L’economia del Regno Unito colpita dal Covid, è la peggiore del G7

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Nel 2020 ha subìto una contrazione record del 9,9%, più pesante delle stime. In Europa solo la Spagna con un -11% è andata ancora più giù, mentre l’Italia (-8,8%), la Francia (-8,3%) e la Germania (-5%) hanno fatto meglio

© Afp – Boris Johnson e Rishi Sunak

AGI – Il Covid ha piegato il Regno Unito. Nel 2020 l’economia britannica ha subìto una contrazione record del 9,9%, il peggior risultato tra i Paesi del G7. In Europa solo la Spagna con un -11% è andata ancora più giù, mentre l’Italia (-8,8%), la Francia (-8,3%) e la Germania (-5%) hanno fatto meglio.  

 

Tuttavia il 25% dei britannici è già stato vaccinato almeno una volta e questo fa ben sperare per il futuro.  Come nota Reuters, il calo del Pil della Gran Bretagna dell’anno scorso è stato il più forte dalla fine della Seconda guerra mondiale, in base ai registri ufficiali moderni, e il più pesante dal 1709 in base alle serie storiche. Insomma, una catastrofe. Nel quarto trimestre, nonostante i nuovi lockdown, il Pil è salito dell’1%, dopo il +16% del terzo trimestre e il pesantissimo -21,8% del primo semestre. 

 A pesare sul Regno Unito sono essenzialmente due fattori. In primo luogo i casi di Covid, più di 4 milioni, il livello più alto in tutta Europa, e i decessi: 115.000, tra i più alti al mondo a livello pro-capite. A questo proposito va rilevato che negli ultimi mesi nel Regno Unito sono emerse nuove varianti, che hanno aumentato la diffusione del virus. E questo ha costretto il Paese ad avviare un lockdown nazionale del quale non ha ancora calendarizzato la fine e che quasi sicuramente verrà prolungato nei primi tre mesi del 2021.

L’altro fattore che ha duramente penalizzato il Regno Unito è il peso molto elevato sull’insieme della sua economia dei servizi, il settore più colpito dai lockodown. In particolare, in Gran Bretagna sono molto diffusi i cosiddetti ‘servizi alla persona’, tra i quali rientrano le palestre, i centri benessere, le agenzie di consegna a domicilio, i centri per il lavoro, l’assistenza alla persona, nonché le attività culturali e artistiche e anche la sanità e l’istruzione hanno un peso sul Pil superiore a quello di altri Paesi.

Ovviamente sono tutti settori che hanno subìto danni molto forti a causa delle chiusure e dei distanziamenti per evitare la diffusione del Covid. Ecco comunque i dati del 2020 scorporati per settore: -8,9% servizi, -8,6% industria, -12,5% edilizia e -9,4% agricoltura.

Anche l’inizio del 2021 per i britannici non si prospetta per niente positivo. “È probabile – commenta sul Guardian Debapratim De, senior economist di Deloitte – che le restrizioni più severe e più prolungate determineranno un’ulteriore contrazione nel primo trimestre prima che le vaccinazioni e il miglioramento del clima consentano una ripresa estiva. Tuttavia, recuperare l’attività persa a causa della pandemia richiederà più tempo.

Prevediamo che il Pil del Regno Unito raggiungerà i livelli pre-pandemia solo nella primavera del 2022″. A questo proposito occorre ricordare che il primo ministro britannico Boris Johnson, mercoledì scorso,  ha annunciato che circa un adulto su quattro, pari a 13 milioni di persone, ha finora ricevuto la prima dose di un vaccino anti-Covid. In pratica, il 25% degli adulti inglesi è già in parte coperto rispetto alla pandemia, un livello nettamente più alto rispetto al resto del mondo. (AGI) 

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