Quanto costa innevare un chilometro di pista da sci?

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 Il costo può arrivare a 80 mila euro. L’indotto è stimato attorno ai 12 miliardi di euro. Si va dal personale addetto alle piste ai maestri di sci, dagli albergatori ai cuochi e camerieri, dai negozi di attrezzature sportive alla gastronomia 

 

Scuola di sci (foto ©A.M.S.I.)

AGI Per innevare una pista lunga un chilometro, larga circa 50 metri e con uno spessore di 40 centimetri, il costo va dai 30.000 ai 40.000 euro. La cifra va raddoppiata considerando che normalmente un tracciato viene trattato due volte nel corso di una stagione che va da fine novembre a metà aprile. In Italia, dall’Alto Adige alla Sicilia, sono circa 6.700 i chilometri di piste dedicate allo sci alpino, 400 sono le società di gestione e circa 2.000 sono gli impianti di risalita che nella stagione 2020/2021 resteranno chiusi.

Il costo della produzione di neve artificiale varia dai 2 ai 3,8 euro a metro cubo e la variazione è legata agli agenti atmosferici. Le condizioni ideali sono, temperatura -4/-5 gradi e umidità non superiore al 30%. Con questi valori la produzione è di 2,5 metri di neve per metro cubo d’acqua. Il costo della neve per ettaro è 15.000 euro.


Prendendo in esame alcune piste di Coppa del mondo, la Saslong in Val Gardena o la Kandahar Banchetta al Sestriere che sono piste lunghe oltre 3.400 metri, il costo di innevamento sarebbe superiore ai 250mila euro (una parte è a carico della federazione internazionale per la produzione della neve finalizzata alle gare)

Per innevare il Canalone Miramonti a Madonna di Campiglio lungo 610 metri servirebbe una spesa poco più di 30mila euro, e per la Gran Risa in Val Badia circa 100mila euro.
Il costo di un gatto delle nevi, “gattista” più macchina, è di 150 euro all’ora. I battipista sono alimentati a gasolio. La media d’uso giornaliera del gatto delle nevi nelle stazioni sciistiche è di 5 ore e ogni ora un gatto percorre circa 9 chilometri (circa 200 litri di gasolio).

“Questi provvedimenti creano una forte incertezza sul piano imprenditoriale perché noi dobbiamo pianificare e garantire – dice all’AGI Andy Varallo, presidente del comprensorio sciistico più grande del mondo, il Dolomiti Superski –. Nel corso della riunione Anef di questa mattina abbiamo avvertito una grossa delusione non solo tra gli impiantisti ma anche dell’intera filiera che viene fortemente messa in dubbio. I nostri cugini lombardi, veneti e piemontesi è la quarta volta che si trovano di fronte ad una chiusura e comunicata solo alle 18,58 del giorno prima. Questo non è stato corretto. La domanda ricorrente è stata, chi va a sostenere le spese di avvio? Difficilmente ci saranno impiantisti a ripetere nuovamente la trafila”. 

Varallo sostiene che in queste settimane, “la gestione è comunque andata avanti, era stata riattivata l’attività di marketing e c’erano state assunzioni di personale”. 

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