Voto condizionato

Politica

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Il “voto” è un diritto democratico. Per i Connazionali all’estero si è voluto dargli una fisionomia, da subito, sorpassata.  Con la Legge 459/2001, la Democrazia nazionale ha fatto un piccolo passo avanti per i milioni di Connazionali all’estero. Prima di quella normativa, il voto era gestibile solo dal territorio nazionale. I Connazionali all’estero, in occasione delle elezioni, potevano rientrare in Patria, a costi agevolati, per esercitare il loro diritto. Poi, si è ben pensato che il voto potesse essere esercitato direttamente dai Paesi ospiti. Sino a questo punto, nulla da eccepire. Lo Stato risparmiava denaro e l’elettore tempo. Se il voto dall’estero si fosse basato solo su questo enunciato, sarebbe stata un’utile pensata. Ma non è stato così.

Per votare dai Paesi ospiti si è architettata una Circoscrizione Estero; divisa, poi, in quattro Ripartizioni Geografiche. Si è stabilito che i Candidabili nella Circoscrizione Estero fossero 18 (tra Deputati e Senatori) ed eleggibili dall’estero dai residenti nella Ripartizione Geografica appartenenza e per posta. Con spoglio delle schede in Italia. Però, per gli italiani all’estero restava l’opportunità di votare in Patria. Con un iter complicato.

Con questo preambolo, si evince che cittadini italiani oltre frontiera votano, in definitiva, per candidati residenti nella loro Ripartizione Geografica all’estero. Dato che il voto in Patria implicherebbe una trasferta burocraticamente macchinosa. I Candidati eleggibili all’estero fanno parte di cordate politiche nazionali nelle quali, in caso di voto favorevole, convergono. Dopo diciannove anni dal varo della Normativa Tremaglia, non c’è stato nessun “aggiornamento” per il voto dall’estero. Anche se da qualcuno sollecitato.

Secondo noi, il voto “attivo” e “passivo” dovrebbe essere universale. Pertanto, potrebbe capitare che residenti nella Penisola votino per un candidato presente nella loro Circoscrizione ma residente all’estero, o viceversa. Il voto “vincolato”dovrebbe essere rivisto.  Dopo il Referendum correlato alla riduzione del numero dei Parlamentari, Coronavirus permettendo, sul fronte del voto “condizionato” ritorneremo.

Giorgio Brignola

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