Immigrazione irregolare ,Amsi e Co-mai; Serve curare le cause e non solo i sintomi e la febbre ,sostenere la Tunisia ,Libia ed i paesi di origine con solidarietà e rigore è fondamentale in questa battaglia.
Cosi l’associazione medici di origine straniera in (Amsi) e la Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) e il capello delle nostre associazioni e comunità il Movimento internazionale Transculturale interprofessionale Uniti per Unire lanciano il loro allarme di questa deriva di dichiarazioni varie senza una proposta concreta per curare le cause che provocano l’immigrazione irregolare e gli sfruttamenti degli esseri umani e coinvolgere l’Europa ancora più assente di prima in tema di immigrazione, integrazione e cooperazione internazionale con i paesi di origine dei migranti e rifugiati .
“Siamo sorpresi e addolorati delle dichiarazioni contro la Tunisia e sull’immigrazione da parte del Presidente del Consiglio Conte e il Ministro Di Maio ,non si può lasciare la Tunisia ,la Libia e i paesi africani da soli a combattere una battaglia che ci riguarda tutti .
Urgono proposte concrete per combattere dall’origine le partenze ,combattere uomini e generali della sicurezza corrotti ,combattere la violenza sugli esseri umani, donne ,bambini in Libia e fare un passo avanti nell’attuazione degli accordi bilaterali altrimenti siamo sempre nello stesso punto a curare il “malato” solo quando ha la Febbre con la gara di chi la spara più grossa contro i migranti e gli stranieri per fini elettorali. Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito a numerose visite e tavoli di collaborazione tra l’Italia ed i rappresentanti dei nostri paesi ma ad oggi non vediamo attuare gli accordi bilaterali e la Libia è in crisi profonda e manca tutto negli ospedali ei i medici con cui siamo in contatto lavorano in condizioni molto difficile ,lo stesso la Tunisia che ha saputo combattere il coronavirus e la dittatura ma non ha i mezzi per combattere la crisi economica e la disoccupazione , durante la primavera araba tunisina più di 8000 giovani tunisini sono andati a combattere in Siria e in Libia oggi invece i giovani preferiscono trovare lavoro e sistemazione con le loro famiglie in Europa . Cosi Dichiara Foad Aodi presidente Amsi e Co-mai e membro registro esperti Fnomceo