Cosa succede ad un’ex bulla quando a distanza di dieci anni si ritrova a dover provare sulla propria pelle cosa significa sentirsi umiliata, subire delle angherie e dei soprusi e innamorarsi di una delle sue vittime? Ce lo rivela il nuovo romanzo di Joanne Bonny “C’eravamo tanto odiati” Newton Compton Editori.
Protagonista di questo romanzo tanto atteso è Olivia, una conduttrice televisiva, donna single in carriera, arrogante e priva di empatia e sensibilità verso gli altri e soprattutto verso l’altro sesso. Improvvisamente lungo il suo percorso professionale compare Andrea Fabbri, il famoso health coach che la sua emittente televisiva designa come suo co- conduttore.
L’affascinante, sensibile e intelligente Andrea riscuote subito successo tanto da diventare il suo rivale nell’ascesa al successo televisivo di Olivia che aspira a condurre un programma tutto suo. Andrea Fabbri non è altro che Marconi, il ragazzo che ai tempi del liceo era innamorato segretamente di Olivia e che lei si divertiva a bullizzare con le sue amiche.
Tra litigi, battibecchi, sconfitte e colpi di scena, Olivia si renderà conto degli errori del suo passato. Sarà l’inaspettato amore e anche il suo nipotino Archie che improvvisamente si catapulterà nella sua vita da single spregiudicata a guidarla verso la redenzione e a farle acquisire nuove consapevolezze.
Un romanzo che diverte e fa riflettere al tempo stesso sul karma del cuore e sul bullismo. Il tutto si colora di un humour che contraddistingue questa brava scrittrice che ancora una volta ci tiene incollati sino all’ultima pagina dei suoi appassionati libri. È questa una storia che fa davvero bene al cuore.
Del ruolo del karma del cuore nelle nostre esistenze, del senso dell’humour, fondamentale nella quotidianità e di bullismo conversiamo piacevolmente con Joanne Bonny in questa intervista.
Com’è nata l’idea di creare il personaggio di Olivia, un’ex bulla, donna senza scrupoli, single e in carriera?
Mi divertiva l’idea di sparigliare le carte in tavola e ribaltare i classici stereotipi della brava ragazza e del cattivo ragazzo, puntando i riflettori su quella che di solito è l’antagonista della storia. Ho sempre avuto una predilezione per gli antieroi in generale e per le storie di redenzione in particolare, e mi intrigava l’idea di dare voce a un personaggio così scorretto e sopra le righe. Credo che il bello della lettura sia anche quello di calarci nei panni di personaggi completamente diversi dal nostro modo d’essere, come può essere Olivia per la maggior parte dei lettori.
Nel tuo romanzo il karma del cuore pilota l’incontro tra Olivia e Andrea dopo dieci anni che si erano persi di vista. Tu credi al karma e al suo potere?
Non credo in un’entità superiore che “renda pan per focaccia”, ma sono convinta che ognuno alla fine raccolga ciò che ha seminato. Olivia ha seminato tanto dolore, rabbia e rancore sul suo cammino, e per lei è giunto il momento di fare i conti con le conseguenze delle sue azioni.
Questa volta nel tuo romanzo, rispetto a quelli precedenti, il personaggio principale maschile, Andrea riveste i panni del “bravo ragazzo”, ossia l’uomo sensibile, bello, protettivo e intelligente, insomma il classico principe azzurro. Secondo te questo tipo d’uomo è realtà o utopia?
Il mondo è pieno di bravi ragazzi, anzi, sono più facili da incontrare del “bello e dannato ma dal cuore segretamente tenero” che spesso troviamo nei romance. Solo che se non sono attraenti come Andrea è probabile che finiscano friendzionati! Quando guardiamo una commedia romantica o leggiamo un romance stiamo consapevolmente compiendo un’evasione dalla realtà, perché sappiamo bene che certe dinamiche e certi personaggi sono volutamente esasperati rispetto a ciò che viviamo nell’esistenza di tutti giorni. Ma va bene così, l’importante è essere consapevoli che difficilmente ci imbatteremo in un Mr. Darcy mentre andiamo a fare la spesa al supermercato.
Tra le tematiche che emergono dal tuo romanzo vi è quella del perdono. Che rapporto hai col perdono e che valore ha per te?
