Stoicamente il Bari vince il derby contro il Foggia

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Il derby ha sempre un fascino tutto suo, mai banale, dove i dettagli, spesso, fanno la differenza. Due città l’una contro l’altra (sportivamente) armate di voglia di vincere per issare il proprio vessillo. Poi se si tratta di Bari e Foggia, allora le premesse son tutte particolari, un derby dal profumo d’antan, uno tra i più antichi di tutta la Puglia, quell’Apulia descritta da Quinto Orazio Flacco durante i suoi numerosi viaggi per raggiungere Brindisi per poi partire in Grecia. E ritornare. Dunque un derby – il secondo della gestione Carrera in tre partite (un record, praticamente) – la “partita” che i tifosi sentono più delle altre, tifosi che con il nuovo allenatore stanno respirando aria nuova con un moderato entusiasmo, quello perduto con Auteri. Una gara dove non erano ammessi cali di concentrazione per nessun motivo. Ma nessuno ci avrebbe scommesso sulle dinamiche che lo hanno caratterizzato.

La vittoria dello stoicismo, quella corrente filosofica e spirituale di impronta razionale, panteista, determinista e dogmatica, quella del sacrificio a tutto tondo. Una gara dove il Bari voleva capire se le premesse rincuoranti ottenute nelle precedenti due gare avessero un filo di continuità, magari ottenendo una vittoria con la quale avrebbe solidificato il terzo vagone pronto per tentare l’aggancio al secondo, posizione ideale e favorita per giocarsi i playoff da protagonista. Ma c’era anche da riscattare la pessima prestazione dell’andata, primo campanello d’allarme di qualcosa che non andava come avrebbe dovuto. Senza dimenticare che c’era anche da evitare di risolvere la crisi ai satanelli, cosa che il Bari, ultimamente, è tornato a fare, purtroppo, dopo qualche anno. Mettersi alle spalle un periodo disgraziato per poter guardare il futuro con fiducia.

Con qualche giocatore recuperato, c’era curiosità nel vedere Cianci ed Antenucci insieme in campo. Detto fatto. 4-2-3-1 per Carrera oggi in campo, forse un po’ sbilanciato, con un quartetto d’attacco mitraglia composto da Marras, Antenucci, D’Ursi e Cianci (che però non ha inciso come ci si aspettava, anche a causa del fatto che si è rimasti in dieci per un tempo e mezzo), con Maita e De Risio a centrocampo e Ciofani, Sarzi, Ciofani e Sabbione in difesa.

Nel primo tempo accade di tutto e la maledizione continua a cadere sul Bari. Prima Cianci e Marras sbagliano due gol, poi non viene assegnato un rigore netto per atterramento di Antenucci. Il Bari se la gioca bene, buono l’approccio, buona anche l’aggressività, molti i palloni giocati con acume tattico grazie anche a Maita in gran spolvero, buono il ritmo che il Foggia tende a smorzare con perdite di tempo e il gioco ne risente. Il primo episodio negativo è l’espulsione di Maita, ancora poco chiara, quindi l’infortunio serio a Ciofani che deve abbandonare il campo (sospetta frattura del perone destro per lui, si attendono gli esiti degli accertamenti. Semenzato al suo posto), l’arbitro ci mette del proprio fischiando ad ogni minimo contatto così da non poter giocare più.

Il Foggia mostra, anche in undici, notevoli difficoltà nel gioco anche nel secondo tempo. L’arbitro, nel frattempo, continua a fare lo show. Ci fosse stato il pubblico lo avrebbe subissato di fischi ed invece lui sguazza nel silenzio dando il peggio di sé.

E quando meno te lo aspetti, su un calcio di punizione, Cianci, da grandissimo attaccante, sferra un tiro chirurgico che si infila nel sette portando in vantaggio il Bari. Sarà il gol della vittoria. Prima gli assist, poi i gol di testa, oggi quello su punizione, un grande davvero il barese.

Carrera che ci crede, senza paura, in dieci conferma il modulo e la tattica facendo entrare Rolando al posto di D’Ursi. Notevole lo spirito di sacrificio di Antenucci che indietreggia a dare una mano alla squadra, ma in genere il sacrificio è di tutti. Il Bari si difende bene anche senza abbassarsi. Una occasione nitida per il Foggia (sarà l’unica in tutta la partita) per pareggiare ma Frattali si immola e para a terra. il Bari dà l’impressione di reggere senza affanni anche perché il Foggia non crea mai pensieri alla difesa.

La gara finisce qui con la vittoria del Bari, una vittoria fondamentale, non facile, che non si piega al Foggia, magari in altre circostanze lo avrebbe fatto.

Bari più forte del destino, più forte di tutto. Forse, insieme ai pali del Monopoli e dei rigori parati da Frattali, un ennesimo segnale positivo che occorre, però, cavalcare perché la fortuna non cade addosso, bisogna sapersela guadagnare audacemente. Come oggi, insomma.

Forse non era iniziata nel migliore dei modi la partita ma si è conclusa come meglio non poteva. Anche il trenino ha rifatto capolino al San Nicola. Peccato per il pubblico che mancava.

L’atteggiamento di Carrera è stato dei migliori perché non ha tolto un attaccante quando si è trovato in dieci cercando di giocarsela anche in inferiorità numerica. Bella la vittoria in dieci contro undici, più gustosa, per opera di un barese: non crediamo si potesse chiedere di più.

Forse oggi è scoccata una scintilla che non sappiamo cosa potrà accendere. Grande impegno di tutti, Cianci che non ce la fa più e continua a rimanere in campo stoicamente e Marras che rincorre il pallone come un mediano vecchio stampo è la fotografia della gara. Poi un centravanti barese ed un allenatore che ha vestito al maglia biancorossa han fatto da cornice. Insomma, sfiga a parte, i segnali positivi ci sono. Dal punto di vista emotivo queste vittorie possono dare entusiasmo, “priscio”.

Ora la squadra ha gli uomini contati, c’è un problema numerico e occorre assolutamente tornare sul mercato degli svincolati anche a costo di vederli in campo tra un mese perché gli svincolati son così, non saranno mai pronti per scendere in campo subito. Magari potranno essere pronti per i playoff.

Fa rabbia e, contemporaneamente, sorridere di amarezza quando qualcuno, andato via, ha dichiarato che la squadra, dopo il mercato di gennaio, era competitiva e soprattutto numericamente a posto. Purtroppo, sfiga a parte che nessuno poteva prevedere di queste dimensioni, i fatti hanno detto altro. Bisognava prevedere che tra squalifiche da mettere in conto e qualche infortunio anch’esso da prevedere, ci volevano altri giocatori, ma alla fine ha prevalso l’assurdo.

Per aspera ad astra, dunque, alla ricerca del superamento delle difficoltà per cercare di mantenersi a galla anche in vista di incontri dal coefficiente di difficoltà elevato per fortuna mitigati dal rientro di almeno tre giocatori che, da un mese circa, hanno issato bandiera bianca. Anche se ne mancheranno ancora per alcune giornate.

Veritas filia temporis, vale a dire che solo il tempo dirà.

 

Massimo Longo

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