Caselli: Le prime pagine dei giornali tutte a Emilio Fede e poche a Milano, che ricorda Tangentopoli

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Caselli: “Le prime pagine dei giornali di oggi sono tutte legate al caso Emilio Fede e pochissime al caso corruzione di Milano, che ricorda Tangentopoli e che avrebbe meritato molto più spazio.

Molti pensano che il post Covid potrebbe comportare un aumento della corruzione perché la crisi può avere effetti criminogeni. E questi casi sono già sotto la lente d’ingrandimento di molte procure italiane. Attenzione ai proclami sui sistemi snelli e veloci, la scelta pubblica in deroga è propria delle emergenze ma nel tempo stesso via maestra della corruzione e dell’infiltrazione mafiosa. Caso Palamara? Spettacolo orrendo. Questo suk di baratti e scambi fa del male all’intero Paese, ma soprattutto alla magistratura che nella sua stragrande maggioranza è formata da persone per benissimo. Se il problema è la degenerazione dei correnti, occorre cambiare i sistemi di elezione dei componenti del Csm togati. Separazione carriere? Sarebbe una sciagura, significherebbe la fine dell’indipendenza della magistratura”

Il magistrato Gian Carlo Caselli è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sul caso corruzione a Milano. “Se guardiamo le prime pagine dei giornali di oggi sono tutte legate al caso Emilio Fede e pochissime al caso corruzione di Milano, che ricorda Tangentopoli e che avrebbe meritato molto più spazio. La corruzione purtroppo c’è sempre stata e sempre ci sarà, il problema è cercare di contrastarla sempre più efficacemente. Molti pensano che il post Covid potrebbe comportare un aumento della corruzione perché la crisi può avere effetti criminogeni. E questi casi sono già sotto la lente d’ingrandimento di molte procure italiane. Il fenomeno ha proporzioni globali che non sfuggono a Strasburgo. C’è un organismo che si chiama Greco nel Consiglio Ue e che ha dato delle linee guida agli stati membri per prevenire la corruzione. Il rischio corruzione interessa soprattutto il settore sanitario pubblico e privato. L’allarme è stato lanciato anche dall’Ocse, che ha sottolineato come la corruzione possa travalicare i confini nazionali. C’è anche il controcanto. Sono in azione, in perfetta buonafede, agguerriti sostenitori dei sistemi snelli e veloci. Si sentono proclami del tipo: se dobbiamo seguire tutte le procedure è finita, l’attuale codice degli appalti va derogato. Come ha scritto il Prof. Vannucci, premesso che le farraginosità dell’apparato burocratico sono frutto di politiche scientemente perseguite, va detto che la scelta pubblica in deroga a norme e disposizioni vigenti, figlia primogenita di qualsiasi emergenza, è la via maestra della corruzione e dell’infiltrazione mafiosa”.

Sul caso Palamara. “Io sono in pensione, ma mi sento ancora magistrato. Questo spettacolo è orrendo. Questo contesto di manovre, di baratti, di scambi fa del male all’intero Paese, alla nostra immagine, ma soprattutto alla magistratura che nella sua stragrande maggioranza è formata da persone per benissimo. L’unico punto di riferimento del magistrato non può che essere il rispetto delle regole, il rispetto della Costituzione, che è la stella polare del magistrato. Occorre in tutta la magistratura uno scatto d’orgoglio  e mettere in campo antidoti completi che funzionino davvero contro questo suk che è venuto fuori. Nel mio carniere ho due proposte. Se il problema sono le correnti, la degenerazione dei correnti, occorre cambiare i sistemi di nomina, di elezione dei componenti del Csm togati. Bisognerebbe partire da una consultazione preliminare prima delle elezioni. Si potrebbe formare una rosa di magistrati ordinari, onorari, ma anche tutto il personale amministrativo ed una robusta rappresentanza dell’avvocatura, entro la quale poi scegliere le persone giuste, non quelle nominate ed indicate dalle correnti sulla base dell’appartenenza. Poi, quando si è formato il Csm e si tratta di nominare i dirigenti, si tratta di valutare le capacità e la valutazione è una vera e propria scienza. Propongo una struttura di consulenza formato da professori universitari, tecnici della valutazione, che dovrebbero fare una vera e propria istruttoria, compilando delle schede con tanto di valutazioni scientificamente eseguite che il Csm dovrà tenere in conto quando si tratterà di scegliere i dirigenti. La separazione delle carriere secondo me è una vera e propria sciagura. Quando ero procuratore di Palermo, mi hanno invitato a Vienna i magistrati austriaci dell’anticorruzione. Lì c’è la separazione delle carriere e il pm dipende dall’esecutivo, deve ubbidire agli ordini del ministro della Giustizia. Quando sono andato a Vienna ho trovato i miei colleghi entusiasti, euforici, perché era successa una cosa che per loro rappresentava una rivoluzione positiva, era entrata in vigore una norma che imponeva al ministro di dare ordini ai pm ma per iscritto, affinchè ne rimanesse traccia nei fascicoli. Vogliamo arrivare a questo? Ma ci conviene? Secondo me no, perché significherebbe la fine dell’indipendenza della magistratura, che è un bene irrinunciabile. In alcuni Paesi la separazione delle carriere funziona, ma attenzione, in quei Paesi la politica funziona in un certo modo, ha saputo bonificarsi”.

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