Una pericolosa deriva autoritaria con esautorazione delle prerogative parlamentari.
di Luigi Benigno
Non tutte le pandemie vengono per nuocere; in questo caso la pandemia non ha nuociuto di certo al premier Conte e ad un governo, frutto di un rimpasto, non votato dal popolo.
Giuseppe Conte ha dimostrato finora di essere un premier autoreferenziale riuscendo a districarsi bene in uno stato di emergenza smisurato. L’emergenza diventa la regola per concentrare i poteri nelle mani del governo e del premier attraverso l’adozione di provvedimenti che non richiedono la discussione in aula e che trovano la propria legittimazione nel persistente stato di emergenza.
Un vero e proprio attentato alla Costituzione, di cui il Garante sembra non accorgersi.
Si rischia di assistere passivamente alla proroga dello stato di emergenza non più attuale e non giustificato né dall’andamento dei contagi né da misure di prevenzione, pur adottate.
Oggi termina lo stato di emergenza dichiarato sei mesi orsono dal Governo; disporne la proroga con un dpcm è un’ulteriore conferma dei poteri che il premier si attribuisce da solo, avallato da alcuni politici a lui vicini, redivivi e con le cinture di sicurezza allacciate.
Ad oggi, dopo ben sei mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria, navighiamo ancora a vista. La decisione di imporre un lockdown così lungo ha prodotto o contribuito a generare una crisi economica molto profonda, che promette di lasciare cicatrici profonde.
Il braccio di ferro con l’UE e con i paesi frugali non sembra finora aver dato apprezzabili risultati; in Italia non arrivano fondi europei e l’unica misura a protezione dello spread è il bazooka attivato dalla Bce.
La cessazione dello stato di emergenza porterà in superficie il disastro economico prodotto dal lockdown e molte imprese saranno costrette a chiudere dichiarando il proprio fallimento o liquidando il proprio patrimonio.
Le situazioni di emergenza impongono sempre scelte urgenti e coraggiose ma solo quando l’emergenza persiste. Il Capo dello Stato intervenga per ripristinare il rispetto della Costituzione ed il rispetto dei poteri istituzionali.