Così viviamo isolati a Houston mentre il Covid dilaga

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Nella capitale energetica degli Stati Uniti gli ospedali sono al limite e nell’intero Texas le infezioni hanno superato quota 150 mila. Ma di mascherine se ne vedono poche e i cittadini, non costretti per legge alla quarantena, affollano spiagge e locali. E a metà luglio arrivera la convention repubblicana. Il racconto della nostra inviata

© Mark Felix/AFP – Un cliente cammina nel centro commerciale ‘The Galleria’ di Houston

Siamo rintanati in casa a Houston da marzo. Ci siamo autoimposti il lockdown scioccati da quello che stava succedendo in Italia, ben prima che venisse deciso dalle autorità del Texas. Ma fatta eccezione per la chiusura di scuole e uffici, l’assalto ai supermercati e le provviste di acqua razionate, nella fase iniziale gli effetti più drammatici della pandemia non ci hanno neppure sfiorati. La capitale dell’energia è una città dai grandi spazi. La gente abita in prevalenza in case indipendenti con giardino. Il distanziamento sociale è uno stile di vita: ci si sposta solo in auto e i marciapiedi sono un lusso riservato ai quartieri più chic.

Con il centro medico tra i più grandi e all’avanguardia del mondo, a Houston ci sentivamo tutto sommato al sicuro e all’inizio di maggio, quando nello Stato della stella solitaria sono iniziate le riaperture, il peggio sembrava ormai alle spalle. Dopo tre mesi di totale isolamento i mei figli, una bimba di 11 e un quindicenne, hanno cominciato a scalpitare, a chiedere di poter vedere gli amici. Abbiamo acconsentito ad un incontro all’aperto. Sono tornati a casa felici come non li vedevamo da tempo. Poi la doccia fredda. Di quelle che ti tolgono il sonno. La mamma di questi amici incontrati è risultata positiva al Covid.

Abbiamo vissuto due settimane da incubo, con il terrore di essere stati contagiati, mentre dalle autorità arrivavano segnali allarmati sulla crescita delle infezioni in Texas e in particolare nella nostra città. Noi per ora l’abbiamo scampata ma nel frattempo c’è stata un’esplosione di casi. Il bollettino di domenica scorsa segnala nella sola regione di Houston 40.720 casi, ovvero 359 in più rispetto a sabato mentre i decessi sono arrivati a 526. Le infezioni in Texas hanno superato quota 150.000 e i morti sono oltre 2.400. I ricoverati nello Stato sono oltre 5.000 al giorno.

Il Texas Medical Center di Houston giovedì scorso aveva dichiarato di aver raggiunto il 100% della capacità in terapia intensiva, salvo poi rimuovere il dato dal suo sito web, secondo indiscrezioni su richiesta del governatore Greg Abbott che ha prontamente smentito. Abbott ha riordinato lo stop degli interventi chirurgici non urgenti, la chiusura dei bar e ha limitato al 50% la recettività dei ristoranti. Ha esortato la gente a rimanere a casa ma senza imporlo per legge. Neppure l’utilizzo delle mascherine in pubblico è obbligatorio mentre tante persone continuano a manifestare scetticismo sulla pericolosità del virus. Le spiagge sono affollate e i locali pure. Quando andiamo al supermercato tutti bardati qualcuno ci guarda come se fossimo dei marziani.

Il vice presidente Mike Pence è volato a Dallas domenica, plaudendo alla decisione del governatore di frenare sulle riaperture che riguardano però solo le attività commerciali. Proseguono infatti i preparativi per la mega convention del partito repubblicano del Texas, prevista a Houston dal 16 al 18 luglio prossimi, al George Brown Convention Center, dove sono attese circa 6.000 persone. “Il partito repubblicano non è considerata un’entità commerciale e quindi non è tenuto a rispettare le restrizioni”, spiega Melissa Arredondo, portavoce del giudice della Harris County, Lina Hidalgo, la prima a lanciare l’allarme sulla nuova ondata in Texas e da ieri in isolamento perche’ venuta in contatto con un positivo.

Nei supermercati sono stati nuovamente imposti limiti sulla quantità di acqua e carta igienica che è possibile acquistare. Un’amica medico, in prima linea contro il Covid in una grande ospedale di Houston, mi ha confessato di essere sopraffatta. Le sono stati affidati 80 pazienti Covid. Lavora tutto il giorno coperta dalla testa ai piedi e con appesa al collo la sua foto formato gigante: “Serve a rassicurare i malati che altrimenti non sanno neppure che faccia ha chi li sta curando”. Quanto alle terapie somministrate, “le proviamo tutte”, ha detto, dal remdesivir all’idrossiclorochina. L’obiettivo è quello di scongiurare il respiratore che può provocare danni irreparabili. “Abbiamo aperto troppo presto, un mese prima del dovuto”, ha denunciato Peter Hotez che insieme all’italiana Maria Elena Bottazzi dirige il progetto per lo sviluppo di un vaccino contro il Covid al Baylor.

Al consolato del Messico offrono tamponi gratuiti a tutti, soprattutto agli immigrati irregolari ai quali non vengono fatte domande. “La gente si mette in fila delle tre mattino, a piedi o in auto, e le code arrivano fino a tre isolati”, spiega Ruth, clandestina messicana che lavora come badante e che teme di essere stata infettata dal suo datore di lavoro. “Sono spaventata, ho paura del virus e ho paura di essere deportata. Non ho l’assicurazione sanitaria e neppure i documenti”.

Circa il 60% dei ricoverati negli ospedali del Metodista di Houston ha meno di 50 anni, ha riferito il Ceo, Marc Boom. “È completamente cambiata la situazione rispetto alla fase iniziale quando il 40% dei ricoverati aveva meno di 50 anni. Per questo – ha esortato – dobbiamo tutti fare la nostra parte”.

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