Epidemia e prevenzione. Quando sono troppi i galli a cantare, non si fa mai giorno

Politica

Di

di Raffaele Vairo

Un proverbio popolare, frutto di antica saggezza, invita tutti a stringersi attorno al Governo perché parli con una voce sola.

Il virus viaggia a una velocità sorprendente. E’ prolifico, si moltiplica in innumerevoli fonti di contagio. Le autorità sanitarie suggeriscono a noi tutti il rispetto delle norme del Governo e dei suggerimenti degli esperti,  se vogliamo porre un freno efficace al propagarsi dell’epidemia.  A contrastare i buoni propositi delle persone c’è, però, un altro virus, non meno grave che circola impunemente nel Paese: è quello conosciuto con il nome di negazionismo. Si tratta di un movimento che sta incontrando il favore di un vasto numero di cittadini, incoraggiato anche da alcuni sedicenti politici (politicanti da strapazzo) che vedono nel propagarsi del fenomeno negazionista l’occasione per far naufragare ogni tentativo volto a contrastare la diffusione dell’epidemia, al solo scopo di accaparrarsi qualche voto e con la speranza di riuscire a mandare a casa Conte e il Governo da lui guidato.

Le accuse che i nostri politicanti muovono al Governo sono molto gravi. Accuse di incapacità, di non aver saputo prevedere la seconda ondata dell’epidemia e, di conseguenza, di non aver preso le misure per ridurre la virulenza che, in questa seconda fase, rischia di distruggere il nostro sistema democratico e l’economia nazionale. L’accusa che questi politicanti da strapazzo muovono al Governo è molto grave: non avrebbe saputo prevedere la seconda ondata dell’epidemia  e, quindi, di non aver predisposto le misure atte a controllare il nefasto fenomeno.

Falso!

Accuse solo in parte fondate ma propiziate dall’atteggiamento dei Salvini e dei Meloni che in giugno e luglio imprecavano contro Conte e il Governo che annunciavano, seppure timidamente, nuove misure atte a contrastare la prevedibile seconda ondata. Salvini il 25 giugno, anche confortato da affermazioni gratuite di esperti alternativi, riteneva che ormai la guerra contro l’epidemia poteva considerarsi conclusa e riteneva iettatori coloro che parlavano di una seconda ondata che poi, invece, si è puntualmente verificata. Vi ricordate? Salvini disse: “Ma perchè dovrebbe esserci una seconda ondata?”. Ma poi, il 16 ottobre, rimproverava il Governo per non aver fatto nulla per prevenire gli effetti della seconda ondata. La sig.ra Meloni che, a quanto riferiscono fonti di stampa, è la rappresentante in Italia dell’alta finanza internazionale, emanava le seguenti amene sentenze, il 24 giugno: “Non ho scaricato l’app Immuni e invito tutti a non scaricarla”: il 29 luglio: “Stato di emergenza? Al governo pazzi irresponsabiliNon sono negazionista ma in Europa solo noi proroghiamo l’emergenza”; il  19 agosto: “L’obiettivo del governo è mantenere la paura per mantenere se stesso”; il 23 ottobre: “Non hanno fatto niente di serio per fermare la seconda ondata di covid”.

Quanto all’invito, formulato ripetutamente, a tutti noi di osservare le semplici regole della mascherina, del distanziamento e dell’igiene delle mani, l’accusa che si muove al Governo è quella di scaricare sui cittadini responsabilità che risiedono in alto.

Questo il quadro della situazione.

La verità è che le Regioni, rette da formazioni politiche diverse, titolari di competenze in materia sanitaria, hanno atteggiamenti contrastanti. Un giorno accusano il Governo di volerle espropriare delle loro competenze, il giorno dopo, nell’intento di scaricare le proprie responsabilità sul potere centrale, dichiarano che le misure da adottare sono di esclusiva competenza dello Stato. La situazione, come si evince leggendo i quotidiani, è molto confusa. La Sardegna che autorizza l’apertura in agosto delle discoteche, in disaccordo con gli organismi scientifici, è la prima responsabile di focolai che, poi, si sono moltiplicati anche nel resto d’Italia. Gli operatori turistici di tutto il Paese hanno preteso e ottenuto, anche con l’aiuto dei negazionisti, l’apertura dei loro esercizi. Con il risultato di una circolazione di persone, provenienti da tutte le Regioni, e anche da altri Paesi europei, così alta che non si vedeva da almeno dieci anni a questa parte.

Non dobbiamo omettere di osservare che alcune Regioni, in primis, la Lombardia, hanno smantellato la sanità territoriale, presidio necessario per controllare la situazione attraverso l’assistenza e la cura domiciliare. Inoltre, abbagliate da falsi teoremi, hanno privilegiato la sanità privata che si è diffusa solo con presidi ospedalieri, senza tener conto che era necessaria l’istituzione di dipartimenti di prevenzione e di medici di medicina generale che, dotati di strumenti atti ad eseguire i necessari tracciamenti, potessero provvedere a mettere in isolamento le persone e curarle in modo da evitare l’affollamento nelle strutture ospedaliere. La Lombardia è la Regione che ha depotenziato, più delle altre, le strutture di medicina territoriale. Anche gli organismi sportivi che, ritenendo il calcio, se non superiore, almeno uguale, per importanza, al sistema scolastico, hanno fornito, anche loro, un efficace contributo alla diffusione dell’epidemia. L’esempio tipico è la partita dell’Atalanta (Bergamo) contro il Valencia, disputata il 19 febbraio, che ha, seppure involontariamente, accelerato la diffusione del virus.

La responsabilità del Governo? Quella di non aver contrastato con decisione tutte le fughe dalla realtà del momento, poste in essere da Regioni, Comuni e partiti politici mossi dall’unico interesse di bottega, quello di guadagnare qualche voto in più e di mettere in difficoltà Conte, il nostro Presidente del Consiglio, al quale rivolgiamo l’invito a dimostrarsi più deciso nella sua azione di contrasto alla diffusione del virus.

Quanto al comportamento dei numerosi cittadini che non rispettano le elementari norme predisposte dal Governo, considerata la scarsa propensione a rispettare le esigenze degli altri, ci permettiamo di suggerire di obbligare i Comuni e le Regioni, ciascuna nel proprio ambito di competenza, di predisporre una stretta vigilanza utilizzando i propri organi di polizia. Bisogna, inoltre, ricordare che le norme prevedono sanzioni che vanno applicate con rigore.

Ad ultimum, riteniamo che, conclusa questa situazione di emergenza, bisogna riflettere sull’efficacia delle articolazioni territoriali specialmente in ordine alla competenza sanitaria attribuita alle Regioni.

La situazione, come si vede, non è facile da controllare e regolamentare. Occorre la volontà di tutti noi a riconsiderare la necessità dei sacrifici richiesti in funzione della tutela della salute di ciascuno e della collettività. Solo con il sacrificio potremo presto tornare alla normalità.

Raffaele Vairo

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