L’Università di Bari ospiterà l’European Crowdfunding Festival

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Secondo il Professore Giuseppe Pirlo: Una grande dimostrazione di apertura del nostro ateneo, d’esempio per tutto il sud Italia

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l primo ottobre prenderà il via l’European Crowdfunding Festival, primo del sud Italia. Grazie all’iniziativa della piattaforma Rinascita Digitale e grazie all’ospitalità dell’Università di Bari, tramite la sua organizzatrice la dott.ssa Rosa Porro, sarà per tutti più semplice avvicinare questo mondo tutto rivolto all’innovazione e all’imprenditoria. Il crowdfunding, considerabile come possibilità preziosa per chiunque si occupi di fundraising è una pratica sempre più comune ed efficiente con cui un progetto o una nuova impresa trova sostegno finanziario per operare. Ne esistono differenti forme come l’equity, il lending o il semplice reward, in cui si partecipa economicamente condividendone semplicemente gli ideali o anche divenendone un vero e proprio azionista.

Abbiamo per questo raggiunto uno dei più importanti sostenitori dell’evento, il Prof. Giuseppe Pirlo, delegato per la terza missione dell’Università di Bari per porgli alcune domande:

Professore, questo sarà il primo festival del crowdfunding di tutto il sud Italia. Che ruolo avrà l’Università?

L’Università di Bari, che rappresento attraverso questo festival, vuole riconfermarsi un’università aperta e sperimentatrice di modelli da mutuare nel territorio circostante. L’obiettivo è mettere a valore l’energia e l’entusiasmo degli studenti che ogni anno l’ateneo barese forma, dando un esempio doveroso anche verso gli altri atenei più piccoli, essendo questo il secondo mega ateneo del sud Italia.

Quali sono per lei le occasioni da cogliere in questo momento?

Al netto della situazione attuale, particolarmente complessa, bisogna guardare con rinnovato entusiasmo al futuro. Il crowdfunding serve a creare nuove occasioni di sviluppo e di rigenerazione dopo le difficoltà. L’Università è al centro di questo processo per contrastare i modelli di sviluppo che fino ad ora non hanno chiaramente funzionato. Bisogna ripartire dalla cultura e dall’innovazione, tecnologica ma soprattutto sociale, sviluppando un pensiero nuovo ed un sentire nuovo. Il festival è sicuramente parte di un processo che porti ad affrontare i grandi temi attuali, dalla fame, ai cambiamenti climatici, alle migrazioni.

Quale connessione serve creare per lei tra formazione e innovazione?

 Da molti anni l’Università fa da sponda a studenti, professionisti, aziende, start-up, etc. per incontrarsi e confrontarsi, dando anche molto spazio ai giovani che si affacciano con spirito d’iniziativa. Ci si confronta con la parte più vivace del tessuto sociale, cioè i giovani professionisti. La formazione non può più prescindere dall’aggettivo continuo, prevaricando nel suo ruolo il limite temporale della laurea, non pensandola più come tutore di un periodo di formazione, ma di long life learning.

Crede che università in generale debbano occuparsi attivamente di crowdfunding, magari formando anche professionisti, internamente agli atenei?

L’Università è chiamata ad occuparsi di tante cose, in questo caso è importante che favorisca l’emergere di competenze specifiche anche per il crowdfunding. Avere personale specializzato interno all’ateneo è un futuro auspicabile, ma non l’unica soluzione poiché è importante far riferimento anche a professionalità esterne nell’obiettivo di essere sempre più in sinergia con le varie realtà del territorio.

Secondo il prof. Pirlo infine: Questa non è la prima iniziativa che facciamo in questa direzione e neanche sarà l’ultima. Credo davvero che la possibilità di trasformare la società trovi nell’università il suo centro fondamentale. La battaglia del futuro parte e si vince o si perde passando per queste iniziative e queste istituzioni. 

Mario Francavilla

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