Lo studio italiano sulla terapia con le staminali contro il Covid

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Trattare i pazienti con polmonite da Sars-Cov-2 con l’infusione di cellule staminali che inibiscono l’infiammazione: è l’obiettivo della ricerca Rescat che partirà tra pochi giorni

Ospedale Covid a Los Angeles

Trattare i pazienti con polmonite da Covid-19 con l’infusione di cellule staminali che inibiscono l’infiammazione. È l’obiettivo dello studio RESCAT, che partirà tra pochi giorni e che, sotto il coordinamento dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena con l’Università di Modena e Reggio Emilia, vedrà coinvolti gli Ospedali Meyer e Careggi di Firenze, il Policlinico Irccs Ca’ Granda di Milano con l’Ospedale Covid di Milano Fiera, l’Ospedale San Gerardo di Monza con la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti e con l’Università Milano-Bicocca, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e l’Azienda Ospedaliera di Vicenza. 

A supportare i centri per l’analisi dei biomarcatori saranno l’Istituto Mario Negri di Milano e la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti. Le cellule in questione, chiamate “stromali mesenchimali” (mesenchymal stem cell, MSC), sono un tipo di cellule staminali anche in grado di produrre fattori antinfiammatori che sembrano contrastare il meccanismo alla base del danno d’organo indotto dal virus. RESCAT, “Studio prospettico randomizzato multicentrico di fase I/IIa sull’impiego di cellule stromali mesenchimali allogeniche nel trattamento di pazienti affetti da polmonite da SARS-CoV-2”, è il primo studio in Italia che utilizza le cellule MSC in sperimentazione clinica per pazienti positivi al Covid e si conferma il primo al mondo che esegue un confronto tra fonti di MSC diverse all’interno di un’unica sperimentazione controllata: cordone ombelicale, tessuto adiposo e midollo osseo.

“L’innovazione di questo studio – spiega Massimo Dominici, direttore della Struttura Complessa di Oncologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e professore all’Università di Modena e Reggio Emilia – consiste anzitutto nel mettere in rete nello stesso protocollo più “fabbriche di cellule” (laboratori autorizzati alla produzione di cellule per l’utilizzo nell’ambito di protocolli clinici sperimentali), che producono MSC autorizzate per l’impiego umano da fonti diverse. L’obiettivo dello studio, in quanto di fase I/IIa, consiste anzitutto nel verificare la fattibilità e la sicurezza del loro utilizzo nel trattamento della polmonite da SARS-CoV-2”. Precisa Enrico Clini, direttore della Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e professore all’Università di Modena e Reggio: “Ad oggi non esiste ancora un trattamento farmacologico efficace per la cura dell’infezione e della polmonite da Covid-19. Nella maggior parte dei casi vengono utilizzati farmaci antivirali, anticoagulanti e/o antinfiammatori approvati dagli enti regolatori a seguito delle evidenze scientifiche, in aggiunta alla terapia di supporto respiratorio. Ma la letteratura ha dimostrato che le MSC possono essere in grado di agire nei confronti della sindrome da distress respiratorio, una delle conseguenze più letali dell’infezione da Sars-CoV-2”.

Gli studi cinesi condotti fino ad oggi e pubblicati nel corso della pandemia su vari pazienti affetti da Covid-19 in condizioni cliniche in rapido peggioramento hanno dimostrato l’assenza di reazioni allergiche, di infezioni secondarie o di eventi avversi legati all’infusione di MSC. Nel giro di pochi giorni è stato osservato un miglioramento dell’ossigenazione, un calo dei livelli di molecole infiammatorie e un miglioramento del quadro clinico e radiologico. A Verona Rachele Ciccocioppo, del Dipartimento di Medicina dell’AOU Integrata e professoressa di Gastroenterologia all’Università di Verona, conta una lunga esperienza nell’ambito dell’impiego delle MSC. “Ad oggi, basandoci sugli studi che hanno utilizzato le MSC per altre patologie – precisa Ciccocioppo – possiamo affermare che l’aspettativa è quella di una riduzione dei tempi di degenza e di una diminuzione della dipendenza dall’ossigenazione e dal suo supporto. Un’altra ipotesi da verificare riguarderà il possibile effetto a lungo termine del danno causato dalla polmonite interstiziale, in particolare sulla fibrosi, e la conseguente insufficienza respiratoria”. RESCAT, grazie anche alla collaborazione con la CRO Italiana Coresearch (Pescara), è stato approvato come studio multicentrico, aperto, randomizzato, controllato che prevede due infusioni endovenose di MSC allogeni che a distanza di 5 giorni l’una dall’altra in 60 pazienti (40 trattati e 20 come gruppo di controllo) affetti da polmonite severa da infezione da SARS-CoV-2 e ricoverati e seguiti presso le Covid Unit coinvolte (terapie intensive e semintensive).  agi

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