Al via il Governo Draghi, “Uniti per il rilancio”

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Primo Consiglio dei ministri per il neo premier che  insiste sulla necessità di puntare sulle urgenze, sanità e lavoro

L’era Draghi parte all’insegna della sobrietà e del rispetto rigoroso delle norme anti Covid. Il governo giura nelle mani del presidente della Repubblica, uno a uno sfilano davanti a Sergio Mattarella i 23 ministri che compongono la squadra che affiancherà il presidente del Consiglio, a cui Mario Draghi chiede subito “coesione” e “unita'”, con l’obiettivo di “mettere in sicurezza il Paese”, spiegando che il suo sarà un governo “ambientalista”.

Una cerimonia senza fuori programma, poco spazio alle emozioni, nessun parente che si commuove o immortala immagini ricordo. Dopo la lettura della formula di rito, è il momento della foto nella Sala dei Corazzieri: solo per l’attimo del click i ministri possono togliere la mascherina, ma il distanziamento è rispettato alla lettera.

Poi tutti a Palazzo Chigi per il passaggio di consegne con il premier uscente, Giuseppe Conte, e il primo Consiglio dei ministri. Serissimo, l’ex governatore della Bce viene accolto dal picchetto d’onore nel cortile interno della sede del governo.

La ‘campanella’ e l’uscita di scena di Conte

Poi l’incontro con il predecessore, la tradizionale cerimonia della campanella – con tanto di disinfettante – e Conte, mano nella mano con la compagna Olivia Paladino (mentre poco distante è palpabile la commozione del suo portavoce, Rocco Casalino) si congeda salutato da un lungo applauso dei dipendenti e collaboratori. “Nessun rammarico”, garantisce, “è stata una grande esperienza”. In un lungo post su Facebook, l’ormai ex premier chiude definitivamente un capitolo: “Da oggi torno a vestire i panni di semplice cittadino”. Ma, nel sottolineare il grande “orgoglio e onore” di “rappresentare il Paese”, assicura che “impegno e determinazione” non verranno meno nel “proseguire il percorso”.

draghi cdm interessi paese

Draghi parla alla squadra

Il primo Consiglio dei ministri del governo Draghi dura meno di mezz’ora. Giura il neo sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli. Durante la riunione, è alla sua squadra che Draghi si rivolge, invitandola alla “coesione” e alla “unita'”, perché la prima e più importante sfida d affrontare è “mettere in sicurezza il Paese”.

Il premier è consapevole che la maggioranza che lo sostiene, e di conseguenza la stessa compagine governativa, sono un amalgama di storie diverse, ma vanno messe da parte parte per far “ripartire” l’Italia. Quindi, Draghi – che incassa gli auguri di Von der Leyen, Macron e Merkel – si mette subito al lavoro, nello stesso ufficio utilizzato fino a pochi minuti prima da Conte, assieme al sottosegretario Garofoli. Ora è atteso alla prova dell’Aula, ma i numeri molto ampi dell’eterogenea maggioranza non lasciano intravedere alcun problema, anche nel caso di possibili defezioni tra le file pentastellate. Draghi chiederà la fiducia al Senato mercoledì, il giorno successivo sarà la volta della Camera. 

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© Presidenza del Consiglio dei ministri
Mario Draghi

Il Day after, entusiasmi e malumori

Il day after dell’annuncio della lista dei ministri, sebbene i leader dei partiti di maggioranza garantiscano lealtà e assicurino la determinazione a mettersi subito al lavoro, continua a suscitare malumori. Soprattutto nel Movimento 5 stelle, dove scoppia la rivolta, tanto da rendere necessaria subito una assemblea congiunta dei parlamentari pentastellati.

C’è chi chiede la ripetizione del voto sulla piattaforma Rousseau, chi annuncia un appoggio “condizionato” in Parlamento e chi accusa i vertici di aver fallito e tradito. Un fiume in piena che rende necessaria una nuova discesa in campo – nel giro di pochi giorni – del cofondatore Beppe Grillo.

Il garante in un post sul suo blog invita tutti a guardare lontano e ricorda che questo e’ il momento delle scelte: “O di qua, o di la'”. La prima a schierarsi contro le scelte del Movimento è Barbara Lezzi, senatrice tra le più intransigenti, che contesta la votazione su Rousseau, deve essere “immediatamente indetta una nuova consultazione” altrimenti, minaccia, “il voto alla fiducia deve essere no”.

Deluso anche Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali: il suo “sara’ un appoggio condizionato. La squadra non convince semplicemente perche’ non e’ una squadra”. Intanto, la petizione lanciata dai 5 stelle lombardi raccoglie in poche ore oltre 2mila sottoscrizioni.

Qualche malessere anche tra le file azzurre e leghiste, mentre cresce il disagio tra i dem per la squadra targata Pd senza nemmeno una presenza femminile. E’ “una ferita”, scrive in un post Cecilia D’Elia, portavoce della conferenza delle donne democratiche.

Il segretario Nicola Zingaretti ha già garantito l’impegno a ‘rimediare’, e oggi si concentra sulle questioni che il governo dovrà affrontare subito: “Scuola: 5 % del Pil per l’istruzione. Sanità: 20 miliardi da investire per rinnovarla. Fisco: piu’ equo e semplice.

Con Draghi con le nostre idee. Comincia da oggi la campagna a sostegno delle politiche del Governo”, afferma. Anche Matteo Salvini indica le sue priorità: “Non ci sono piu’ Conte, Azzolina, Bonafede e Casalino, ma ci sono tre ministri della Lega che da oggi lavoreranno per le imprese, per il turismo e per i disabili. Non sarà facile, ma ce la metteremo tutta!”, assicura. Non è da meno Forza Italia, con Silvio Berlusconi che augura buona lavoro al governo e Antonio Tajani che assicura: “Pronti a fare la nostra parte”.

Esulta Matteo Renzi: “E’ un grande passo in avanti”, ora “è fondamentale non disperdere questo patrimonio e agire da subito”, esorta il leader di Italia viva. Chi deve ancora sciogliere la riserva e’ Sinistra italiana, che domani si riunirà in assemblea per decidere la linea in vista del voto di fiducia. Unica all’opposizione, Giorgia Meloni lancia la ‘stoccata’: “In che modo gli stessi che hanno messo l’Italia in ginocchio dovrebbero aiutare a rialzarla?”, scrive sui social.

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