Economia: La strada verso la ripresa

Economia & Finanza

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A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm. Se il 2020 ci ha insegnato qualcosa, è che possiamo regolare le vele ma non possiamo controllare il vento. Dopo un secondo trimestre caratterizzato da resilienza e ripresa, il terzo quarto dell’anno ha portato qualche incertezza e un po’ di volatilità.

Lo scenario base, quello di una progressiva e graduale ripresa verso il 2021, resta la bussola che ci guida, ma chi immagina una traversata senza intemperie potrebbe restare deluso.Nel complesso, il mercato azionario globale ha continuato a generare profitti durante il trimestre con l’indice MSCI All Country World in rialzo del 7%. Luglio e agosto hanno rafforzato i titoli tecnologici statunitensi, che hanno sovraperformato il resto del mercato, mentre i titoli value e ciclici – ben rappresentati negli indici europei – sono rimasti indietro.

Durante l’estate i listini sono cresciuti sull’aspettativa che la seconda ondata di contagi, ormai in atto nell’emisfero settentrionale, sarebbe stata gestita senza nuove misure di quarantena dura. A confortare tale aspettativa: le notizie dal fronte scientifico, la prospettiva di un vaccino pronto entro l’inizio del 2021 e la disponibilità di cure più efficaci che in passato. Il sentimento positivo si è parzialmente incrinato a settembre. Lo sviluppo dei vaccini ha subìto dei fisiologici rallentamenti mentre i casi di Covid-19 sono rimbalzati in Europa forse più velocemente delle aspettative. Il mercato si è reso conto che una ripresa economica diffusa potrebbe essere più lenta e più difficile di quanto previsto in precedenza, senza però che per il momento sia cambiata la narrativa dominante che vede il 2021 come un anno di espansione economica e fiscale.I dati, per adesso, confermano che la ripresa è in atto secondo le aspettative. Mentre il mondo si preoccupa del Covid-19, gli Stati Uniti si stanno preparando per un’elezione potenzialmente decisiva.

Joe Biden guida i sondaggi con un margine quasi doppio rispetto a quello attribuito a Hillary Clinton nel 2016. La capacità di sorprendere di Donald Trump, tuttavia, è indiscussa e la sfida resta aperta. Noi riteniamo, tuttavia, che saranno principalmente le circostanze economiche a dettare l’agenda, sia in caso di vittoria democratica sia in caso di vittoria repubblicana e questo potrebbe finire per sfumare le differenze tra i due candidati. Al solito, a fare la differenza saranno soprattutto le politiche monetarie e fiscali e gli effetti concreti che esse avranno sull’economia. Nei primi mesi della crisi il solo annuncio da parte dei governi di misure ingenti, insieme alla politica monetaria che ha creato una rete di sicurezza per l’economia globale, è bastato a creare le condizioni per il rally. Negli Stati Uniti, la crescita economica nel terzo trimestre ha registrato una forte ripresa dopo il rallentamento dell’economia del secondo trimestre. Il Citigroup Economic Surprise Index è ancora in alto, il che significa che gli indicatori economici stanno ancora superando le previsioni di consenso, anche se va notato che la crescita sta iniziando a rallentare.

I sussidi di disoccupazione sono ora meno generosi di quanto non fossero qualche mese fa: il mercato del lavoro ha avuto un forte rimbalzo e la richiesta di sussidi è calata nei primi due mesi, ma la ripresa dell’occupazione ha subìto in qualche modo un rallentamento. Dobbiamo poi ricordare che i dati sono falsati dalle misure ingenti attuate dal governo. Queste misure non potranno avere durata infinita quindi alcuni nodi devono ancora venire al pettine.Il Congresso – che adesso è controllato dai Democratici nella Camera dei Rappresentanti e dai Repubblicani al Senato – stava negoziando un nuovo pacchetto di stimoli fiscali da approvare prima delle elezioni (ricordiamo che insieme alla Presidenza saranno rinnovati anche 35 seggi del Senato), ma la trattativa si è arenata dopo l’intervento con cui Trump ha annunciato che metterà mano allo stimolo fiscale una volta rieletto. 

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