L’Iran ora è più isolato e va al contrattacco

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Dopo la revoca dell’embargo al Qatar, Teheran annuncia l’arricchimento dell’uranio al 20% e lancia una serie di sfide

 

© AFP – Esercitazione di droni militari in Iran

L’Iran, sempre più isolato nella regione dopo la revoca dell’embargo al Qatar da parte dei Paesi del Golfo, va al contrattacco politico-diplomatico per posizionarsi in vista dei negoziati con la nuova amministrazione Biden negli Usa, ormai prossima all’insediamento. Il portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica iraniana (Aeoi), Behrouz Kamalvandi, ha annunciato che in 12 ore l’impianto sotterraneo di Fordow è arrivato all’obiettivo di produrre uranio arricchito al 20%, come previsto dalla recente legge approvata dal Parlamento che obbliga il governo del presidente, Hassan Rohani, a far tornare di fatto il programma nucleare ai livelli pre-Jcpoa, l’intesa sul nucleare siglata nel 2015 dalla Repubblica islamica con Usa, Francia, Russia, Cina, Germania, Gran Bretagna e Ue.

I limiti dell’accordo sul nucleare

La legge prevede che l’Aeoi aumentai fino a 120 kg entro fine anno le riserve di uranio arricchito al 20%; si tratta di un tasso ben al di sotto della soglia del 90%, necessaria per produrre armi atomiche, ma comunque al di sopra del limite del 3,67% fissato dall’accordo. Kamalvandi ha tenuto a sottolineare che si potrà “facilmente” arrivare a tassi di arricchimento più elevati. 
L’Ue ha subito espresso “viva inquietudine” per l’annuncio dell’Iran, ma ha assicurato anche che “raddoppierà gli sforzi” per salvare l’accordo sul nucleare, da cui Teheran ha iniziato un graduale disimpegno dopo che gli Usa di Donald Trump si sono ritirati unilateralmente nel 2018, reimponendo sanzioni alla vendita di petrolio e al settore bancario della Repubblica islamica. Teheran chiede a Joe Biden di tornare all’accordo senza precondizioni, ma il presidente eletto mira ad aprire negoziati che leghino l’accordo anche al programma missilistico del regime.

La protesta di Israele

Le attività a Fordow hanno fatto scattare la dura reazione di Israele, da dove il premier Benjamin Netanyahu ha avvertito che non permetterà all’Iran di dotarsi dell’atomica, a suo dire il vero scopo del programma nucleare, che le autorità iraniane hanno sempre dichiarato indirizzato a scopi puramente civili. E mentre nei giorni scorsi, gli Usa hanno fatto mosse di deterrenza contro eventuali iniziative militari in coincidenza col primo anniversario dell’uccisione del comandante delle Forze Qods, Qassem Soleimani, per mano americana a Baghdad, Teheran continua il braccio di ferro avviato ieri con la Corea del Sud  sulla nave cisterna MT Hankuk Chemi, sequestrata dalle Guardie della rivoluzione nei pressi dello Stretto di Hormuz. Seul ne chiede l’immediato rilascio insieme all’equipaggio, trattenuti nel porto di Bandar Abbas, e invierà a breve una delegazione per condurre negoziati in questo senso. La convinzione è che dietro il sequestro ci sia il mancato sblocco di asset iraniani per oltre 7 miliardi di dollari, congelati dalla Corea del Sud, nel rispetto delle sanzioni Usa. Per Seul, l’imbarcazione è ostaggio di questo contenzioso; accuse rimandate al mittente dal governo della Repubblica islamica, secondo il cui portavoce a essere “in ostaggio” sono i beni iraniani in Corea del Sud e la nave è stata fermata solo per rischi di danni ambientali legati al suo carico di sostanze chimiche.

La sfida agli Usa

Intanto, mentre in Arabia Saudita si è aperto il summit del Consiglio di cooperazione del Golfo a cui partecipa anche l’emiro del Qatar, Tamim ben Hamad Al Thani – che firmerà un accordo per mettere fine a tre anni di embargo da parte dei vicini regionali – l’Iran ha fatto scattare la sua prima maxi esercitazione di droni militari, ha chiesto per la seconda volta all’Interpol un mandato di arresto internazionale per Trump per il suo ruolo nell’omicidio di Soleimani e ha visto il Parlamento presentare un disegno di legge con cui si vuole obbligare i successivi governi ad eliminare Israele entro il 2041. All’insediamento di Biden mancano meno di due settimane e l’Iran – dove il 2021 sarà anche un anno elettorale, con il rinnovo del presidente – ricorda così al futuro inquilino della Casa Bianca, qualora ce ne fosse stato bisogno, che sul dossier nucleare non c’è tempo da perdere. AGI

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