Una lezione di giornalismo.Incontro con Nicola Cariglia

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Di Daniela Piesco

Vice Direttore www.progetto-radici.it


Il lavoro del giornalista si ispira ai principi della libertà d’informazione e di opinione, sanciti dalla Costituzione italiana, ed è regolato dall’articolo 2 della legge n. 69 del 3 febbraio 1963:«E’ diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e della buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori»


Il rapporto di fiducia tra gli organi d’informazione e i cittadini è la base del lavoro di ogni giornalista.


A esso pero’ c’è da dire che fa riscontro ,sostiene Nicola Cariglia , il tentativo del potere politico ed economico di condizionare e colonizzare le testate e l’esercizio del giornale sia attraverso la concessione condizionata di aiuti economici – ad esempio contributi sul prezzo della carta, controllo sulla pubblicità – sia centellinando le informazioni sull’attività dei centri di potere.

” Siamo giunti a una vera e propria istituzionalizzazione di questa ultima pratica di condizionamento con due strumenti: il ‘portavoce’ dell’organo di potere (ministro, uomo politico di rilievo…) e la velina la nota informativa ufficiosa completamente redatta dall’interessato nei contenuti informativi (tramite un suo addetto o ufficio stampa) e che, tendenzialmente, diventa l’unica fonte informativa per il giornalista.”


A queste pratiche si contrappongono, specie nel mondo anglosassone e progressivamente anche in quello latino, il ‘giornalismo d’inchiesta’ e quello ‘di analisi’. Nel mondo latino, in particolare in quello italiano, è maggiormente in voga il giornalismo di opinione o di valutazione.Quello  d’inchiesta o di analisi richiede un lavoro di ricerca sia in archivio, sulle fonti, talvolta giudiziarie talaltra amministrative, sia sul campo.Esso , risulta dispendioso, poiché per una stessa inchiesta si richiede il lavoro, oltre che del giornalista-redattore, di veri e propri specialisti della materia o della fonte. Per tale via però si riesce a fornire al lettore un’informazione originale e spesso controcorrente. Lo stesso vale per l’analisi (news-analysis), con la quale si tematizza (Tematizzazione), vale a dire si esamina sotto diversi aspetti, un fatto o notizia anche con l’intervento di più specialisti dell’argomento trattato.


Altro nodo cruciale in questo mestiere sono  I fatti e le opinioni.


La distinzione tra fatti e opinioni o commenti costituisce uno dei temi più ricorrenti e discussi nella vita del giornalismo. È classica, in proposito, la formula deontologica che sarebbe stata proposta nel 1921 da C. P. Scott, direttore del Manchester Guardian: “I fatti sono sacri, i commenti sono liberi”. Ma alla felice e facile enunciazione fa riscontro la difficoltà, sia in sede teorica, sia in sede pratica, di operare una chiara separazione.
Il giornalista di opinione o di valutazione nel mondo anglosassone è prevalentemente affidato all’ anchorman, coordinatore o conduttore di un programma radio o Tv, o fondista sulla carta stampata, con il compito di introdurre nel programma, o nel testo, personaggi che sull’argomento in discussione hanno opinioni diverse o rappresentano specifiche parti sociali e posizioni politiche o culturali.Al contrario il nostro opinionista esprime un parere o valutazione personale che i lettori sono disponibili ad accettare, in virtù della competenza, dell’autorevolezza o dell’imparzialità che gli riconoscono (Opinione pubblica).


Con queste nozioni basilari inizia il mio incontro con Nicola Cariglia, giornalista di indubbio valore e spessore che ho avuto la sorte ,la  fortuna e l’avventura di avere come Direttore.


L’intervista .


1)Ogni giornale  si assume un ruolo cruciale nel diffondere la conoscenza. In questo panorama politico è essenziale essere cittadini e non sudditi e i giornali dovrebbero  servire proprio  a questo. Dovrebbero essere i  cani da guardia della democrazia perché nelle dittature i giornali sono i primi a sparire per sopprimere il “pensiero”. Ma anche qui in Italia il movimento populista, si ciba del suddito poco informato e disposto a credere ad ogni menzogna decantata dal partito. La democrazia invece, potesse sognare, sognerebbe un cittadino che legge i giornali,  un cittadino ben informato, che ha voglia di capire e comprendere il mondo che lo circonda, per svolgere al meglio il suo ruolo essenziale: votare.Nella società di oggi, dove i social media la fanno da padroni, come può un giornale rimanere il centro nevralgico delle notizie, mantenendo la sua reputazione senza cadere nella trappola delle fake news?


Lo fa ricorrendo ai cari vecchi ferri del mestiere  ossia distacco  dagli avvenimenti,non farsi coinvolgere troppo,compiere sempre accurate verifiche ,controllare le fonti.Però c’è da evidenziare la difficoltà che oggi hanno tutti i giornali e cioè che i mezzi di cui dispongono sono pochi e che gli appuntamenti con il lettore o con gli ascoltatori, nel caso della televisione o della radio, sono frequentissimi nel corso della giornata. Purtroppo le testate giornalistiche sono povere e non possono consentire ai giornalisti di perdere troppo tempo su una sola notizia .E men che mai possono permettersi di dislocarli per fare inchieste approfondite .Quindi questo è un limite di cui bisogna essere consapevoli. 


