.

Conte prende tempo, sembra al solo fine di sopravvivere. Ma la sua sopravvivenza può trasformarsi in uno tsunami disastroso per l’Italia. Il PD non può rinunciare alla sua storia e alla sua essenza di partito dei lavoratori e subire il tracollo dell’economia nazionale. Esponendosi al rischio di estinzione. Non si lasci condizionare né dai 5 Stelle né dalla destra salviniana e meloniana, alla quale va ricordato che essa ha avuto una parte notevole nella determinazione della situazione attuale, soprattutto per la crescita del debito pubblico che ha assunto dimensioni da capogiro. 

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