Avv. Mariatiziana RUTIGLIANI
CRIMINOLOGA Presidente Associazione culturale Ruvolab
Le Avvocate Italiane
L’emergenza sanitaria ha reso ancora più incerto e difficoltoso il futuro di tantissime donne e mamme lavoratrici . Le previsioni normative nazionali non convincono, e se da un lato passa la convinzione che lo smart working sia la soluzione oltre che alla mancata frequentazione di studi uffici e realtà lavorative, dall’altro è evidente che il lavoro da casa mal o per niente si concilia con la didattica a distanza e le rinnovate esigenze della famiglia.
La gestione dell’emergenza ha comportato scelte forti che non si sono tradotte in aiuti concreti alle donne, le esigenze sono mutate, ognuna di noi si è trovata a reinventarsi per rispondere alle esigenze della famiglia, ai problemi di tipo economico, alla impossibilità per molti di richiedere l’aiuto dei nonni, e di tutti quei soggetti maggiormente esposti al rischio contagio che si vuole salvaguardare, né è semplice far entrare in casa soggetti estranei ad occuparsi dei figli.
Molte aziende appena potranno provvederanno a licenziare per non parlare della forte incertezza che regna sull’argomento scuola.
Stiamo pagando a caro prezzo le pregresse politiche di tagli alla spesa scolastica oltre che in campo sanitario .
Manca qualsivoglia supporto alle famiglie che allo stato non sono più in grado di gestire i figli nella didattica a distanza e ciò certamente non giova a quelle numerose e in quei nuclei familiari in cui già si registravano fenomeni di dispersione scolastica o devianze sociali.
Le donne vanno supportate e non possono permettersi in molti casi di restare a casa. Titolari di aziende, libere professioniste e dipendenti lasciate sole con misure di sostegno inadeguate, bonus baby sitter e congedi parentali non sono sufficienti ad evitare che anni di studio, di lavoro e di sacrifici vengano vanificati e cancellati da errate programmazioni di welfare. Per non parlare di tutte quelle forme di violenza familiare e di violenza assistita nei confronti dei figli registrate a causa della convivenza “forzata”.
Interventi volti a favorire la conciliazione vita-lavoro e il care giving devono necessariamente entrare nella programmazione statale
e prevedere programmi che tengano conto di tutte le criticità che si sono evidenziate e acuite in questi ultimi mesi.
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