Le fiere italiane sono state il comparto a maggior tasso di perdita nel 2020, secondo il Cerved. Il fatturato è sceso da 1 miliardo di euro a 200 milioni. Il governo si è mosso varando una serie di provvedimenti a sostegno del settore. Manlio Di Stefano (M5S), sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, rivendica l’impegno del governo per mettere le fiere nelle condizioni di tornare a crescere, non appena la situazione sanitaria lo consentirà. Dice Di Stefano: «In questo difficile frangente, il sostegno pubblico e, in particolare, della Farnesina, nell’ambito delle sue competenze relative all’internazionalizzazione del settore, non è mai mancato e non mancherà in futuro».
Con l’onorevole facciamo il punto su quali siano state le misure messe in atto in questi mesi per aiutare concretamente le fiere italiane, travolte dallo tsunami del Covid. Spiega il sottosegretario: «Abbiamo presentato misure sia di tipo promozionale sia finanziario. Durante lo scorso autunno, in collaborazione con Ice Agenzia, è stato organizzato un piano straordinario di missioni “incoming” di operatorie “buyer” a 30 tra le più importanti fiere italiane, sia in presenza fisica sia in forma virtuale. Nello stesso periodo – prosegue Di Stefano -, in coordinamento col ministero della Salute, abbiamo realizzato appositi corridoi verdi, che hanno consentito l’accesso agevolato al territorio nazionale di operatori stranieri attraverso l’adozione di appositi protocolli sanitari. Abbiamo inoltre lanciato la piattaforma “Fiera Smart 365”, gestita da Ice e messa a disposizione di fiere, associazioni di settore e imprese per la realizzazione di fiere virtuali, di incontri b2b, di vere e proprie missioni imprenditoriali virtuali e di Business Fora».
Passiamo al versante finanziario. Continua Di Stefano: «Abbiamo introdotto nuovi strumenti di finanza agevolata e ristori. Si è attivata una nuova linea di intervento di Simest denominata “Patrimonializzazione a supporlo del sistema fieristico”, dedicata agli enti fieristici e alle imprese aventi come attività prevalente l’organizzazione di eventi fieristici di rilievo internazionale, con finanziamenti per attività di internazionalizzazione che possono arrivare fino a 10 milioni di euro ciascuno, di cui 800mila a fondo perduto. Inoltre, sempre tramite Simest, abbiamo previsto la possibilità per i quartieri e gli organizzatori fieristici di potersi avvalere della disposizione della Commissione Ue in materia di aiuti di Stato, che consente l’erogazione di ristori fino a 3 milioni di euro a copertura di costi fissi non coperti da utili o altri sussidi sostenuti durante quest’anno di emergenza». A più riprese, anche negli ultimi giorni, gli enti fieristici hanno lanciato l’allarme sui ritardi nei provvedimenti attuativi, che potrebbero vanificare gli sforzi compiuti per risollevare il settore. «Per quanto riguarda le misure appena illustrate, di competenza della Farnesina, non corriamo questo pericolo» garantisce Di Stefano. Lo stesso sono sempre in contatto con le associazioni di categoria e i principali quartieri fieristici italiani, per individuare le loro necessità e le iniziative per contrastare gli effetti della pandemia. Per quanto riguarda le misure di tipo finanziario, siamo riusciti in tempi record a estendere l’operatività di Simest al settore fieristico, consentendogli di erogare anche ristori, attività che fino a oggi non erano mai rientrate tra le sue competenze. La linea d’intervento – prosegue di Stefano – a favore della patrimonializzazione a supporto del sistema fieristico è già aperta dal 9 dicembre scorso: abbiamo già ricevuto diverse domande, ma invito tutti i potenziali interessati ad avvalersi di questo strumento per rilanciare le attività di internazionalizzazione dei quartieri e degli organizzatori di manifestazioni fieristiche. Per quanto concerne la norma sui ristori, trattandosi di aiuti di Stato, è sottoposta al preventivo vaglio della Commissione europea, alla quale abbiamo notificato la misura. Una volta ricevuto il riscontro da Bruxelles, potremo aprire anche questa nuova linea di operatività in tempi rapidi». Le fiere costituiscono, storicamente, uno strumento molto potente per la promozione del made in Italy sui mercati. «Le fiere – osserva Di Stefano – sono un volano del nostro export, perché fanno parte della ribalta dove l’Italia presenta la qualità e i valori che caratterizzano la sua offerta produttiva, in termini di prodotti, servizi, filiera, ma anche di ospitalità, capacità e tradizioni dei territori che ospitano le manifestazioni».
Questo, chiediamo, accadrà anche nell’epoca del digitale? «Nell’era di Internet e dell’economia digitale – risponde il sottosegretario – dovremo essere in grado di comunicare al meglio le nostre competenze, che ci vengono riconosciute a livello internazionale. In questo senso, dovremmo impegnarci tutti di più, aiutando le imprese, soprattutto Pmi, ad acquisire le capacità per rispondere in modo flessibile a questi cambiamenti: le nuove tecnologie, nel prossimo futuro, non sostituiranno le manifestazioni fisiche, ma diverranno fondamentale strumento per pubblicizzare all’estero le nostre manifestazioni d’eccellenza e i territori».
Per le Pmi (piccole e medie imprese) la fiera rappresenta spesso la vetrina più importante, a volte l’unica, per mostrarsi al mondo. Secondo Di Stefano sarà così anche dopo il Covid: «Le piccole e medie imprese – dice – vedono nella fiera il primo passo per crescere e aprirsi ai mercati esteri. A mio giudizio, nonostante le difficoltà e le restrizioni che potranno durare ancora, le aziende non rinunceranno a presentarsi al mondo tramite la vetrina fieristica, perché la fiera rappresenta soprattutto, ma non soltanto, un momento di business. Nell’era post-Covid tutto questo non dovrebbe cambiare, anzi, sono fiducioso che, anche grazie ai nuovi strumenti digitali e potendo contare sul supporto istituzionale, le nostre Pmi continueranno a mostrare nelle fiere il meglio del made in Italy». Infine una considerazione sui mercati più promettenti: «Punterei ancora sui Paesi avanzati: Germania, Francia, Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito» afferma Di Stefano.