In Italia 370 mila nuove diagnosi di tumore

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In particolare aumenta quelle tra le donne (7.000 in più rispetto al 2019) che vedono un preoccupante crescita del carcinoma del polmone (+3,4% annuo), legata all’abitudine al fumo di sigaretta  

Analisi tumori

377 mila le nuove diagnosi di cancro previste quest’anno nel nostro Paese. In particolare aumentano quelle tra le donne (7.000 in più rispetto al 2019) che vedono una preoccupante crescita del carcinoma del polmone (+3,4% annuo), legata all’abitudine al fumo di sigaretta, il principale fattore di rischio oncologico. Lo dice il censimento ufficiale dell’Istituto superiore di sanità, giunto alla decima edizione, contenuto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2020”, riportato dall’AGI.

Nel dettaglio le nuove diagnosi sono cosi’ ripartite: 195.000 negli uomini e 182.000 nelle donne (nel 2019 erano, rispettivamente, 196.000 e 175.000). Il tumore piu’ frequentemente diagnosticato quest’anno e’ il carcinoma della mammella (54.976, pari al 14,6% di tutte le nuove diagnosi), seguito dal colon-retto (43.702), polmone (40.882), prostata (36.074) e vescica (25.492).

Si impone, poi, il “caso” del colon-retto, in netto calo in entrambi i sessi, grazie all’efficacia dei programmi di screening: nel 2020, i tassi di incidenza di questa neoplasia sono in diminuzione del 20% rispetto al picco del 2013.

Il censimento registra comunque un dato positivo: sono circa 3,6 milioni (3.609.135, il 5,7% dell’intera popolazione), con un incremento del 37% rispetto a 10 anni fa, i pazienti che vivono dopo la diagnosi di tumore. Almeno un paziente su quattro (quasi un milione di persone) è tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e puo’ considerarsi guarito.

Un altro dato importante e’ quello relativo alla riduzione complessiva dei tassi di mortalità stimati nel 2020 rispetto al 2015: sono in diminuzione sia negli uomini (-6%) che nelle donne (-4,2%), grazie ai progressi ottenuti nella diagnosi e nei trattamenti.
Nelle donne la sopravvivenza a 5 anni raggiunge il 63%, migliore rispetto a quella degli uomini (54%), in gran parte legata al fatto che nel sesso femminile il tumore più frequente è quello della mammella, caratterizzato da una prognosi migliore rispetto ad altre neoplasie.

“Questi dati suggeriscono quanto siano fondamentali le strategie di prevenzione e l’adesione agli screening – rileva Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss – Molto è stato fatto ma bisogna ancora lavorare per potenziare l’offerta dei programmi soprattutto al Sud e soprattutto per alcuni tumori anche molto diffusi, come quello colorettale, i dati ci dicono che ancora meno di 5 persone su 10 tra gli ultra 50enni si sottopongono al test”.

Gli fa eco Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità: “I dati relativi al numero di neoplasie e ai relativi tassi di mortalità indicano chiaramente da un lato i grandi risultati ottenuti nel Paese sia in termini di prevenzione che di terapia, ma anche il lungo percorso che rimane da compiere. L’efficacia sia delle campagne di prevenzione basate sugli screening, sia delle terapie piu’ innovative è ben evidente dall’analisi attenta di questi dati. Così come si conferma il ruolo della ricerca traslazionale nel miglioramento della prospettiva prognostica. E’ ormai consolidato che si curi meglio dove si fa ricerca e questo concetto deve guidare all’investimento di sempre maggiori risorse in ambito oncologico, non dovendosi mai dimenticare che, oltre a politiche d’informazione e sensibilizzazione rivolte a promuovere stili di vita piu’ sani, andranno create reti collaborative diagnostiche e di sviluppo di terapie innovative al passo con il veloce avanzamento biotecnologico che connota peculiarmente la medicina oncologica”.

