Dalla Pfizer 100 mila dosi in meno a settimana, allarme per i richiami

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Da domani al via la somministrazione delle seconde dosi ai già vaccinati, che ha la priorità: il taglio annunciato dalla casa farmaceutica rischia di rallentare l’avvio della vaccinazione per gli over 80

 

Circa 100 mila dosi in meno in arrivo la prossima settimana, e presumibilmente nelle settimane a venire. È questo l’impatto sull’Italia della decisione di Pfizer, comunicata venerdì, di tagliare del 29-30% la fornitura di vaccini contro il Covid. Una riduzione inaspettata, che preoccupa il commissario Arcuri, anche perché proprio in questi giorni partiranno i primi richiami, ossia la somministrazione della seconda dose a coloro che hanno per primi ricevuto il vaccino, che vanno eseguiti secondo la stessa Pfizer a 21 giorni dalla prima dose.

La casa farmaceutica Usa Pfizer ha annunciato un “piano” che dovrebbe consentire di limitare a una settimana i ritardi nella consegna. L’annuncio ha l’obiettivo di rassicurare l’Unione Europea, la quale temeva, prosegue l’azienda, “che le consegne di dosi sarebbero diminuite per “tre o quattro settimane”.

“Pfizer e BioNTech hanno sviluppato un piano che aumenterà la capacità di produzione in Europa e fornirà dosi significativamente maggiori nel secondo trimestre”, si legge in una nota congiunta delle due società.

“Torneremo al programma originale per le consegne nell’Unione europea a partire dalla settimana del 25 gennaio, con un aumento delle consegne a partire dalla settimana del 15 febbraio”, aggiunge il comunicato, “per fare questo, ora sono necessari alcuni cambiamenti nei processi di produzione”.

A suscitare apprensione era stata la notizia, comunicata con scarso preavviso, che le dosi consegnate nei Paesi Ue sarebbero diminuite a causa dei lavori necessari ad aumentare la capacità produttiva dello stabilimento di Puurs, vicino ad Anversa.

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, dopo aver contattato l’amministratore delegato della compagnia, ha rassicurato gli Stati membri, sottolineando che simili ritardi sono normali e accadranno anche in futuro.

I governi di Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia e Svezia hanno però scritto una lettera congiunta alla Commissione, esprimendo “seria preoccupazione” nei ritardi e parlando di una situazione “inaccettabile” che mina la “credibilità del processo di vaccinazione”.

A parlare di ritardi di “tre o quattro settimane” era stato il ministero della Salute tedesco. La nota delle aziende assicura però che il sito di Puurs “subirà una riduzione temporanea del numero di dosi erogate nella prossima settimana”. 

Il V-Day è stato il 27 dicembre, quindi domani saranno tre settimane esatte. A quanto si apprende, le dosi di vaccino attese da lunedì sarebbero state circa 530-540mila, più quindi delle 470mila delle scorse settimane perché nel frattempo c’è stato l’acquisto a livello Ue di una partita aggiuntiva. Con il taglio annunciato si dovrebbe scendere a 430-440mila dosi settimanali.

Non sarà un problema per i primi giorni: il 27 dicembre, data di un avvio più che altro simbolico, i vaccinati erano stati 7.420, e il primo gennaio in totale erano 49.506, con circa 10mila vaccinazioni al giorno in media. Poi però la campagna aveva preso quota, salendo a 35-40mila vaccinati al giorno, poi fino a 91mila. A partire dalla settimana del 28 gennaio saranno oltre mezzo milione gli italiani da “ri-vaccinare”, ossia a cui somministrare la seconda dose, e si porrà il problema di come fare. 

L’indicazione per le Regioni era quella di mettere da parte il 30% delle dosi consegnate proprio per assicurarsi la possibilità di fare i richiami senza intoppi, ma non tutte le Regioni si sono attenute, con la Campania ad esempio che ha somministrato già il 97% delle dosi disponibili, e altre Regioni come Veneto, Emilia Romagna, Umbria e Toscana oltre l’80%.

Sarà inevitabile, si ragiona negli uffici del commissario, sacrificare diverse “prime dosi” per tramutarle in richiami: in una parola, rimandare la vaccinazione per una quota non irrilevante di soggetti, proprio quando dovrebbe essere già partita l’attesa “fase 2”, ossia la vaccinazione degli over 80.

Esclusa a priori la possibilità, ventilata anche in altri Paesi europei, di eseguire il richiamo con il vaccino Moderna: impensabile che le due somministrazioni siano di due farmaci diversi, seppure con un meccanismo di funzionamento molto simile. Così come sarebbe rischioso, e mai testato negli studi clinici, posticipare la somministrazione della seconda dose, passando dai 21 giorni canonici a 28 o anche oltre. Troppo alto il rischio di vanificare quanto fatto in queste prime settimane di campagna vaccinale, con l’Italia saldamente in testa in Europa sia per numero assoluto di vaccini iniettati sia per dosi somministrate in base alla popolazione.

La partita dunque si gioca prevalentemente con Pfizer: ieri Arcuri in una dura nota ha detto di essere pronto a “tutelare la salute degli italiani in ogni sede”, ma essendo l’acquisto dei vaccini centralizzato a livello Ue, è probabile che se si sceglierà la via legale sarà Bruxelles a muoversi. agi

Tag: PFIZER, ARCURI ,VACCINO, CORONAVIRUS ,COVID 19,

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