2)Nei confronti dei lettori un giornale dovrebbe avere tre obblighi fondamentali: la chiarezza, la completezza e l’autenticità. Devono essere comprensibili e permettere a tutti i cittadini un facile accesso alle informazioni, devono riportare tutte le notizie a prescindere dall’interesse che possano suscitare e devono soprattutto fornirle dopo averne verificato l’attendibilità e l’affidabilità delle fonti. Ma Il racconto di queste notizie, puo’essere  influenzato dal taglio politico del giornale ? Il suddetto orientamento politico può da sé generare delle fake news ?


Il giornalista dovrebbe essere in grado di badare a se stesso e il giornale ha tutto il diritto di avere un taglio politico .Ora al giornalista questo taglio del giornale può anche non piacere però se il giornalista ha mestiere deve sapersi difendere e deve essere sempre in grado di raccontare la verità. Magari separando ,come si diceva una volta ma che è sempre valido,le proprie opinioni dal racconto dei fatti .La stampa italiana non è una confraternita di santi :c’è  una percentuale di persone che hanno fatto questo mestiere forse per caso ,forse per altra vocazione e poi invece ci sono tanti giornalisti che sanno fare benissimo il loro mestiere. Non si può generalizzare. Il giornalista,ripeto,deve badare a se stesso altrimenti si mette su una brutta china giornalista :finisce per autogiustificarsi affermando “questa è la linea”.E non c’è niente di peggio di un giornalista che si autocensura.Ecco, vedi Daniela, noi parliamo tanto della censura che è un bel guaio ma spesso non c’è, spesso è il giornalista che per comodo vivere si autocensura e questo non dovrebbe mai farlo .


3)Una recente indagine dell’Istituto Demopolis per l’Ordine dei Giornalisti sugli strumenti impiegati per l’informazione, sul multi-tasking e sulle aree tematiche di maggiore interesse per le nuove generazioni è arrivata alla conclusione che il 95% degli under 30 italiani fruisce quotidianamente della rete, il 60% dei quali è sempre connesso ad internet. Dati che confermano il trend crescente del digitale a discapito della carta stampata. E anche il giornalismo si adatta, arrivando fino alle piattaforme social perchè sono  il miglior canale per raggiungere il pubblico. Internet influisce anche sulla qualità del panorama giornalistico? O le cause di un certo declino di stile è da ricercare in altri fattori?


No ,non credo .Non è lo strumento che influisce sulla qualità se uno fa questo mestiere con coscienza. Certamente è un tipo di informazione diversa con un mezzo diverso .Vedi la storia della stampa nelle sue fasi dimostra che tante previsioni si sono dimostrate non corrette ,non giuste.Quando nacque la radio si diceva che erano finiti i giornali. Eppure i giornali di carta stampata  son lì. Quando nacque la televisione si diceva che la radio era finita e invece la radio gode di buona salute .Oggi ci sono i social che sono esplosi nel senso che c’è una massa di informazione enorme e pian piano ,io credo,che le persone si abitueranno a non digerirsele tutte cioè a trovare anche molte informazioni indigeste perché fake news ,perché sono scritte male,perché sono pressapochiste.Resta però il fatto incontrovertibile dell’esistenza del mezzo che sarà utilizzato sempre di più. 


4)Friedrich Nietzsche diceva “Siate appassionati fino all’intelligenza“. Ebbene cosa serve per diventare un buon giornalista?  


Serve la passione prima di tutto assieme all’onestà. Per onestà io intendo la capacità di autocritica .Un giornalista vero è pieno di dubbi .Dubbi nella ricerca della verità, dubbi che gli fanno mettere in discussione  sempre quello che scrive prima di tutto a se stesso .Ai tempi miei ,intendendo fare riferimento a tanti anni fa ,quando ho cominciato molti giornalisti assai più anziani di me ,mi chiedevano di leggere i loro pezzi ed io pensavo mi prendessero in giro in quanto mi consideravo un pivellino. Con il tempo ho capito che era una pratica sensata il fatto di poter avere una persona che rilegge i pezzi.


5)IL GIORNALISMO TRA IERI E OGGI :La società è mutata in molti meccanismi e l’informazione non sembra essere tra i primi interessi degli italiani, lo dimostrano il calo del numero dei lettori, delle vendite dei quotidiano e dei libri. Un dato di fatto che si riflette sulla qualità dei contenuti, che fa presa sulla ‘credulità popolare’. Le persone cercano approfondimenti che alla fine non vengono letti. Ma di chi è la colpa di questo calo?  È calata la qualità della scrittura?Colpa  della scuola ?Delle pretese dei lettori che si sono a loro volta abbassate? O la colpa è delle nuove generazioni di giornalisti che  hanno  meno voglia di migliorarsi e studiare le raccolte dei giornali e prendere spunti dai maestri del giornalismo del passato, per poi reinventare le loro lezioni e applicarle alla quotidianità attuale?