Credo che il perdono sia una grande virtù che devo ancora imparare a esercitare bene. Non mi ritengo un tipo troppo rancoroso o vendicativo, ma quando subisco un torto tendo a “legarmela al dito” e non dimenticare. Credo sia un modo per proteggermi e mettermi in guardia da quella persona che in passato mi ha ferito. Quindi perdonare sì, ma dimenticare no.
Olivia e Andrea sono ex compagni di classe e ora colleghi di lavoro. Quanto vita lavorativa e vita sentimentale può conciliarsi? Credi all’amore nato sul posto di lavoro?
I miei genitori erano colleghi di lavoro ed è lì che si sono conosciuti e innamorati, e come loro moltissime altre coppie. Per alcuni conciliare dovere e vita sentimentale sul posto di lavoro non è un problema, per altri le cose possono farsi complicate. Credo dipenda dalla personalità del singolo individuo. Alcune persone hanno bisogno di separare i due ambiti e avere uno spazio tutto per sé. Altri non si fanno di questi problemi e anzi preferiscono dividere anche il lavoro con la dolce metà. Non credo esista una soluzione giusta adatta per tutti, ogni storia d’amore ha una sua formula che funziona.
Il senso dell’humour che caratterizza i dialoghi del tuo romanzo è molto apprezzato dal lettore. E nella vita di tutti i giorni quanto è importante per te non prendersi troppo sul serio soprattutto nelle situazioni più difficili?
Non prendere la vita troppo sul serio è l’unico modo per sopravvivere senza uscire di testa. Chi tende a prendersi troppo sul serio dovrebbe ricordarsi che nasciamo tutti con la data di scadenza incorporata e che nessuno di noi è indispensabile su questo pianeta. Per quanto riguarda l’humor in generale, posso accettare molti difetti in una persona, ma non la mancanza del senso dell’umorismo, quella è una mancanza intollerabile.
Qual è il personaggio di questo romanzo a cui sei più affezionata e perché?
Sia come lettrice che come autrice tendo sempre a riversare il mio maggiore affetto verso un personaggio secondario piuttosto che verso un protagonista. Questo romanzo non fa eccezione, infatti il mio personaggio preferito è Archie, il nipote dodicenne nerd e sfigatello di Olivia. L’ho immaginato come uno dei ragazzini di una delle mie serie tv preferite, Stranger Things, e credo che sia lui la vera chiave di svolta per la redenzione di Olivia.
Se il tuo romanzo diventasse un film, quale attrice vedresti interpretare alla perfezione il personaggio di Olivia? E quello di Andrea?
Non sempre immagino i miei personaggi con le fattezze di attori, ma in questo caso per la fisicità di Olivia mi sono ispirata alla bellissima Mila Kunis, mentre l’ispirazione per Andrea non poteva che essere Capitan America in persona, ovvero Chris Evans.
Un messaggio che invieresti a chi è vittima di bullismo…
Come dice Andrea nel romanzo, la prima cosa da fare è parlarne con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno è in grado di fare qualcosa per fermare il bullo. Importante è anche non colpevolizzarsi per quello che si subisce: è comprensibile vergognarsi di essere vittima di soprusi, siano essi verbali o fisici, ma l’unico a doversi davvero vergognare è chi infligge questi attacchi agli altri.
E uno per chi è stato bullo in passato…
Dal momento che il bullismo non è un fenomeno limitato alla sfera scolastica, non credo che il bullo una volta finita la scuola smetta di essere bullo. Se si è già ravveduto, è consapevole dei suoi sbagli e non ho niente da dirgli. Se invece è ancora un bullo… qualsiasi cosa gli dica non gli farà effetto. Non basta qualche frase d’effetto per cambiare la mentalità di una persona, come dimostra Olivia certe prese di coscienza richiedono tempo e ragionamento. Olivia comprende la gravità delle sue azioni quando il nipote subisce lo stesso trattamento che lei infliggeva agli “sfigati” della scuola al liceo. Sono la vita vissuta e le relazioni con gli altri a cambiarci e renderci persone migliori, quindi posso solo augurare a quella persona di trovarsi nella posizione di rivedere i suoi comportamenti sotto una nuova luce e rimediarvi prima che sia troppo tardi.
Mariangela Cutrone