La decima edizione de ‘I numeri del cancro in Italia’ “conferma la qualità del nostro Servizio Sanitario Nazionale: c’è ancora molto da fare, ma rispetto a 10 anni fa cresce notevolmente il numero di donne e uomini che sopravvivono alla diagnosi di tumore, aumenta il tasso di guarigioni e sempre più persone tornano ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale – spiega il ministro della Salute, Roberto Speranza, nella prefazione del libro indirizzato agli operatori – Dobbiamo fare tesoro dell’esperienza appresa in questi mesi avviando con coraggio e determinazione un vero e proprio processo di riforma, che punti prioritariamente alla riorganizzazione e al potenziamento della medicina del territorio”.

“Rafforzare la sanità territoriale consentirà di dare risposte efficaci ai bisogni di salute di milioni di pazienti oncologici, di garantire in modo omogeneo in tutto il Paese terapie e prestazioni appropriate – continua il ministro – Abbiamo bisogno di dotare il Paese di una rete di servizi territoriali, interconnessi e multidisciplinari, ponendoci come obiettivo il rafforzamento dell’assistenza domiciliare”.

Per le donne i danni indiretti del Covid-19 potrebbero essere maggiori di quelli diretti: dopo la pandemia, secondo le previsioni, potremmo diagnosticare più casi di cancro al seno e più tumori avanzati, probabilmente anche inoperabili, con un inevitabile aumento della mortalità. E’ l’allarme lanciato dall’Istituto europeo di oncologia che, in una nota, ha riportato a riprova alcuni dati riguardanti gli Stati Uniti, secondo i quali nei prossimi 10 anni si verificheranno circa 5mila morti in più per cancro al seno.

Tuttavia, secondo gli specialisti, siamo ancora in tempo per invertire questa tendenza, ma solo “se le donne spezzano la catena della paura del virus che le tiene lontane da ambulatori e ospedali, per riprendere regolarmente visite ed esami senologici”, dice l’Ieo, che invita ad approfittare dell'”ottobre rosa 2020″, il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno.

“Nei primi 5 mesi del 2020 – spiega Paolo Veronesi, direttore della Senologia Chirurgica dell’Ieo e professore ordinario all’Università di Milano – in Italia ci sono stati 400mila esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con una conseguente riduzione di circa 2.000 nuove diagnosi di tumore al seno. Ma ovviamente il tumore non e’ scomparso allo scoppio del Covid. Sarà individuato in fase più avanzata, con conseguenti minori probabilità di guarigione e necessità di maggiori risorse per le cure”.

“Stiamo già osservando in Ieo un numero più alto di diagnosi di cancro al seno avanzato – continua Veronesi -. Prendendo le pazienti operate in un mese campione, luglio 2020, e paragonandole con quelle operate nello stesso mese del 2019, abbiamo osservato mediamente neoplasie in uno stadio più avanzato, con un numero maggiore di linfonodi coinvolti e di dimensioni mediamente superiori. Questo vuol dire minori possibilità di guarigione, interventi chirurgici e terapie più invasive. Del resto il ritardo nella diagnosi del tumore al seno e’ un problema mondiale”.

“Un recente editoriale sulla rivista Science del direttore del National Cancer Institute di Bethesda, Norman E. Sharpless – prosegue Veronesi – spiega come la paura di accedere alle strutture sanitarie per via del Covid-19 abbia inferto un duro colpo alla prevenzione, che si prevede causerà negli USA circa 5.000 morti in più per cancro del seno da qui al 2030. Noi pensiamo che questo tragico effetto collaterale della pandemia da Covid si possa minimizzare e che queste morti si possano evitare: occorre che le donne si convincano ad accedere con serenità agli ospedali e ai centri diagnostici”.

Conclude poi Roberto Orecchia, direttore scientifico Ieo: “La paura e il senso di smarrimento dei primi mesi dell’epoca Covid sono più che comprensibili. Ora il virus non si è fermato, come ben sappiamo, ma gli ospedali hanno imparato a proteggere chi vi accede, tanto da poter affermare che sono fra i posti più sicuri in questo momento. Tutte le attività sono state riorganizzate per assicurare misure protettive, distanziamento e tracciamento, che sono i capisaldi per tenere sotto controllo il virus, in attesa del vaccino. Infatti l’attuale ripresa della circolazione del virus da settembre al momento non ha causato nuovi focolai fra i nostri pazienti”.

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