La piazza di Milano che ha adottato il senzatetto con un polmone rovinato dal Covid

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Una piazza di Milano ha adottato Ernesto, 66 anni, ex custode (nella foto), che ad aprile 2020 ha lasciato la panchina dove vive per un periodo. Stava male, l’hanno ricoverato al Sacco per Covid e poi, quando è stato meglio, trasferito all’hotel Michelangelo per la convalescenza. Ma un polmone è rimasto compromesso dall’infezione. Nessuno degli abitanti del quartiere a est di Milano conosceva la sua storia finché Francesca Vigorelli, consulente in smart working, ha cominciato a fissarlo dalla sua finestra affacciata sul vasto cerchio alberato. “Una presenza impassibile alle intemperie – racconta all’AGI – che si è insinuata come un piccolo tarlo nella mia quotidianità protetta.

A ogni pausa dal lavoro, avevo l’istinto di aprire le tende, desiderando che non ci fosse per far tacere la mia coscienza. E invece era sempre lì, mai un gesto di insofferenza”. C’è voluto un po’ di tempo ma alla fine, un pomeriggio di novembre, Francesca è scesa in piazza Aspromonte e l’ha avvicinato, un gesto che ha dato il via a una piccola storia di solidarietà ai tempi del Covid. “Ernesto mi ha colpito per la mitezza e la buona educazione. Mi ha detto di essere finito in strada dopo avere perso il lavoro anni fa, di avere passato anni molto turbolenti e infine di avere trovato il suo posto su quella panchina. Mi ha colpito che non è arrabbiato con la vita, non ha giudizi negativi verso nessuno”. Il Covid l’ha preso dormendo in una camerata dopo c’era una persona positiva e gli è rimasto un polmone atrofizzato.

Per questo, gli è stata data una modesta pensione di invalidità di poche decine di euro. “Mi ha poi spiegato – continua Francesca – di avere diritto anche a una pensione dell’Inps da 297 euro che però non ha mai ricevuto.  Mi sono attivata e, grazie a chi ‘mi ha aiutato ad aiutare’, da tre mesi Ernesto riceve quello che gli spetta e può concedersi qualche volta una stanza in condivisione con altre due persone per 15 euro a notte”. Nel frattempo la generosità si è allargata e c’è chi gli porta da mangiare, chi lascia un aiuto economico, chi fa due chiacchiere con lui.  Secondo Francesca occorrerebbe un passo in più: “Sarebbe bello se potesse tornare a fare il custode.

Oppure aiutarlo a mettere via qualche soldo in più, ma bisogna pensare bene a come fare. Le persone a caldo hanno risposto ma poi bisogna organizzarsi, è difficile dare una minima stabilità all’aiuto”. Lui intanto sta lì: “Una volta  diluviava e sono scesa a pregarlo di mettersi sotto la pensilina dei bus. Ma lui mi ha risposto che preferiva stare lì, che quattro gocce passano in fretta. Anche quando il bellissimo albero accanto alla panchina è franato per la neve, lui è rimasto lì”.

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