Abusivismo nell’esercizio della funzione di governo e principio costituzionale della separazione dei poteri: il potere arresti il potere

Ora Legale per i Diritti Umani

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Molti opinionisti, i quali scrivono sui più importanti quotidiani, ritengono quantomeno strani i Governi presieduti da persone non elette. In Italia di Presidenti del Consiglio pescati al di fuori del Parlamento ce ne sono stati nel passato e anche nel presente. Gli ultimi governi, Conte 1, Conte 2 e l’attuale presieduto da Draghi, ne sono gli esempi. Le teorie che vogliono Governi composti solo da personale eletto nel Parlamento sono destituite di fondamento. E l’infondatezza si ricava sia dalla lettura della Costituzione sia dall’esame delle teorie illuministiche.

Nel secolo dei Lumi il Montesquieu scrisse e pubblicò un’opera, un vero gioiello di filosofia politica, dal titolo L’Esprit des lois (Lo Spirito delle Leggi, 1748), nella quale la sua principale preoccupazione era di dimostrare che la libertà delle persone era messa in forse da un potere sovrano esercitato senza limitazioni di sorta. E indicava i rimedi per garantire le libertà politiche. Partendo da una considerazione che oggi appare ovvia, ma allora sulla questione il dibattito era solo all’inizio, in quanto cominciavano a sorgere perplessità sulla forma dei governi che esercitavano i loro poteri in modo tirannico. Nessuna garanzia era riconosciuta ai sudditi che potevano essere privati delle loro libertà in qualunque momento e in ogni situazione. Senza l’obbligo di spiegare i motivi che giustificassero l’emanazione dei provvedimenti di restrizione delle libertà. Il Montesquieu si occupò delle cause dell’arbitrarietà dei provvedimenti liberticidi e giunse alla elaborazione del principio della separazione dei poteri. “Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti […]. Perché non si possa abusare del potere occorre che […] il potere arresti il potere” (lib. XI, cap. VI). I poteri ai quali fa riferimento sono il potere legislativo, il potere esecutivo e il potere giudiziario, che devono essere indipendenti e separati e in perfetto equilibrio tra loro. Principio ormai alla base di ogni costituzione democratica, compresa la nostra entrata in vigore il primo gennaio 1948.

In alcuni Paesi occidentali il principio della separazione dei poteri è applicato rigidamente, con il divieto di scegliere i membri del Governo tra coloro che sono investiti di cariche elettive (USA, Francia). La nostra Costituzione non prevede alcuna incompatibilità tra carica elettiva e quella di membro del Governo. Ma non esclude neanche la nomina a Ministro o a Presidente del Consiglio di persone non elette in Parlamento. Anzi, proprio in virtù delle funzioni attribuite al Parlamento, tra le quali ha un certo rilievo quella di controllo politico sul Governo, sarebbe meglio che il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri fossero scelti al di fuori del Parlamento. E, comunque, la nostra Costituzione che, è bene ricordarlo, è rigida, oltre a dettare le procedure per la nomina del Presidente del Consiglio e dei Ministri, richiede che il Governo, una volta nominato e dopo aver giurato nelle mani del Presidente della Repubblica, deve presentarsi, entro dieci giorni, alle Camere per ottenerne la fiducia (artt. 92, 93 e 94).

Il giudizio è stato particolarmente duro, anzi cattivo, nei confronti del Presidente Conte, additato come l’esempio più rilevante di abusivismo. Giudizio espresso non solo dalle opposizioni, ma anche e soprattutto dalla stampa nazionale che non si è limitata a giudicarlo abusivo, ma ne ha certificato, con criteri ingenerosi e infondati, incapacità e inadeguatezza all’esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce al Presidente del Consiglio dei Ministri.  Sabino Cassese, ad esempio, a proposito della gestione Conte 2, ha decretato apoditticamente, da par suo: “Sarà difficile correggere la rotta sbagliata, seguita dal governo precedente, in materia di sanità” (Corriere della sera del 19 febbraio 2021). Affermazione insindacabile, priva di motivazione, da accogliere acriticamente, un dogma infallibile! Giudizio, però, non condiviso dal nuovo Presidente Draghi che, anzi, ha sottolineato che il Governo da lui presieduto si sarebbe caratterizzato per sostanziale continuità rispetto alla politica contiana che, a suo giudizio, all’estero è stata riconosciuta molto positiva soprattutto rispetto alla gestione della situazione pandemica. Il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, il prof. Draghi, pur non essendo parlamentare, non è stato investito dalla pioggia di critiche che sono state rivolte al suo predecessore. Anzi! Per il suo prestigio conseguito in Italia e in Europa, oltre che nel resto del pianeta, è stato da subito ritenuto il possibile salvatore della patria. Le considerazioni giuridiche su Conte, aspre e cattive, formulate dal mondo della politica e dal giornalismo padronale, si sono trasformate in imbarazzanti elogi. Imbarazzanti soprattutto per Draghi, sul quale le aspettative del popolo italiano, ingigantite da opinionisti politici o sedicenti tali, costituiscono un fardello non molto apprezzato dall’interessato. Tuttavia, la caratura dell’uomo consente speranze che la permanente litigiosità dei nostri parlamentari aveva inesorabilmente cancellato.

Raffaele Vairo

 

 

 

 

 

 

 

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