I maestri del passato dici?Non li conoscono nemmeno .Sarebbe già abbastanza che capissero bene qual’e’ lo spirito di questa professione che è quello di non aver mai certezze assolute e di sentire di avere un dovere prima di tutto verso il pubblico. Invece il giornalista pone se stesso al centro di tutto ma questo succedeva anche ieri.Bisogna sapere, sempre,che si scrive per gli altri e non per se stessi .Se ci si accorgesse di questo i pezzi apparirebbero più fluidi ,più scorrevoli ,diretti al punto .Invece il giornalista, spesso Narciso,si innamora di sé stesso e questa è una cosa che bisognerebbe tenere a bada .


6)TRA LA NOTIZIA E I GUSTI DEL LETTORE C’E’ DI MEZZO IL GIORNALISTA:Nonostante il senso critico e sociale che deve svolgere il buon giornalista, resta l’aspetto determinante dettato dalle vendite. Ebbene il giornalista deve cercare di capire cosa vuole il lettore, perchè solo questo può spingerlo a comprare il giornale? Molto dipende dall’argomento che viene trattato e per fare in modo che venga letto è necessario  trovare informazioni e dunque bisogna avere la forza di contattare, per esempio, persone sconvolte da un lutto o una tragedia?


Bisogna raccontare i fatti e attenersi ai fatti.Io sono convinto che il lettore prima di tutto vuole avere fiducia nel giornalista e desidera che il giornalista non si faccia influenzare .Il gusto del lettore,quindi ,è quello di volere l’assoluta aderenza ai fatti e di riscontrare che gli articoli ,le informazioni scritte o quelle recitate ,parlate siano molto simili a quello che è l’effetto di una foto o di un filmato .Questo vale per la cronaca naturalmente.Poi esiste un gradino che non è né superiore né inferiore della cronaca ,ma che è parallelo e che è quello di dare le spiegazioni, cercare di far capire al lettore perché un fatto avviene .Ecco perché il mestiere del giornalista richiede una dedizione assoluta alla verità. 


7)Come si svolge una tipica giornata da direttore di un quotidiano?


Con ritmi che scandiscono la giornata, con almeno un paio di riunioni con tutti i capo servizi dei vari settori ,nel corso delle quali non solo si decide come affrontare gli avvenimenti ma anche si cercano idee per come presentarli in modo originale e per andare a toccare argomenti che la nuda cronaca di per sé non presenta.Esiste anche una parte molto importante che è quella creativa :farsi venire in mente le possibili inchieste e decidere di che cosa andare a parlare.Oggi questo viene fatto di meno perché la massa delle notizie che arrivano in redazione è talmente elevata che resta meno spazio e tempo per fare inchiesta e quindi per liberare la creatività che deve esistere in una redazione, associata ,ovviamente a quella del singolo. 


8)Com’è entrato nel mondo del giornalismo?


A sedici anni e ti dico il perché. A quell’epoca un mio amico ,mio coetaneo e compagno di scuola ,mi raccontò che la domenica  era solito andare nei campi di calcio per poi scrivere piccoli articoli e fare fotografie. Ebbene una sua fotografia venne venduta e pagata da un giornale ben 50 mila lire.Oggi sono una sciocchezza, 25 euro, ma in quel tempo, costituivano la metà di uno stipendio buono e rimasi molto colpito da questo fatto.E naturalmente ci pensai.Scrivere mi era sempre piaciuto e cominciai a fare qualche piccola corrispondenza .Poi dopo la laurea in giurisprudenza mi nacquero dei dubbi se fosse meglio per me fare l’avvocato o il giornalista.Quando mi accorsi di aver saltato una sessione per dare l’esame di avvocato,per distrazione sicuramente, mi resi conto che la mia vocazione era altra .Mi resi conto che il mio interesse era per il giornalismo in quanto esercitava un’attrazione più forte.Ebbi la sorte,la fortuna e l’avventura di essere assunto come praticante giornalista alla RAI dove, poi ,ho fatto tutta la mia carriera ,dapprima come giornalista poi come vice Direttore della sezione esteri .Successivamente sono tornato a Firenze a fare il Direttore della sede che non è una funzione giornalistica ma era come essere un editore a livello regionale della RAI .In tutto questo ho avuto varie distrazioni perché mi sono anche dedicato ad amministrare la mia città Firenze. Sono stato vice sindaco, presidente dell’aeroporto e vari altri incarichi pubblici. Sono convinto che mi abbia fatto bene avere delle pause dal giornalismo per dedicarmi ad altre esperienze.


Daniela Piesco

vice Direttore www.progetto-radici.it

redazione@progetto-radici.it

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