Gigi Proietti. È morto nel giorno in cui era nato. La prevedibilità dell’imprevedibile

Arte, Cultura & Società

Di

Pierfranco Bruni

Ma no. Quando il destino chiama. Anzi, quando il destino segna. Si può nascere e morire lo stesso giorno? In un giorno atrocemente da coup di teatro? L’imprevedibile del prevedibile. O viceversa. Sì. I grandi possono anche questo! Possono tutto.
Proprio ieri sera, 1 novembre Virgilio, il mio grande Virgilio, simile solo al nonno Virgilio, unico, mi aveva inviato una clip di Gigi Proietti. Il discorso di Antonio, rivolto ai Romani sulle spoglie di Cesare, dopo il tradimento di Bruto. È ancora nel mio cell.

Si può morire d’attore sulla scena della vita? Ma certo. Gigi Proietti. Un maestro. Il maresciallo Rocca!  Il teatro, la romanità, l’ironia, il sorriso, l’umanità e la bravura di mettere insieme il cinema, il teatro, la rivoluzione della voce e gli slanci pubblicitari disegnati a mo’ di corto.

Il re papa. Il Mangiafuoco. Aladino.  Lo spettacolo avviato agli estremi dei fatti in cui il dubbio portava allo scetticismo. Aveva 80 anni. Si muore di attore nella scena della vita! Perché insisto su ciò? Per il fatto di essere giochi nella imprevedibile destino. Nella sua Roma c’è la lingua di un popolo e di una storia. Proietti ha dato una antropologia ai luoghi.

Più che i titoli mi interessano le parole come funzioni placebo di generazioni che hanno ascoltato visto seguito. Sulla scena è stato l’attore protagonista che trascinava dal retroscena alla scena rendendo tutto ribalta. Gli angoli di Roma nella vita privata.

L’ho tanto seguito nella nostra Roma come scenario di una ironia inquieta e come maestro del pensiero nella scuola di esistenze. Il teatro, da teatro in teatro,  della ragione è stato sempre il suo punto centrale.
Moliere! Su Moliere stava costruendo. Ma l’ultima volta che ho avuto modo di sentirlo ha sbuffato sorridendo: “A’ Pierfrà chissà se siamo dei buoni padri…”.

Chissà? Ecco perché ho citato mio figlio Virgilio che mi ha riportato a riflettere sulla sua grandezza. La sua storia di cabarettista? La ragione prevale sulla storia dei litigi. Il suo essere Mandrake è esercitare il paradosso. Dobbiamo ragionare sempre e litigare mai, diceva spesso. 

Oltre i titoli sempre. Ovvero Proietti ha reso personaggi i titoli. Ha reso tutto personaggio immettendolo nella quotidiana recitazione. Compreso il fatto di prendere esempio e lezione dal padre.
Ma come? Ho rivisto febbre da cavallo e la Tosca proprio una sera prima, riproposti per i suoi 80 anni. Già! L’imprevedibile. Il mago. Il comico.  Quel “A me gli occhi”!

È morto Gigi Proietti il 2 novembre. Nel giorno della nascita a distanza tonda di 80. Quegli occhi di Aladino hanno raccontato come la sua voce ha raccontato ogni sfida di sbalzi nel doppiare.
Luomo diventato attore. L’attore che diventa personaggio nell’uomo e la scena restano le rovine e le macerie di una città seppellita tra gli scavi di Cesare e Antonio.

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