E’ arrivata la bella estate, un’estate un po’ diversa. Anche se è sempre l’estate dei cocomeri rossi, delle albicocche, dei fichi e dei gelati. Un po’ diversa per noi, non per le cicale che tutte assieme all’improvviso si sono messe a frinire, o meglio, a fare chiasso. Cantano sempre, le cicale, perché non sanno niente. Non sanno del virus che ha fatto piangere tanta gente, e cantano sempre, continuamente. Non hanno visto i camion dell’esercito a Bergamo, e cantano. Cantano sempre. Non sanno del bambino caduto nel pozzo. E cantano. Cantano sempre.
Non sanno dell’uomo che ha strangolato i suoi figlioletti. Non sanno niente e cantano. Cantano sempre. Non sanno niente della notizia recente, triste, dei carabinieri corrotti a Piacenza. Niente, e cantano, cantano sempre, continuamente. Del piccolo di due anni che il padre ha cercato di vendere ai bagnanti sulla spiaggia di Ostia, a Roma, neppure sanno niente. Ma questo forse non lo sa neppure Dio. Cantano sempre, continuamente, le cicale, perché non sanno che a fine estate moriranno. Oppure cantano perché lo sanno?
Renato Pierri