Teleassemblee in condominio tra dubbi interpretativi e facili entusiasmi

In tempo di pace, guerra e..pandemia tutto è permesso. Ma ora si sta esagerando. Alcune considerazioni critiche sulla nuova disciplina delle teleassemblee

Noi e il Condominio

Di

Articolo di avv. Michele Zuppardi (Fonte: www.condominiocaffe.it)

Bello il via libera del Senato alle teleassemblee. Bella la vittoria dei favorevoli, e belle le proteste dei contrari. Bella anche la prospettiva di rottamare il vecchiume, e belli i commenti che da ieri fioccano sui social.

Tutto perfettamente positivo, dunque, ove si voglia prendere atto che l’ottimo e lungimirante legislatore abbia finalmente colpito nel segno, ammodernando una normativa desueta attraverso l’imposizione dell’uso del computer al grande popolo dei comproprietari italiani.

E tutto perfettamente positivo, soprattutto, per quanti sono finalmente in grado di agitare gli animi al fine di ottenere – una volta per tutte, e costi quel che costi – le tanto agognate discussioni, pur se  virtuali, sugli appetitosi accessi ai superbonus “tuttogratis”.

Se siamo contenti del fatto che l’amministratore potrà organizzare le assemblee televisive dopo aver ottenuto il consenso della maggioranza dei condòmini, non possiamo – però – che rimanere stupiti per la inaspettata messa al bando dei millesimi di proprietà.

La misura del diritto e dell’onere di contribuzione di ciascun condomino in proporzione al valore del piano o alla porzione di piano è stata sonoramente schiaffeggiata, svilita e calpestata, e con essa il peso decisionale dei proprietari per procedere alle scelte comuni.

Certi valori, che da sempre hanno rilevanza giuridica sia per il voto in assemblea sia per la partecipazione alle spese, risultano adesso completamente privi di significato in ordine alle modalità di organizzazione, espressione e discussione dei punti all’ordine del giorno.

E se – come sembra – non esiste alcuna formalità per autorizzare il consenso alle assemblee da remoto, aspettiamoci pure che i whatsupp provenienti da utenze mobili  sconosciute distruggano definitivamente la credibilità pro-quota dei singoli proprietari.

L’intestatario del monolocale interno posto al piano romano, insomma, conta come colui che paga trent’anni di mutuo per l’attico vista mare, e l’assoluto dispregio dei fondamenti giuridici condizionerà pesantemente l’idea stessa del concetto di valore proprietario.

E non è tutto. “Anche ove non espressamente previsto dal regolamento condominiale, previo consenso della maggioranza dei condòmini, la partecipazione all’assemblea può avvenire in modalità di videoconferenza. In tal caso, il verbale redatto dal segretario e sottoscritto dal presidente, è trasmesso all’amministratore e a tutti i condòmini con le medesime formalità previste per la convocazione”.

Così dice il nuovo testo, senza specificare se quel previo consenso si riferisce alla maggioranza dei condòmini comproprietari o soltanto a quelli presenti in assemblea, e se  deve intendersi prestato per una sola assemblea o per tutti i consessi futuri.

Bello il via libera del Senato, dicevamo. E bella la prospettiva di darci una mossa e di farle, finalmente, queste benedette teleassemblee.

Ma trasformare il condominio in una scolaresca dove i buoni e i cattivi si contano per alzata di mano resta davvero un aborto giuridico, e continuare a mettere “pezze” senza  pensare a un vero riordino della materia offende e maltratta un settore intero.

Il Senato ha finalmente approvato l’emendamento della svolta, leggo un po’ ovunque. E nel frattempo mi chiedo: quanto dureranno gli applausi?

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